Lineamenti per un nuovo progetto per l’avvocatura romana

Preg.me/i Colleghe/i

Sono l'Avv. Stefano Galeani, Coordinatore Vicario dell'Osservatorio Giustizia del Consiglio dell'Odine di Roma, Vi scrivo per informarVi che sul sito dell'A.GI.FOR. (www.agifor.it) abbiamo istituito un FORUM aperto a tutti i Colleghi al fine di raccogliere tutte le proteste in ordine al mal funzionamento degli Uffici Giudiziari e di ricevere eventuali proposte di soluzione dei problemi più gravi che affliggono l'Avvocatura Romana. Sarà mia cura essere portavoce delle Vs. proteste e delle Vs. proposte presso il nostro Consiglio dell'Ordine. Come molti di Voi già sapranno è da molti anni che mi impegno in favore della nostra categoria e ciò sia mediante una diretta assistenza ai Colleghi in ogni situazione in cui, nell'ambito degli uffici giudiziari, viene lesa la nostra dignità professionale, sia organizzando e partecipando alle varie manifestazioni svoltesi per tutelare i nostri diritti e quelli dei cittadini contro le iniziative legislative che hanno voluto minare dalle fondamenta la nostra identità ed il nostro lavoro, dal c.d. Decreto Bersani alla L. del c.d. “Indennizzo Diretto”.
Con l'occasione Vi invito a leggere l'allegato programma elaborato da me e dal Consigliere Tesoriere Avv. Carlo Testa, per la cui realizzazione ci batteremo insieme nei prossimi mesi.
In attesa di leggerVi numerosi cologo l'occasione per inviare
Un cordiale saluto
Avv. Stefano Galeani

Lineamenti per un nuovo progetto per l'avvocatura romana

Premessa: l'impegno di una svolta

Gli Avvocati non possono rassegnarsi di capitolare di fronte alle continue aggressioni che stanno subendo dai soliti noti nemici dei valori e della realtà che rappresentano.
L'Ordine di Roma può e deve essere il luogo di un rilancio morale e ideale per superare frustrazioni, incertezze, divisioni per aggregare e sintetizzare principi-guida brevi, comunicabili in modo chiaro alle Istituzioni Governative, ai mass media e all'opinione pubblica.
Pregiudiziale a tutto ciò è che gli Avvocati Romani, e non solo, smettano di avventurarsi in interminabili discussioni bizantine, in contrapposizioni di natura personale intollerabili e insopportabili.
Un primo espresso messaggio che occorre mandare e realizzare è questo:
gli Avvocati romani isolino chiunque nelle istituzioni forensi o fuori di queste o per impossessarsi di queste, da oggi in poi continui a fare guerre personali e prive di contenuto politico-forense. Gli Avvocati Romani allontanino chiunque ancora crede che si possa essere divisi o addirittura si possano avere nemici all'interno dell'Avvocatura.
La strada per vincere e per realizzare i nostri obiettivi è una strada purtroppo non seguita finora dall'Avvocatura, è una strada indicata da una slogan di un Maestro, il Collega Stanislao Aureli, quasi vent'anni fa: “superiamo insieme le divisioni che lacerano l'Avvocatura Romana”.

I – Riscoprire l'identità dell'Avvocatura Italiana

E' necessario al più presto recuperare lo spirito di sacrificio e la voglia di fare che l'Avvocatura, malgrado tutto, anche di recente, ha saputo dimostrare.
Sono state definite le giornate “radiose” dell'Avvocatura Romana, quelle del Luglio e Ottobre 2006, dove la spontanea rabbia di migliaia di liberi professionisti si riversava nelle vie del centro di Roma. Accanto ai prestigiosi Presidenti degli Ordini si vedevano giovani e anziani Avvocati, senza divisioni ideologiche, decisi a far retrocedere e/o cancellare il disegno politico-economico che voleva e vuole umiliare l'Avvocatura.
Questa unità e questa chiarezza di contenuti si è confermata nel Congresso Nazionale Forense di Roma, fiore all'occhiello dell'attuale Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma.
Quelle battaglie non hanno raggiunto i risultati sperati. Leggi odiose sono ancora in vigore (decreti Bersani-Visco, Indennizzo diretto, ecc.), ma la guerra non è ancora finita e, soprattutto, non è ancora persa.
Un segnale è arrivato di recente dall'Europa: la “concorrenza” non è più un valore guida dell'Unione Europea. Dietro questo concetto si sono sviluppate in passato tutte le normative più dannose per l'Avvocatura.
Un segnale ulteriore arriva dalla generalizzata protesta del mondo delle piccole e media imprese, degli artigiani, delle altre libere professioni. Tutti dicono: no alla massificazione, no alla proletarizzazione.
Questi segnali possono essere raccolti dagli strumenti e dalle strutture che la tradizione e le leggi ci concedono: l'Ordine con i Consigli dell'Ordine e il Consiglio Nazionale Forense. Quest'ultimo come centro di coordinamento di iniziative di idee di progetti dei Consigli degli Ordini Territoriali.
I Notai, hanno anche di recente dimostrato che l'attività lobbistica in parlamento la possono fare e la debbono fare gli Ordini senza limitazioni, senza timore, direttamente, senza lo schermo di organismi fittizi.
Le Associazioni forensi e qualsiasi altra aggregazione di Avvocati si devono impegnare a lavorare con gli Ordini e negli Ordini senza divisioni o particolarismi settoriali.
Una legge perpetrata contro gli interessi degli avvocati penalisti è sempre una legge dannosa anche per gli avvocati che esercitano nel campo della responsabilità civile e viceversa.
Questi sono concetti ovvii eppure gli Avvocati stentano a seguirli.
Occore ritrovare con urgenza il senso di appartenenza all'Ordine forense e quindi l'identità dell'Avvocatura Italiana.
Pur nella diversità modale e telematica e nelle individualità in cui si svolge la professione, ogni avvocato deve avere la consapevolezza di essere una cellula di un organismo più ampio e indistruttibile: l'Avvocatura Italiana.
L'Avvocatura Italiana si realizza nell'Ordine e nell'Ordine si manifesta attraverso soprattutto la tutela della indipendenza istituzionale ed economica e la deontologia dei comportamenti dei propri componenti.
La difesa di questa indipendenza e della deontologia è essenziale e connaturale all'Avvocatura. Per la difesa di questi principi e questi valori vale la pena impegnarsi quotidianamente nella Politica forense.

II – Le strutture giudiziarie di Roma

Non occorre esporre ai Colleghi che leggeranno queste righe la situazione attuale degli uffici Giudiziari di Roma.
Essa è ben nota a chi tutti i giorni frequenta le Aula e le Cancellerie. Ci si deve domandare se per i problemi quotidiani si possa fare qualcosa, subito, senza attendere leggi e provvedimenti amministrativi che tardano a venire.

A- Rafforzare i rapporti di collaborazione con la Magistratura disponibile
Questa strada è stata già intrapresa dall'attuale Consiglio dell'Ordine di Roma. Il Protocollo per il deposito degli atti e delle comparse, elaborato e deliberato congiuntamente dal Consiglio dell'Ordine di Roma e dal Presidente della XIII Sezione del Tribunale di Roma, Dott. Paone, è un esempio concreto di come le Istituzioni possano collaborare diventando così più forti della inefficienza e della burocrazia delòle Istituzioni Politiche. Si è così contribuito a smaltire l'afflusso nelle Cancellerie.
Una goccia in un oceano, ma è una strada da seguire sempre.

B- Nominare 100 – 150 Colleghi, uno per ogni Ufficio, uno per ogni Aula o Cancelleria degli Uffici Giudiziari di Roma quali responsabili e referenti dell'Ordine sull'andamento e la funzionalità delle strutture di competenza.
Una sorta di Authority. Di organo di vigilanza, di proposte e di consultazione con il personale ausiliario della Cancelleria e con i Magistrati. Un organo di trasmissione tra le inefficienza denunciate dai Colleghi, dal personale dei giudici e gli interventi necessari e immediati che il Consiglio dell'Ordine può effettuare per migliorare la funzionalità degli uffici e/o per denunciare, se necessario, chiunque offenda la professionalità degli Avvocati e/o il servizio giustizia.

III – Un decreto legge per l'Avvocatura

Tutte le proposte di riforma dell'ordinamento professionale pure discusse al Congresso Nazionale Forense di Roma, tuttora in elaborazione presso le Commissioni Parlamentari competenti, risentono, purtroppo, unanimanente di un vizio di origine “La volontà di modificare la struttura dei Consigli degli Ordini per trasformarli da organi di governo delle istituzioni in parlamentini affollati e privi della loro funzione tradizionale: la giurisdizione domestica.
L'Avvocatura non è stata abbastanza sensibilizzata su ciò che potrà succedere una volta che, per legge, venisse indebolito il Consiglio dell'Ordine.
L'indipendenza istituzionale ed economica, la stessa amministrazione della deontologia, subirebbero un colpo mortale se gli Ordini venissero trasformati in semplici agenzie di certificazione di qualità e/o in Comitati organizzatori di pubblici convegni.
Ci si augura che quella classe politica insensibile al richiamo del buon senso o cada prima di fare ulteriori danni o che, in quanto occupata in “più importanti faccende”, ci lasci “in pace”.
Detto questo a tutti i partiti non possiamo non chiedere però degli interventi urgenti e settoriali, promettendo, se occorre, il nostro appoggio politico e elettorale, senza alcuna preventiva esclusione e/o preclusione ideologica.
A tal fine occorre predisporre, anche in collaborazione con i parlamentari disponibili dei vari schieramenti politici, e con le strutture del Consiglio dell'Ordine competenti, quali l'Osservatorio della Giustizia, una proposta di decreto legge che, sussistendo i requisiti costituzionali di necessità ed urgenza, in considerazione dello stato attuale della professione forense, preveda sul fronte della fiscalità e dell'accesso alla professione quanto segue:
A- La revisione degli studi di settore in favore dei giovani che si avviano alla professione e a favore di quei Colleghi che, per anzianità o per comprovati problemi familiari o personali o per eventi straordinari, quali l'interruzione improvvisa di importanti mandati fiduciari, siano costretti a ridurre sensibilmente la propria attività lavorativa;
B- Esenzione e benefici fiscali per le spese di acquisti di immobili per uso studio e/o per la corresponsione di canoni di locazione per immobili uso studio;
C- Istituzione, presso i Consigli dell'Ordine, di Commissioni di Valutazione, composte da Colleghi esterni al Consiglio e aventi gli stessi requisiti per componente di Commissione di Esame di Avvocato.
Dette Commissioni dovranno verificare, al termine di biennio di pratica, la continuità e la proficuità della pratica forense del singolo candidato, anche attraverso un colloquio finale in presenza del dominus, così come richiesto dalla legge.
Il parere della Commissione dovrà avere valore vincolante per il rilascio del certificato di compiuta pratica da parte del Consiglio dell'Ordine.
D- Obbligatorietà della frequenza delle scuole di specializzazione e delle scuole di formazione degli Ordini condizione per effettuar il colloquio con la Commissione di valutazione di cui al precedente punto C.

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Le proposte di questo documento vengono messe a disposizione
dei Colleghi Romani

Sono “lineamenti” di un nuovo progetto, la collaborazione di volenterosi permetterà che detto progetto prenda corpo e si cominci a realizzare.
Si ritiene che solo su questi e per questi contenuti oggi si possono fare alleanze nell'Avvocatura nell'interesse dei suoi valori fondamentali.
Primum vivere deinde philosophari!

Avv. Stefano Galeani

Avv. Carlo Testa

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