E’ la bomba “Fine di mondo” del Dottor Stranamore?

UNA FINESTRA SUL PIANETA AMERICA

USA: BIG BLU PRONTA PER L’IRAN

HOUSTON, TEXAS – Nel “Dottor Stranamore”, la Commedia nera del 1964 di Stanley Kubrick il protagonista, Stranamore appunto, un ex scienziato nazista acquisito dagli USA, nel suo italiano approssimativo da turista tedesco, che nel doppiaggio italiano corrispondeva all’inglese fortemente influenzato dall’accento teutonico, accennava alla “bomba fine di mondo” che, alla fine ed a distanza di tempo, sembra sia diventata una realtà. Si tratta dell’ultima superbomba appartenente all’armamento convenzionale USA che pesa trentamila libre, è stata progettata per andare in profondità a polverizzare i depositi d’armi di distruzione di massa e, specialmente, è già stata collaudata con successo nel deserto dello Stato del New Mexico, lo stesso che ha visto sorgere l’alba dell’era nucleare.
Riflettendo bene e facendo le dovute differenze, questo mostro dalla micidiale potenza esplosiva è quanto di più vicino possa esserci ad una bomba atomica vera e propria.
Adesso, l’unico problema è quello di vedere se il Presidente Bush, prima di lasciare la Casa Bianca, la vorrà usare contro l’Iran e se alla fine deciderà d’adottare la politica del tipo “Après moi le deluge”, “Dopo di me il diluvio”, alla maniera del cinico sovrano francese Luigi XV.
Come potrà reagire ad una decisione di questo tipo il mondo islamico? Paradossalmente, non come tutti s’attenderebbero e, cioè, con una condanna plebiscitaria e corale da parte di tutti.
L’Egitto e l’Arabia Saudita, per esempio, potrebbero arrivare persino ad essere d’accordo e ad applaudire l’attacco al paese degli Ayatolla che, se fornito d’armi nucleari, costituirebbe un elemento molto destabilizzante rispetto all’assetto ed all’equilibrio di forze che esistono attualmente nel problematico scacchiere dei paesi arabi.
Per gli analisti tanto occidentali che mediorientali sussistono pochi dubbi: i tam tam di guerra hanno cominciato a rullare già da tempo.
I preparativi per l’attacco sono in corso, anche se i generali hanno già fatto presente al loro Comandante in capo che attaccare l’Iran vorrebbe dire fare aumentare enormemente gli attacchi terroristici, destabilizzare l’Iraq e fare schizzare alle stelle, ancor più della quotazione record di cento dollari al barile, il prezzo dell’oro nero.
Intanto, il Generale David Petraeus ha comunicato che i militari americani stanno già combattendo contro l’Iran indirettamente in Iraq e, vale a dire, contro i miliziani iracheni armati di bombe fornite loro dagli Iraniani e fatte esplodere ai bordi delle strade con numerose vittime tra i soldati USA. Poi, come per un preludio ad un attacco in piena regola, si sta costruendo una base avanzata dell’esercito dal nome Combat Outpost Shocker che si trova a sole cinque miglia dal confine con l’Iran e che ha lo scopo di far capire al presidente iraniano Ahmadinejad che si fa sul serio e che non si sopporteranno altre interferenze nel conflitto reso più difficile dalle sue interferenze.
La guerra è già costata molto agli Americani ma dovrà certamente costare di più per le necessità che si prospettano ora di un attacco destinato a mettere la parola fine alle ambizioni nucleari dell’Iran.
L’Aeronautica militare ha già chiesto al Congresso ottantotto milioni di dollari per potere attrezzare i micidiali bombardieri neri B2, invisibili ai radar, di rastrelliere di dimensioni e caratteristiche tali da potere accomodare una bomba BIG BLU destinata ad uno dei mille obiettivi già designati nel corso di “giochi di guerra” ed aventi per teatro l’Iran.
I generali e gli addetti ai lavori del Pentagono affermano, naturalmente, che si tratta solo d’esercitazioni di routine e che non c’e’ nulla di sicuro e di deciso ma intanto, dato che come tutti sanno “l’essere pronti è il prezzo che si paga per la libertà”, in attesa del “GO!” e della luce verde, ci si prepara coscienziosamente e non si lascia nulla al caso.
Adesso dipende tutto da lui: il presidente in carica George W. Bush. Questa volta si dovrà vedere se il comandante in capo delle forze armate americane propenderà per la prudenza che gli suggerisce di non aprire ancora un terzo fronte dopo quello dell’Afghanistan e dell’Iraq o se, seguendo le orme del Grande Alessandro, si lascerà tentare dall’idea che vale proprio la pena finire bene il lavoro iniziato e d’attaccare subito i pericolosi discendenti di Serse e dell’impero persiano che, come affermano anche i Francesi, potrebbero avere già l’atomica entro la fine dell’anno.

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