Magda NEGRI (Senatrice dell’ULIVO) . Signor Presidente, voglio anch'io associarmi al ricordo di Giglia Tedesco e saluto le senatrici Prisco e Ferraguti e le amiche e gli amici che sono qui oggi con noi per associarsi ad un ricordo e ad una riflessione pur breve.
Voglio ricordare Giglia Tedesco, la cui morte ci ha colti tutti di sorpresa – se ne è andata in silenzio e senza volere funerali ufficiali – non solo per quello che è stata, vale a dire una figura storica, una maestra, un simbolo della storia dell'emancipazione e della liberazione delle donne, della storia del Partito Comunista prima e del PDS dopo. Era una donna che irradiava forza, simpatia, libertà, amicizia e che parlava a 360 gradi alle donne di tante generazioni e di tante culture.
Voglio associarmi brevemente al ricordo di Giglia per dire – la senatrice che mi ha preceduto l'ha giustamente chiamata maestra di innovazione – ciò che era ancora e non ciò che era stata. Dal 2001 Giglia Tedesco, non più giovanissima, si mise convintamente, insieme ai giovani, ai meno giovani, ai circoli dell'Ulivo, a gente nuova, a compagni del suo partito, a capo di un movimento di opinione, di un'organizzazione, dentro e fuori le forze politiche costituite, per l'Ulivo, per i Comitati dell'Ulivo, per il Partito Democratico, testimoniando – lei, che era stata dirigente di un grande storico partito – una curiosità, una capacità di innovazione, di autosuperamento, di stimolo, che certe volte sfidava le più fresche forze di noi un po' più giovani.
Giglia Tedesco – lei forse si ricorderà, signor Presidente – affettuosamente insistette negli ultimi mesi, anche con il suo Ufficio di Presidenza, aiutando un collettivo di senatrici, che qui si era fatto promotore, affinché il 2007 fosse celebrato anche in Senato, con la partecipazione di tutte le ex senatrici, come anno delle pari opportunità e dei diritti per tutte e per tutti, rivendicando ancora a sé e al suo lavoro una capacità di proposta e di presenza che non si era mai attenuata negli anni.
Giglia Tedesco, specialmente con il suo lavoro negli anni Ottanta e con una riflessione continua sui problemi delle odierne forme di violenza contro le donne e delle nuove tematiche dei diritti, ha testimoniato come la straordinaria stagione degli anni Settanta e Ottanta (che ha aperto al Paese opportunità di diritti, di crescita e di libertà) sempre fosse stata coniugata, nella sua esperienza e nella sua lezione, e potesse esserlo ancora, ai diritti di libertà e di responsabilità collettiva e – ciò che più conta – ad una capacità che lei ebbe (e con lei un'intera generazione di donne) per tradurre in concreta legislazione, quindi con un avanzamento del benessere spirituale e materiale del Paese, tutto ciò che in termini di diritti e di opportunità si approfondiva teoricamente: approfondimento teorico, ricerca, ma, poi, inesausta capacità di far legge, di far costume, di operare.
Questa è la lezione che, secondo me, modestamente, una generazione di donne, come quella a cui Giglia appartenne, consegna alle generazioni più giovani e che certo ci sfida, perché, accanto a tanta capacità di riflessione, ancora sul tema dei diritti e delle pari opportunità le nostre capacità di far legge e di fare proposta non reggono a livello operativo alla generazione che ci precedette.