Ripartiamo dall’art. 1

di Laura Lodigiani

Era il 1996 quando, sull’esperienza politica degli anni più recenti, mi sono posta il problema della necessità di arrivare alla modifica dell’art. 1 della Costituzione sostituendo il riferimento fondante LAVORO (non valore e limitativo) con LIBERTA’ (valore alto e inalienabile), individuando nell’art. 1 l’ostacolo principale alle riforme richieste dalla società italiana, evolutasi nei 50 anni di vita repubblicana. Su questa prima semplice preposizione ho raccolto consensi autorevoli di parlamentari e non, firme che conservo gelosamente insieme ad altre di molta gente comune che aveva capito che proprio questo riferimento fondante della Repubblica e nella sua limitatezza oggettiva risiedevano le molte difficoltà riformatrici che non riuscivano a realizzarsi, pur nell’impeto collettivo. Nel dicembre del 1997 si forma a Firenze il ‘Comitato per la libertà nella Costituzione’, per sostenere e divulgare il progetto di modifica costituzionale. Il Comitato fa parte dei ‘Comitati per le libertà’, formatesi poco prima per divulgare la cultura liberale e difendere i diritti di libertà. Oggi, sono diffusi in tutto il mondo e hanno eletto a loro guida, nell’assemblea generale del gennaio 2000 tenutasi a Firenze, Vladimir Bukovsky. La modifica costituzionale proposta è da ritenersi essenziale per una vera riforma dello Stato, ancor più necessaria dopo lo stravolgimento politico-giudiziario degli anni 1992 – 1994. La riforma della Repubblica era un problema latente fin dal decennio degli anni ’80, dalle istanze innovatrici socialiste sulla spinta del malessere del terrorismo ‘rosso’ e ‘nero’, alla nascita della Lega nelle regioni del nord e infine imploso con il pessimo affaire giudiziario di ‘mani pulite’, alimentatosi nella delusione ed insofferenza dei cittadini, stretti in un sistema statuale ormai inadeguato alle esigenze reali del Paese. I cittadini hanno indicato la strada al ‘Palazzo’, con i risultati dei vari referendum, ma i palazzi sono rimasti sordi, grazie anche alle norme costituzionali rigide, che hanno reso le riforme inattuabili. (Laici.it)

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