Iter finanziaria: solito spartito

Il dibattito e i commenti della stampa italiana sulla Finanziaria, che si trova al vaglio del Senato, riproducono, anche in modo stanco, gli stereotipi già usati dodici mesi fa, per una facile demagogia sulla pelle degli italiani all’estero.
Infatti, si è tornato a parlare del “senatore argentino” che ricatta il governo, chiedendo fondi in cambio del suo voto per la più importante legge di ogni anno. Vari giornali italiani (tra gli altri “Il Giornale”, il “Corriere della Sera” e “La Padania”, giornale di partito della Lega), hanno impostato con toni diversi, ma su questa lunghezza d’onda, le informazioni riguardanti i numeri di cui ha bisogno la coalizione di governo per approvare la Finanziaria a Palazzo Madama.
“Prodi si tutela, fiume di denaro ai senatori ‘esteri” è il titolo de “Il Giornale”, quotidiano milanese di proprietà di Berlusconi, il cui testo, oltre alle classiche virgolettature si chiude con la promessa del senatore dell’Udc Amedeo Ciccanti: “In Aula – aggiunge Ciccanti – presenteremo emendamenti soppressivi di tutte queste spese inutili per rendere la manovra più virtuosa e per vedere che cosa faranno i diniani che ogni giorno predicano rigore nella gestione dei conti pubblici”. Le “spese inutili” cui si riferisce il senatore dell’Udc, sono i 41 milioni previsti nella Finanziaria per gli italiani all’estero (leggi in questa stessa pagina).
Nello stesso articolo vengono riportate le dichiarazioni del senatore di Forza Italia Pietro Paolo Amato, il quale sostiene che si tratta di fondi accordati da Prodi “per allontanare l'incubo della spallata” e “per venire incontro alle esigenze del senatore Pallaro e delle sue clientele d'oltremare”.
Non meno eloquente il titolo del “Corriere della Sera” dello scorso 2 novembre: “Pallaro e l'assalto degli ‘esteri’: dateci 36 milioni”.
“Come l'anno scorso, il senatore Luigi Pallaro è tornato a farsi vivo. Puntuale come un orologio, non appena la legge Finanziaria imbocca la dirittura finale del Senato. Nel 2006 aveva bussato alla porta del governo, sommessamente, il 10 novembre: “Se non confermate i 14 milioni di euro in più per gli italiani all'estero, io non voto la finanziaria” aveva detto il senatore eletto in Argentina. Indipendente, e preziosissimo a Palazzo Madama per l'Unione, che senza fare tante storie tirò fuori il portafogli.
“Quest'anno Pallaro è tornato, ma in migliore e più numerosa compagnia, e con altre ambizioni. Con gli altri quattro senatori eletti all'estero nelle file dell'Unione, Nino Randazzo, Renato Turano, Edoardo Pollastri e Claudio Micheloni, ha presentato all'esecutivo un conto di una cinquantina di milioni.
“I quattordici ottenuti nel 2007, più gli altri quattordici messi sul piatto dal governo quest'anno con un emendamento concordato tra la Farnesina e l'Economia, non bastano. Pallaro e gli altri chiedono di più. Almeno 36 milioni in più, hanno detto. Servono soldi per le scuole, gli istituti italiani di cultura, per l'assistenza sanitaria, per i corsi di lingua. Tutti interventi tampone, in attesa di una vera e propria legge che stabilisca i sussidi per i nostri emigrati”, è scritto tra l’altro nell’articolo firmato da Mario Sensini.
Qualche giorno fa un nostro collaboratore, di ritorno da un breve viaggio in Italia da dove mancava da tre anni, ci raccontava, stupito, che in Italia non ci conoscono ancora, non sanno niente di noi, nonostante i 18 parlamentari eletti al Senato e alla Camera con le elezioni dell’anno scorso. Una impressione ribadita anche dal sen. Luigi Pallaro nell’intervista che pubblichiamo nell’edizione odierna (a pagina 1 e 10). L’unica cosa che sanno di noi e dei nostri parlamentari, è proprio quanto con ironia e malafede, sostengono i media italiani e cioè che c’è un senatore “argentino”, che sarebbe Pallaro, che “ricatta il governo” con le sue richieste. Oppure, se si tratta di elettori del centrodestra, che a causa dell’appoggio di un senatore argentino, che sarebbe Pallaro, che si fa pagare dal governo, Prodi è ancora in carica.
I “ricatti” e i “pagamenti” che avrebbero come protagonista questo “argentino” (che come sottolinea con fierezza lo stesso Pallaro, è nato in Italia ed è tanto o più italiano di molti altri che siedono al Parlamento), sono le briciole delle briciole che lo Stato Italiano assegna alla sua politica estera, cioè alla Farnesina, dentro al cui bilancio si trovano i fondi per la politica per gli italiani all’estero.
Quanti 41 milioni si trovano nelle sacche del clientelismo che alimentano tutti i partiti italiani vecchi e nuovi? Perché scandalizzarsi di questi 41 destinati a venire incontro agli italiani costretti a suo tempo a emigrare, che non hanno fatto l’America e che oggi si trovano a dover affrontare situazioni di disagio, di indigenza, di malattia, negli ultimi anni di vita? Perché è lecito reclamare e destinare fondi per aiutare i poveri dell’Africa, i senzatetto delle baraccopoli dell’America Latina, gli immigrati clandestini che arrivano in Italia dall’Asia e dall'Africa e non è lecito chiedere e ottenere tredici milioni e mezzo per un piano di assistenza sanitaria per i connazionali bisognosi che risiedono in Argentina? O per impostare un piano di assistenza per gli italiani indigenti che vivono nel Brasile, nell’Uruguay o in altri Paesi dove ci sono le nostre comunità?
Perché è giusto e lecito spendere per i mediatori culturali che devono aiutare gli stranieri a inserirsi nella società italiana e non è giusto e lecito sostenere la diffusione della cultura italiana all’estero anche tra i discendenti di italiani, il che potrebbe tradursi in buoni rapporti con i Paesi che ci hanno accolto, in un nuovo impulso all’export italiano, in nuove opportunità per l’Italia all’estero?
Perché non dovremmo sentirci snobbati quando si parla di “Pallaro l’argentino”, quando egli è stato eletto da tanti di noi, in Argentina e nell’America Meridionale e quindi ci rappresenta, piaccia o non piaccia a certi partiti italiani, e a certi loro rappresentanti che invece risiedono in Paesi dove le comunità italiane sono infime o a certi personaggi che non hanno avuto nemmeno il coraggio di presentarsi alle elezioni?
Pallaro non è certo “San Luigi degli emigrati”. Su quanto ha fatto fino ad oggi ci possono essere opinioni divergenti. Per alcuni avrebbe potuto fare di più, per altri non dovrebbe tirare tanto la corda. Non ci possono essere dubbi invece sul fatto che egli ci rappresenta e che sta facendo in Italia quanto aveva promesso in campagna elettorale: impegnarsi per far conoscere in Italia la nostra realtà e per ottenere subito le risposte dello Stato italiano alle nostre richieste più urgenti: assistenza sanitaria per gli indigenti e miglioramento della rete consolare. Sono queste le “colpe” del “nostro” senatore, le colpe che la politica e i media italiani, addebitano al “senatore argentino”.
Quando capiranno tanti politici e giornalisti italiani, che noi residenti in Argentina siamo italiani come loro?
Non più, ma neanche meno?

marcobasti@tribunaitaliana.com.ar

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