Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo

Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo

Ieri 7 novembre ho inviato un mio e-mail con allegato un mio articolo datato lo stesso giorno, non ho ricevuto alcuna conferma se l’aveto pubblicato oppure non avete potuto aprire il documento. Probabilmente non era compatibile col sistema del Suo Computer. Quindi momentaneamente uso un’altro metodo e nella detta e-mail ho incluso il testo dell’articolo che avevo spedito. Questo modello di comunicazione, finche’ non avro’ risolto il nuovo sistema compatibile col suo computer. Se l’argomento merita la Sua attenzione e’ nella Sua facolta’di pubblicare detto articolo. Mi dispiace dell’accaduto puramente tecnico. Cordiali saluti. Boston, 8 novembre 2007 On. Michele Frattallone, Presidente della C.N. del CTIM-USA
Europa ed Italia – Immigrazione e sicurezza il problema del secolo
§ Il problema della immigrazione doveva essere affrontato dall’Italia, con fermezza o quanto meno applicate con severita’ quelle che regolamentevano l’immigrazione legale ed illegale, oggi piu’ che mai, l’esigenza di una revisione e opportuni correttivi di miglioramento ai provvedimenti speciali, quindi su questi temi molto seri, ancora non risolti, non e’ il momento di addossare responsabilita’ a governi di centro-sinistra o di centro destra, ora non c’e’ piu’ tempo, di rinvii o proroghe a chi deve o dovra’ affrontarle. La maggioranza (se si puo’ considerare ancora tale) ed opposizione, da subito, dovrebbero aprire un dibattito chiamando in causa tutte le parti sociali e perche’ no, nell’ambito delle comunita’ italiane all’estero, che possono essere testimoni per un contributo concreto su temi legati all’immigrazione, gli organismi sono tutt’ora operativi, creati a supporto oggi denominati COM.IT.ES., C.G.I.E. e dal 2006, anche 18 rappresentanti delle comunita’ Italiane che partecipano ai lavori al Parlamento (Camera dei Deputati e del Senato Italiano).
§ Nel periodo post-bellico, che moltissimi italiani per ragioni politiche, causate da un’infausto trattato di pace firmato nel 1947 a Parigi, ci fu l’esodo delle comunita’ italiane di una parte della Regione Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia, che dovettero prima rientrare in Italia e quelli che non ebbero la fortuna di trovare sistemazione nella loro madre patria, si assoggettarono ad accettare una particolare emigrazione verso le Americhe, Australia e nel Sud Africa. Altre destinazioni nelle nazioni piu’ a nord dell’ Italia. In alcuni paesi europei, l’emigrazione italiana, caratterizzata dalle politiche emigratorie frontaliere con accordi bilaterali, classificate periodi stagionali.
§ La Chiesa Cattolica aveva espresso con le raccomandazioni per una migliore accoglienza, ma nel pieno rispetto delle leggi dei paesi ospitanti. Il fatto di cronaca nera causato dal folle omicida Rom di nazionalita’ romena, per avere compiuto un reato grave, assassinando una cittadina italiana, residente nella capitale d’ Italia, non era un caso isolato, ma ad una lunga serie di reati gravi compiuti da immigrati comunitari ed extracomunitari e la naturale reazione, come la goccia che fa straboccare il bicchiere, alzando il livello dell’esasperazione dei cittadini italiani con eclatanti proteste ed invocando giustizia, soprattutto per non avere provveduto tempestivamente a regolamentare con criteri piu’ adeguati la massa di immigrati che entravano ed entrano in Italia da tutte le direzione, soprattutto dopo il 1989 con la caduta del muro di Berlino, intenzionati a stabilirsi in Italia, convinti di un paradiso alla portata di chiunque desidera approdare in Italia. Allo stesso tempo, non credo si possa accettare normative europee che impediscano a svolgere meglio le misure di sicurezza regolamentati da disegni o decreti di legge varati dal Parlamento o dal governo italiano. Se dette normative europee non corrispondono alle reali esigenze per l’applicazione della legge italiana, si attivino immediatamente ie commisssioni preposte per eliminare tali impedimenti.
§ I politici, legislatori, amministratori, enti pubblici, le istituzione italiane ed ai tutori della legge e agli apparati dello stato che si occupano della sicurezza del cittadino italiano e non, liquidando una situazione seria anche se in buona fede, con atteggiamenti tolleranti: facciamoli arrivare questi poveretti dai loro paesi di origine, perche’ prima poi, troveremo o troveranno un lavoro e si sistemeranno, come se tutto fosse facile. In effetti, l’industria in condizioni economiche migliori di quelle attuali avrebbe potuto assorbire manodopera fornita dall’ immigrazione, questo forse potrebbe giustificare l’essere stati troppo accomodanti. Una immigrazione sproporzionata e senza alcun freno che potesse controllare il disordinato flusso immigratorio, non concedendo nemmeno un minimo di assistenza strutturale (casette in legno prefabbricate con i servizi essenziali) nelle aree piu’ opportune, perche’ lo stato di quelle categorie di immigrati male ridotti e praticamente senza un tetto, senza lavoro, tranne la volonta’ di sistemarsi in Italia come speranza di una migliore vita..
§ Secondo il criterio di accoglienza fin’ora applicata puo’ maturare un ragionamento negativo, quindi regole del buonismo non si possono piu’ tollerare, quando ci si trova o ci troveremo di fronte l’allargarsi del fenomeno di reati gravi, senza certezza della pena e come invitare a pranzo probabili malfattori, delin- quenti e criminali, senza le precauzioni opportune e norme di sicurezza a difesa dei cittadini che vivono in una nazione. Sistemi o metodi praticati nel ventennio fascista che ostacolavano la libera circolazione, ma allo stesso tempo, era comune a tutti il senso dello stato ed il concetto della sovranita’ della nazione e sopratutto la difesa del territorio nazionale.
§ Nessuno dei lettori di queste poche righe potra’ mai negare che allora, come oggi, c’erano famiglie che per ragioni ambientali o economiche desideravano trasferirsi dall’Italia meridionale a quella settentrionale, ma non era cosi’ facile come attualmente avviene in Italia, che approdono masse di immigranti da ogni nazione, di ogni razza e di ogni religione, che si spostano con facilita’ da una localita’ all’altra, senza un minimo controllo e senza sapere chi sono, se hanno un indirizzo, se hanno un lavoro o mezzi finanziari per vivere onestamente nella nostra nazione. Se una famiglia italiana domiciliata in un qualsiasi comune del meridione d’Italia, per trasferirsi, come minimo avrebbe dovuto avere un parente od un amico in cui poteva contare per trovare un alloggio, un lavoro ed a tutti gli effetti buoni cittadini nei loro paesi d’orgine, la lingua italiana, era necessaria per una corretta comunicazione.
§ Procedure amministrative piu’ complesse si manifestarono agli emigranti destinati negli Stati Uniti. Un parente residente negli USA, per richiamare membri della sua la famiglia, scriveva una lettera proponendo se erano intessati a trasferirsi in America e moltissime di queste proposte si conclusero positivamente, ma la complessita’ relative le domande, informazioni e documenti che riguardavano la persona, veniva definita dopo un determinato periodo e la pratica si estngueva con la visita medica presso gli uffici consola- ri americani che accertavano lo stato di buona salute del o dei candidati ammessi nella quota stabilta per entrare negli USA. L’emigrante partiva solo se in possesso del certificato firmato dal datore di lavoro americano e per la cittadinanza doveva dimostrare di essere residente negli USA almeno da 5 anni, frequentare brevi corsi serali per apprendere le prime nozioni della lingua locale per comunicare in inglese, con la raccomandazione di non commettere reati penali, poi poteva richiedere l’attestato che lo qualificava cittadino statunitense.
§ Al cittadino italiano emigrato negli Usa veniva consegnato un tesserino di riconoscimento con fotografia e relativi dati anagrafici, ed aggregandosi alla famiglia, da subito un posto di lavoro e usando il cervello e molto sacrificio, inserendosi nella nuova realta’ sociale’ lo aiutavano a crescere economicamente e se piu’ fortunato, avrebbe potuto realizzare un sogno tenuto da troppo tempo nel cassetto.

On. Michel Frattallone

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