Cari editori e direttori, più trasparenza e più coraggio!

Oltre 200 testate rappresentano il panorama della stampa italiana all’estero

Due milioni di euro assegnati alla stampa italiana all’estero per il 2005 non bastano per rendere le aziende editoriali competitive nel mondo dell’informazione sempre più segnato dalle innovazioni tecnologiche e dai cambiamenti sociali. La situazione di oggi non è molto differente da quella di 40 anni fa.

La recente assegnazione dei contributi 2005 a favore della stampa italiana all’estero, ci offre l’occasione per una seria riflessione sul ruolo e sulla qualità di giornali e riviste che vengono pubblicate in tutto il mondo in nome dell’italianità.
Fu la legge n. 416 del 5 agosto 1981, specificatamente l’articolo 26, a riconoscere alla stampa italiana edita all’estero il diritto all’ottenimento di aiuti diretti da parte dello Stato italiano. Una legge nazionale che mirava a dare una risposta alla crisi del settore causata, in quell’epoca, dall’innovazione tecnologica. Essa interveniva per modificare la precedente – n. 47 del 1948 – che ebbe il merito di rimuovere i limiti della legislazione risalente al periodo fascista, che istituì negli Anni Trenta l’Ente Nazionale Cellulosa e Carta, assicurando i primi aiuti diretti.
La legge 5 agosto 1981, corrispose a partire dal 1. gennaio del 1986 due miliardi di lire a giornali e riviste italiani pubblicati all’estero, nonché a pubblicazioni italiane destinate agli italiani nel mondo.
La legge 7 marzo 2001, n. 62 modificò in parte la precedente del 5 agosto 1981. Si trattò di un passo avanti nella definizione della nozione di “prodotto editoriale”. Infatti, con prodotto editoriale si intende il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva.
Oltre a queste importanti novità per gli editori e gli operatori, un’altra riguarda la stampa italiana all’estero. Nel comma 1 dell’articolo 3, a decorrere dal 1. gennaio dell’anno successivo il contributo a favore di giornali e riviste editi all’estero viene raddoppiato, passando a 4 miliardi di lire. Nel comma 2, si permette alle imprese editrici di quotidiani “che abbiano attivato sistemi di teletrasmissione in facsimile delle testate edite nei Paesi extra Ue, di ottenere un contributo pari al 50 per cento dei costi annui per l’acquisto di carta, stampa e distribuzione”, con la clausola della tiratura non inferiore a 10 mila copie. Con questa legge il Corriere della Sera e la Repubblica istaurarono nuovi rapporti con editori locali, soprattutto nelle Americhe.
Il limite di questo ritocco legislativo è non aver inserito tra le imprese editoriali aventi diritto all’ottenimento di contributi pubblici, anche gli editori all’estero di prodotti su supporto informatico o audiovisivi. Ciò non ha permesso a numerosi piccoli operatori del settore, ma anche ad editori della carta stampata, di progettare crescita ed espansione attraverso investimenti o ricapitalizzazioni.
Nel mondo si contano attualmente almeno 162 testate, stando al numero delle documentazioni di richieste di contributi presentati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’anno 2005. Un numero che corrisponde all’inchiesta che nel 1994 fu commissionata dalle Camere di Commercio all’Estero in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri. Il rapporto di quell’indagine conoscitiva, si rileva “la persistente vitalità della carta stampata, inattesa e addirittura sorprendente in un’epoca in cui essa, oltre al settore radiotelevisivo, deve fronteggiare il fenomeno Internet e la conseguente ulteriore trasformazione dei sistemi di comunicazione”. Complessivamente, sono state censite 213 testate pubblicate in 32 paesi, probabilmente anche quelle non annoverate tra le 162 richiedenti i contributi pubblici del 2005, per una tiratura totale di cento milioni di copie annue.
Tale era la situazione nel 1971, periodo nel pieno dei grandi cambiamenti sociali e culturali scaturiti dal ’68, ad insediarsi alla presidenza della Fmsie (Federazione mondale stampa italiana all’estero) Umberto Ortolani, braccio destro di Licio Gelli. L’avvocato e finanziere Ortolani si ritrovò a fianco del senatore Caron (fondatore della Fsie negli anni 60), sia nel Direttivo sia nell’esecutivo. Con loro, sedeva anche l’allora giornalista e futuro direttore di Gr-2, già senatore di An oggi FI, Gustavo Selva.
In quegli anni, segnati dalla nascita dei Comitati Tricolori nel Mondo (Ctim), su iniziativa dell’allora Msi, il partito di Almirante e Tremaglia, e del loro organo ufficiale “Oltreconfine” a Stoccarda, la stampa italiana all’estero era prevalentemente cattolica, contrassegnata da uno stretto collateralismo con la Democrazia cristiana.
A questa tipologia di stampa, cattolica o patriottarda e di destra, si contrappose l’informazione di sinistra. Tra essa in particolare “Emigrazione Italiana” (Federazione colonie libere italiane) e “realtà nuova” (Pci) edite in Svizzera, dai contenuti progressisti tesi a sensibilizzare i lettori sui loro diritti in Italia e nei Paesi ospitanti.
Ragioni politiche e necessità di conquistare il consenso popolare spinsero le istituzioni e i governi dell’epoca a considerare l’importanza di un finanziamento a riviste e periodici editi all’estero.
Ciò anche su pressione delle Federazioni continentali, costituitesi in America del Nord (Associazione americana della stampa italiana), in America Latina (Fsial) e in Europa (Federeuropa).
Nascono i giornali, centinaia di migliaia di italiani, soprattutto in Europa, rientrano in Italia in occasione di importanti elezioni politiche e amministrative generali, e l’attenzione dei partiti cresce di conseguenza portando alla convocazione della Prima conferenza nazionale dell’emigrazione (1975).
L’ultimo passo fu, nel 1982, la fondazione della Federazione Unitaria della Stampa italiana all’estero (Fusie), a seguito del coinvolgimento del presidente della Federazione mondiale della stampa italiana all’estero Umberto Ortolani nello scandalo della Loggia massonica P2.
Nessun organismo (Fsie 1956, Fmsie 1971, Fusie 1982) è riuscito sinora a dare quella spinta necessaria al rafforzamento strutturale della stampa italiana all’estero.
L’attuale presidente della Fusie, il Dr. Domenico De Sossi, uomo di indubbie capacità e volontà operative, anche dopo l’ultimo congresso tenutosi a Catania nell’aprile 2005, ha purtroppo mancato e non per colpa sua, la sfida di una maggiore rappresentanza e peso economico al variegato sistema dei media italiani nel mondo.
Eppure, le testate sono ancora tante e i contributi a favore degli editori sono di 2 milioni di euro. Sono pochi? Non direi, ma male utilizzati, sicuramente.
Sul sito internet della Fusie, figurano ben 271 testate all’estero aderenti alla federazione, delle quali 74 in Nord America, 93 in America Latina, 68 in Europa, 9 in Africa, 19 in Oceania e 8 in Asia. Molte sono scomparse, per esempio: “Appunti”, del Centro di Studi Italiani di Zurigo, guidato dal direttore Dr. Francesco Acanfora. In Francia sarebbero 12 le testate, in Svizzera ben 43, delle quali 19 beneficiano dei contributi stampa per un valore totale di 243'185, 94 Euro (circa 400 mila franchi), oltre agli indiretti che pratica la Confederazione elvetica permettendo ai giornali e ai periodici di usufruire della spedizione a costo ridotto.
Per fare un esempio, L’Eco, il settimanale edito a Basilea, diretto da Emiddio Bulla, ha ricevuto dallo Stato italiano nel 2005 precisamente 72'552,05 euro (circa 120 mila franchi) per una tiratura totale di 1'371'000 copie l’anno, circa 30 mila copie la settimana. Se ai contributi diretti dall’Italia, aggiungiamo quelli indiretti, si arriva ad una somma indubbiamente considerevole.
Ho citato l’esempio de L’Eco, perché nella ripartizione dei contributi è il settimanale maggiormente beneficiario, dopo quello di Montréal “Cittadino Canadese” ( 75'910.01 euro).
L’assegnazione dei contributi è decisa da una commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio, formata da rappresentanti di associazioni, funzionari ministeriali e dal delegato della Federazione unitaria della stampa italiana all’estero, nella persona di Giangi Cretti, nonché membro del Consiglio Generale degli Italiani all’estero e direttore della Rivista della Camera di Commercio. Testata, questa, esclusa insieme ad altre dall’assegnazione dei contributi “in quanto – si legge nella motivazione – non contiene argomenti concernenti i fatti italiani e i problemi dei lavoratori italiani all’estero”.
Una motivazione che suscita molte perplessità. Quali testate effettivamente contengono “fatti italiani e problemi dei lavoratori italiani”? Una riflessione che riguarda l’insieme della stampa italiana all’estero.
Motivazioni da riconsiderare, come il voto che riguarda sicuramente la qualità, uno dei quattro valori valutati dalla Commissione: tiratura, periodicità, numero di pagine da finanziare (scartate le pubblicitarie). Ottengono il maggior voto il settimanale Corriere degli Italiani (CH) con 7.0833, il mensile Corriere d’Italia (DE), con 7.7500; e due pubblicazioni in Belgio, fra le quali “Qui Italia”, fatto sintomatico, 7.3076, con 2 sole edizioni nel 2005.
Le pubblicazioni edite in Svizzera e nel mondo, comprese le agenzie italiane specializzate sui temi dell’emigrazione, si portano dietro un’antica zavorra. Malattie congenite: particolarismi identitari (ispirazione religiosa o interessi politici); personalismi (fenomeno perverso dei direttori/editori). Nessuna ricapitalizzazione imprenditoriale o apertura ad altre proprietà e nuovi azionisti.
Indubbie modifiche normative istituzionali possono ridare slancio alle energie ancora in campo, ma ciò non avverrà senza una maggiore trasparenza e più coraggio da parte dei gruppi editoriali della stampa italiana nel mondo.
I parlamentari eletti all’estero, recuperando l’impegno a difesa degli interessi generali e senza alcuna faziosità politica o di appartenenza, possono e debbono fare la loro parte anche per rispondere alle speranze di centinaia di operatori dell’informazione e di milioni di cittadini elettori.

*Deputato alla Camera, membro della Commissione Affari Esteri e del Segretariato del Comitato per l’Africa, nonché Delegato del Parlamento all’Assemblea dell’Organizzazione della Sicurezza e Cooperazione in Europa (Osce).
*Un ringraziamento particolare va all’Archivio Storico dell’Emigrazione Italiana, che mi ha permesso di ricostruire gli eventi summenzionati, molti dei quali vissuti personalmente.

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