Una legge elettorale che consenta di governare senza interruzioni. Una legge che aggiudichi, ad una coalizione, i numeri per non rischiare di cadere all’improvviso lasciando il governo i mezzo a guadi. E’ di questo che si sente il bisogno. Tutti, o quasi, dicono così. Ma, se l’ipotesi di governare alternativamente, cinque anni un polo e poi a fine legislatura, cinque anni l’altro, dicono sia una utopia, perché garantire questa sorta di invincibilità? Perché si parla di premi di maggioranza, cioè numeri regalati per legge. Ciò renderebbe una maggioranza come quella attuale, che conta un surplus di due voti quando non di uno addirittura, di acquisire altri voti “virtuali”. Ad un politico inglese, preoccupato di avere un maggioranza di soli due voti, Churchill rispose di non preoccuparsi perché ce n’era uno in più oltre il necessario.
Una maggioranza che deve governare per cinque anni senza turbamenti, deve ritenersi senza macchia e senza peccato a prescindere? Cioè, basta avere una maggioranza forte per essere sicuri che governi bene? Non è più sicuro, dal punto di vista del lavoro, dei risultati, essere sempre attenti a fare bene perché i numeri sono risicati? Per quale motivo, se una compagine governa male e si dimostra assolutamente inefficiente, deve continuare a governare anche a dispetto dei danni che arreca? Se il principio è quello della stabilità ad ogni costo tanto da imporla per legge, allora perché non si lasciano gli schieramenti governare alternativamente, cinque anni l’uno e cinque anni l’altro?
In questo caso ci sarebbe un grande vantaggio. Forse l’unico, lo ammetto, quello che lo schieramento d’opposizione non avrebbe nessun interesse a demolire, contrastare sì, ma non demolire, l’operato della maggioranza. L’opposizione assumerebbe un atteggiamento assolutamente responsabile non fosse altro per non trovare solo cenere quando verrà il suo turno al governo. In questo caso, non ci sarebbe neanche la necessità della abusata dizione delle “larghe intese”. Se le intese sono larghe, se fossero larghe, se divenissero larghe queste intese, cosa succederebbe? Una volta al governo, la maggioranza deciderebbe di fare le cose insieme all’opposizione? Ma se lavorassero insieme su tutti i provvedimenti più importanti e sulle questioni cardine del paese, su cosa deciderà la maggioranza, poi, autonomamente? Sulle questioni di minore importanza? Significherebbe cioè che la maggioranza, è tale solo per fare il minimo? Avrebbe ancora un senso la competizione elettorale? Se le cose stanno in questi termini, se tutti si sgolano per affermare il principio delle intese larghe, questo significa che l’agone elettorale diventerà una farsa? Ma perché, attualmente, non è una farsa?