Il premio Nobel Capecchi: Mia moglie crede morirò in laboratorio

Esclusiva di Lino Manocchia

News Italia Press. Salt Lake.

Buon giorno professor Capecchi. Parliamo italiano o inglese?

Preferirei inglese, che vuole sono natoin Italia nel 1937 a Verona e “parlicchio” la lingua madre soltanto quando vengo in Italia una volta l'anno, per una breve vacanza e per impartire lezioni all'Università di Bologna, tuttavia quel pò di italiano che ancora alberga nella mia mente la insegno a mia figlia Misha, che è un'ottima calciatrice.

Tradizione paterna, allora, il professor Capecchi da giovane giocò al calcio, foot ball, baseball e lotta libera?!
Si da giovane ho fatto di tutto

Inizia così l'intervista in esclusiva a News ITALIA PRESS rilasciata a poche ore dall'annuncio del Nobel. Oggi il professore che preferisce parlare inglese, ha raggiunto la punta dell'iceberg, ricevendo il Premio Nobel 2007 per la Medicina e Fisiologia. Il Nobel è stato assegnato, lo ricordiamo, congiuntamente a Oliver Smithies e Martin J.Evans, americano il primo, inglese l'altro, per “i loro studi e le loro scoperte sulle modificazioni genetiche delle cellule staminali, in particolare per lo sviluppo del “gene targeting” nelle cellule staminali di embrioni murini”.

Professore ci spiega in che consiste la “scoperta”?
Sono studi e le loro scoperte sulle modificazione genetiche delle cellule staminali, in particolari per lo sviluppo del “gene targeting” nelle cellule staminali di embrioni murini. Una ricerca alquanto complessa a spiegarsi”

Quanto tempo ha impiegato per il raggiungimento del “successo”?
Circa. 20 anni, insieme a 20 colleghi dei laboratori universitari dello Utah.

Possiamo chiedere: Cosa bolle nelle “provine” sperimentali di prossima “scoperta”?
E' difficile predire il tempo ed i risultati. E se esiste qualcosa, va tenuta segreta sino a quando !!….

Questa magnifica scoperta potrà essere applicata anche all'Uomo?
Senz'altro. Siamo fortunati di aver potuto usare i topolini che un giorno faranno dire agli ignari: “erano topi, ma salvano molte vite.

Professore, è vero che le grandi scoperte sono spesso impreviste?
Senza dubbio, ed è il mistero, la perseveranza che stimolano. La perseveranza è un tema comune nella storia dei successi. Le avversità possono essere un incentivo ed un bisogno individuale per continuare nell'impresa.

Qual'è il fattore principale, come scienziato, che la sorregge?
Concentrazione, l'essere esposto a grandi diversità e discipline, ti stimolano e dirigono le ricerche.

Come reagisce agli eventuali biliosi e gelosi avversari?
La tecnologia genetica solleva questioni etiche, complesse come quelle che circondano la pace nel mondo, ma per me queste domande sono troppo specifiche. La sovrapopolazione è preoccupante per i ricercatori, e a lungo andare diverrà un problema critico. Il pianeta sarà sottoposto a enorme sforzo. Come potremo mantenere la base di una sempre crescente popolazione?

La vita del professor Capecchi è ricca, vivida, interessante quanto un romanzo di Hemingway. Il suo sguardo e l'immancabile sorriso generano energia al cronista un tantino teso.
Che il protagonista sia un nume della scienza, un profeta delle cellule staminali non sappiamo, Nà sta a noi dirlo. Non è chiaro conoscere se le esperienze giovanili hanno contribuito al raggiungimento di successi . Forse è anche questo che sospinge lo scienziato a dire: “Quando abbiamo a che fare con la vita umana, non siamo in grado di avere un appropriato controllo. Possono le numerose esperienze della mia gioventù aver contribuito sui fattori psicologici come la dipendenza, la fiducia in se o ingenuità? Ancora oggi mi dibatto in questo dilemma personale”
Lo stato d'animo del professore si agita ripensando al momento in cui mamma Lucia venne deportata dai nazisti nel campo di concentramento del sud, e ritrovò il figlio- in un ospedale- alla fine della guerra.
Poetessa provetta, con amore e dedizione scrisse poesie, pubblicate in Germania. Lucia incontrò un gruppo di artisti antifascisti e si arruolò con un gruppo dell'Italia del Nord, dove incontrò un ufficiale dell'aeronautica, Luciano Capecchi che però non sposò.
Per quattro anni Mario Capecchi visse con la madre in uno chalet nelle Alpi italiane. “Fu una vita interessante” ricorda il professore, “una vera vita rustica, coltivando grano che vendevamo al mulino. Facevamo anche il vino, ed i ragazzi gioivano a pestare l'uva”
“Ma nel 1946 compimmo un magnifico salto, dalle strade italiane ad una zona vicina a Pittsburg, dove mio zio Edward creò un Comune di 65 famiglie”
“Sono stato fortunato”, dice l'oriundo italiano, “di frequentare una scuola Quaker (quacchera); nelle elementari venivamo trattati come studenti delle medie, e a tavola le conversazioni erano politiche”.
Dopo aver frequentato un College di scienze politiche, cambiò indirizzo in favore delle scienze e matematica, e nel 1961 si laureò in fisica e chimica “cum laude”.
Lo scienziato si confessa: “Non ho mai frequentato una classe di biologia. Ho imparato questa materia nei laboratori, e continuerò ad imparare e scoprire ancora per molto tempo”
Ed intanto vive con la famiglia in una rustica casa a tre piani, incurante che durante l'inverno la neve spesso supera anche i 2 metri, in compagnia di due pappagalli quattro gatti, un cane, due topolini ed il cavallo Fraser. “Mia moglie ama i cavalli e crede che io morirò nel Laboratorio” dice con un sorriso canzonatorio.
Preferisce parlare in inghlese, OK, ma la cucina preferita? “Questa è una risposta facilissima; senza dubbio quella italiana Quando una cosa è superlativa, non si può avere preferenze “(Lino Manocchia/News Italia Press)

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