Tribuna Italiana

Alla Tavola rotonda sulla diffusione della cultura italiana in Argentina, l’invito all’autocritica

Prima di tutto fare autocritica. Questa sembra essere la principale conclusione emersa dalla Tavola Rotonda sulla diffusione della cultura italiana in Argentina, che si è svolta giovedì sera all'Istituto Italiano di Cultura, organizzata dalla TRIBUNA ITALIANA.

Al Tavolo del dibattito, promosso dal settimanale di Buenos Aires nel quadro delle celebrazioni del suo 30º anniversario, si sono seduti il Vice direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires, Lillo Guarneri; il presidente dell'Associazione Dante Alighieri di Buenos Aires, avv. Mario Orlando; il giornalista Dante Ruscica, per 30 anni addetto stampa dell'Ambasciata d'Italia a Buenos Aires; il deputato argentino Jorge Reynaldo Vanossi.

E' stato proprio Vanossi, prestigioso costituzionalista e docente universitario, importante uomo politico (oltre ad essere deputato è stato senatore, ministro della Giustizia e candidato alla Vice presidenza dell'Argentina e uno dei membri fondatori del gruppo parlamentare Italia-Argentina), ex membro del Comites di Buenos Aires e fiero nipote di italiani di Chiavenna, Sondrio, a scuotere la sala con due esempi che ha dato. Ha ricordato che la lingua italiana fu inserita nella curricula delle scuole argentine, per essere insegnata al pari dell'inglese e del francese, nel 1918, da un presidente argentino, Hipólito Yrigoyen, discendenti di baschi spagnoli e senza legami con gli italiani. E lo fece perché si considerava importante conoscere l'italiano per accedere agli autori che erano importanti nel campo della politica, della filosofia, dell'arte. Poi quando nel 1940 un altro governo argentino decise di togliere l'italiano dalla curricula scolare, ha detto Vanossi, la collettività non si mobilitò, non protestò.

Vent'anni fa – ha ricordato ancora Vanossi – un'altro Presidente che non era discendente di italiani, ma di “gallegos” come è stato Alfonsin, ripristinò l'insegnamento dell'italiano nelle scuole pubbliche argentine. Il deputato argentino ha ricordato inoltre che non trovò alcun accompagnamento nella collettività italiana, quando propose di intitolare una scuola argentina a Giuseppe Mazzini.

Vanossi ha criticato inoltre la mancanza di librerie italiane in Argentina, al di là di quella della Dante e la scadente programmazione della Rai – “sono certamente migliori le trasmissioni della BBC, della tv francese e tedesca e della tv spagnola”, ha affermato – e “non ha un effetto rinvigorire per la diffusione della cultura italiana”. Quindi ha detto che: “Forse perché ci sentiamo maggioranza, non ci impegniamo sufficientemente nella diffusione della cultura italiana, che, ha detto, è un compito di tutti.”

La diffusione della cultura italiana è compito di tutti, ha manifestato anche il presidente della Dante di Buenos Aires Mario Orlando, in risposta all'interrogativo posto dalla TRIBUNA ITALIANA. Orlando, che, come Vanossi, è cittadino italiano nato in Argentina, ha messo in risalto invece il grande merito di molte associazioni grandi e piccole nella diffusione della cultura italiana in Argentina. E poi ci sono i casi individuali, ha ricordato, come quello di Bartolomé Mitre, politico (presidente dell'Argentina nel 1862/68), uomo di lettere e giornalista (fondatore del quotidiano La Nación), e grande amico e ammiratore di Giuseppe Garibaldi che su propria iniziativa, tradusse la Divina Commedia. E di casi individuali ci sono poi tanti.

Il dott. Dante Ruscica ha insistito molto sul fatto che l'errore della collettività è di chiudersi nel ghetto. “Se si fa uno spettacolo, una mostra, qualsiasi manifestazione culturale, ma non lo facciamo sapere, è come se non si facesse. Facciamo molta cultura ma poca informazione e questo nell'era dell'informazione è un errore grave.”

Da parte sua il Vice direttore dell'Istituto Italiano di Cultura, insediatosi meno di due mesi fa a Buenos Aires, ha detto che per diffondere la cultura, bisogna conoscere il Paese nel quale tale azione va svolta, il suo sostrato culturale e istituzionale. Ha ricordato che gli Istituti di Cultura nacquero all'epoca del fascismo come Istituto di Cultura Italiana, ma che nel dopoguerra sono diventati Istituti Italiani di Cultura, a significare il bisogno di valorizzare le relazioni culturali e quello che si ha attorno, come succede in Argentina. Il dott. Guarneri ha manifestato che in Argentina ci sono grandi possibilità per diffondere la cultura italiana, proprio per la ampia e antica presenza italiana nel Paese. L'unico difetto per questa azione è l'eccessivo individualismo, ha detto.

Tra gli interventi del pubblico, c'è stato anche quello della dott.ssa Pia Monaldi, responsabile dell'Ufficio scolastico del Consolato generale d'Italia a Buenos Aires, che ha ricordato l'accordo tra il MAE attraverso il Consolato generale d'Italia e il Comune di Buenos Aires, per l'insegnamento dell'italiano in 30 scuole pubbliche della Città di Buenos Aires, sottolineando che due anni fa imparavano l'italiano 3000 alunni delle scuole municipali e adesso si è passato a 7.500 con prospettive di ulteriore aumento. E, per sottolineare le possibilità di lavoro coordinato, ha ricordato che l'Associazione Dante Alighieri di Buenos Aires è l'ente gestore di tale accordo.

TRIBUNA ITALIANA

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