Onorevole Donatella Poretti

Firenze, 28 settembre 2007

9 COMUNICATI STAMPA

1° Comunicato Stampa

LIBERALIZZAZIONI ESERCIZI COMMERCIALI. LE REGIONI BLOCCANO L'APERTURA DEL
MERCATO. INTERROGAZIONE AL MINISTRO BERSANI

Intervento dell'on Donatella Poretti parlamentare radicale della Rosa nel
Pugno, segretaria della Commissione Affari Sociali

La riforma Bersani del 1998 (1) stabilisce le modalita' di liberalizzazione
degli esercizi commerciali. Dopo quasi 10 anni dalla pubblicazione della
legge, l'Autorita' Antitrust, nella indagine conoscitiva sulla distribuzione
agroalimentare, avviata nel 2005 e conclusasi nel giungo 2007 (2), ha
evidenziato i molti ostacoli ancora da superare per arrivare ad una vera e
propria liberalizzazione delle licenze di questi esercizi dovuti in gran
parte ai comportamenti refrattari delle Regioni.

Il cosiddetto primo pacchetto sulle liberalizzazioni del 2006 (3)
riprendendo la riforma del '98, ha previsto di assicurare ai consumatori
finali un livello minimo ed uniforme di condizioni di accessibilita'
all'acquisto di prodotti e servizi sul territorio nazionale stabilendo che
le attivita' commerciali e di somministrazione di alimenti e bevande, siano
svolte senza una serie di limiti e prescrizioni; e si precisa (4) che le
regioni e gli enti locali adeguino le proprie disposizioni legislative e
regolamentari ai principi e alle disposizioni previste entro il 1° gennaio
2007.

Due provvedimenti legislativi non sono bastati e le liberalizzazioni
previste, come denunciato dall'Antirust, vivono ancora in una sorta di limbo
del libero commercio. Le conseguenze, facilmente intuibili, sono gli aumenti
dei prezzi dei prodotti alimentari che i vari osservatori stanno annunciando
dal mese di luglio. A riguardo, il ministro dell'Agricoltura, Paolo De
Castro, ha dichiarato che avrebbe messo in movimento tutti gli abituali
controlli contro fenomeni speculativi: monitoraggio alla produzione e al
consumo degli osservatori prezzi, nonche' i “tavoli” tra distribuzione,
industria, cooperative e imprese agricole. Anche il ministro Bersani nelle
ultime settimane ha annunciato che il Governo adottera' degli strumenti per
monitorare gli aumenti dei prezzi che coinvolgeranno tra l'altro la Guardia
di Finanza. Secondo l'Aduc (associazione per i diritti degli utenti e
consumatori) invece tali provvedimenti non sono utili (5); per evitare i
preannunciati aumenti dei prezzi del settore citato sarebbe sufficiente
rispettare quanto previsto nella citata legge n. 248 del 2006, aprendo il
mercato per favorire la concorrenza.

Insieme ai deputati radicali della Rosa nel Pugno (5) ho chiesto al ministro
Bersani con un'interrogazione: quali provvedimenti intenda prendere per fare
si' che venga rispettato quanto previsto dall'art 3 della legge n. 248 del 4
agosto 2006.

(1) il decreto legislativo 31 marzo 1998, n.114, Riforma della disciplina
relativa al settore del commercio, a norma dell'articolo 4, comma 4, della
legge 15 marzo 1997

(2)

(3) 1° comma dell'art 3 (Regole di tutela della concorrenza nel settore
della distribuzione commerciale) della legge n. 248 del 4 agosto 2006

(4) 4° comma dell'art 3 della legge n. 248 del 4 agosto 2006

(5)

(6) Marco Beltrandi, Sergio D'Elia, Bruno Mellano, Maurizio Turco

il testo dell'interrogazione:

Firenze, 27 settembre 2007

DALLA CAMERA PRIMA APERTURA ALLE BIOBANCHE PRIVATE DELE STAMINALI DEL
CORDONE

Intervento dell'on Donatella Poretti parlamentare radicale della Rosa nel
Pugno, segretaria della Commissione Affari Sociali

Oggi la Commissione Affari Sociali ha espresso parere favorevole al decreto
ministeriale con cui e' stata recepita la direttiva europea per uniformare a
livello comunitario gli standard di qualita' e sicurezza delle cellule e dei
tessuti (2004/23/CE). Nel parere oltre a sottolineare favorevolmente la
possibilita' della donazione autologa contemplata dal decreto (fino ad oggi
vietata dalle ordinanze ministeriali prima Sirchia e poi Turco) si sollecita
il Governo perche' “si preveda di includere tra gli istituti di tessuti,
accreditati e autorizzati, anche le banche di tessuti privati”. In pratica
sono state accolte le obiezioni che all'epoca aveva sollevato il ministro
per le Politiche Comunitarie Emma Bonino.

Il decreto firmato dal ministro della Salute Livia Turco era infatti
formalmente corretto, come aveva sottolineato il ministro Bonino
nell'apporre la sua firma, ma gia' vecchio. Non cogliendo l'occasione per
normare la conservazione autologa delle cellule e dei tessuti, pratica che
sara' il futuro della medicina rigenerativa da qui' a pochi anni, limitando
a regolamentare l'atto della donazione pubblica. Un ulteriore limite
politicamente inspiegabile era quello sulla natura giuridica delle
biobanche.

La direttiva europea nulla diceva sulla natura giuridica dell'ente che
effettua il servizio di banca dei tessuti, sia esso pubblico, statale,
privato, profit o noprofit. Il decreto invece contemplava solo il pubblico e
il privato noprofit. Una scelta che appariva non condivisibile, arbitraria
ed eccessiva rispetto alla normativa che si occupa, come noto, di “norme di
qualità e sicurezza” per il funzionamento delle biobanche.

La natura giuridica dell'ente non puo' essere di per sé garanzia di
sicurezza, qualità ed efficienza nell'erogazione di un servizio all'interno
del sistema sanitario nazionale, mentre il Ministero della Salute è
certamente in grado, anche con gli strumenti normativi forniti dalla
direttiva, di valutare qualità, efficienza, utilità e correttezza dell'agire
degli istituti di tessuti, attraverso norme oggettive e condivise a livello
europeo.

Pertanto, per aderire alla direttiva europea, evitare di creare squilibri
nel mercato penalizzando aziende italiane, per non precludere ulteriori
possibilità allo sviluppo del sistema di biobanche italiane, la Commissione
ha invitato il Governo a rivedere questo punto del decreto.

Firenze, 26 settembre 2007

CLASS ACTION ALL'ITALIANA. IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA IGNORA IL MODELLO
STATUNITENSE O FA SOLO FINTA?

Intervento dell'on Donatella Poretti parlamentare radicale della Rosa nel
Pugno, segretaria della Commissione Affari Sociali

Oggi il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha risposto ad un
question time che chiedeva notizie delle iniziative legislative sulla class
action o azione giudiziaria collettiva. Purtroppo la sua risposta non ha
fatto che ribadire quello che tutti possono leggere dal sito Internet della
Camera: ci sono vari progetti di legge in discussione alla Commissione
Giustizia alla Camera -ormai da un anno, aggiungo io – e un ddl governativo
il cui contenuto il Ministro ci ha nuovamente illustrato.

Al Guardiasigilli e' evidentemente sfuggito che le proposte di legge sulla
class action in discussione si dividono in due gruppi: uno che segue il
modello degli Stati Uniti, tra cui c'e' anche una pdl depositata da me (1),
e un altro per cosi' dire “all'italiana” che ha come modello, appunto, il
disegno di legge governativo del ministro Luigi Bersani.

Secondo il ddl governativo solo le associazioni di categoria, le
associazioni di consumatori finanziate dallo Stato e gli ordini
professionali potranno promuovere una causa collettiva. Al contrario, le
altre proposte di legge prevedono che chiunque, sempre e comunque dopo il
vaglio di un giudice, potrebbe promuovere una class action.

E' evidente che il modello “italiano” citato dal ministro Mastella risulta
essere piu' attento ai timori delle industrie che ai diritti dei cittadini.
Un qualsiasi gruppo di cittadini dovra' rivolgersi infatti ad una delle
organizzazioni citate, magari pagandole profumatamente, prima di poter
procedere. Secondo la mia pdl, al contrario, qualsiasi cittadino ha il
diritto di promuovere una class action. Senza questa possibilita', vi
sarebbe un filtro enorme esercitato da chi spesso ha legami con le societa'
oggetto delle controversie.

Un altro punto fondamentale riguarda la conclusione del procedimento:
secondo le pdl che si ispirano al modello statunitense i consumatori che
vincono la causa riceveranno automaticamente un risarcimento e lo
riceveranno anche i consumatori che non sono stati in giudizio ma che sono
comunque parte in causa. Il modello “italiano” invece prevede che dopo la
vittoria della causa collettiva, ogni singolo consumatore debba poi proporre
una causa individuale per ottenere il risarcimento. Un altro enorme filtro
che impedirebbe ovviamente a molti di ottenere cio' che un giudice gli ha
gia' riconosciuto.

Un esempio su tutti, a marzo sono state ufficialmente certificate come Class
Action dal tribunale di New York le due azioni legali promosse dagli
aderenti all'Aduc (associazione per i diritti degli utenti e consumatori)
nei confronti della repubblica Argentina per la vicenda dei bond. In Italia,
se dovesse essere approvata la proposta del Governo sulla Class Action,
questo non sarebbe possibile, perche' il diritto ad agire non spetterebbe a
chiunque, ne' tantomeno all'Aduc che -scegliendo di non partecipare al
Consiglio nazionale delle associazioni di consumatori (Cncu) presso il
ministero di Bersani- non risulterebbe come associazione idonea.

Invito tutti i consumatori e gli utenti a far sentire la propria voce,
firmando anche la petizione dell'Aduc indirizzata alle istituzioni coinvolte
(2)

(1)

(2)

Firenze, 27 settembre 2007

DROGA/TORINO. LA SCIENZA HA DIMOSTRATO AMPIAMENTE EFFICACIA NARCOSALE CONTRO
DANNI DELLA DROGA

Intervento dell'on Donatella Poretti parlamentare radicale della Rosa nel
Pugno, segretaria della Commissione Affari Sociali

Esprimo il mio apprezzamento sull'iniziativa dei 20 consiglieri comunali di
Torino che hanno chiesto la sperimentazione delle “safe injection rooms”,
anche chiamate narcosale. Chi nega l'efficacia di questo strumento nella
lotta agli effetti della droga nega la realta' dei fatti, affermata
scientificamente da innumerevoli ricerche (1). Le narcosale sono uno dei
pochi modi in cui gli operatori nel campo delle tossicodipendenze possono
entrare in contatto con chi usa droghe da iniezione come l'eroina, offrendo
loro la possibilita' di curarsi. Inoltre la narcosala puo' offrire altri
importantissimi servizi, come siringhe pulite, controllo di sostanze e dosi,
supervisione medica -tre strumenti che serviranno (come gia' in Spagna,
Svizzera, Germania, Australia, Canada, etc.) a ridurre drasticamente le
morti per overdosi ed il danno alla salute dei tossicodipendenti.

Accolgo con speranza le reazioni del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino,
e del ministro della Salute, Livia Turco, entrambi favorevoli alla
sperimentazione. Mi auguro di tutto cuore che anche in Parlamento, come
gia' nel Consiglio comunale di Torino, la maggioranza voglia finalmente
mostrare segni di vita in materia di tossicodipendenza.

(1) questi alcuni articoli sull'efficacia delle politiche di riduzione del
danno:

– Betteridge G., Vancouver safe injection facility: more positive results.
HIV AIDS Policy Law Rev. 2006 Apr;11(1):19-20.
– Broadhead, Robert S., Thomas Kerr, Jean-Paul C. Grund, and Frederick L.
Altice, “Safer Injection Facilities in North America: Their Place in Public
Policy and Health Initiatives,” Journal of Drug Issues (Tallahassee, FL:
Florida State University, Winter 2002), Vol. 32, No. 1
– Committee on the Prevention of HIV Infection among Injecting Drug Users in
High-Risk Countries, Institute of Medicine, National Academy of Sciences,
“Preventing HIV Infection among Injecting Drug Users in High Risk Countries:
An Assessment of the Evidence” (Washington, DC: National Academy Press,
2006)
– de Wit, Ardine and Jasper Bos, “Cost-Effectiveness of Needle and Syringe
Programmes: A Review of the Literature,” in Hepatitis C and Injecting Drug
Use: Impact, Costs and Policy Options, Johannes Jager, Wien Limburg, Mirjam
Kretzschmar, Maarten Postma, Lucas Wiessing (eds.), European Monitoring
Centre on Drugs and Drug Addiction, 2004.
– Gibson DR, Flynn NM, Perales D. Effectiveness of syringe exchange programs
in reducing HIV risk behavior and HIV seroconversion among injecting drug
users. AIDS 2001;15(11):1329-41.
– Hedrich, Dagmar, “European Report on Drug Consumption Rooms” (Lisbon,
Portugal: European Monitoring Centre on Drugs and Drug Addiction, February
2004)
– Hurley, Susan F., Damien J. Jolley, John M. Kaldor, “Effectiveness of
Needle-Exchange Programmes for Prevention of HIV Infection,” The Lancet,
1997; 349: 1797-1800, June 21, 1997.
– Stephen W. Hwang, Science and Ideology, Aug 21, 2007. Vol. 1(2),
pp.99-101.
– Interventions to prevent HIV risk behaviors. National Institutes of Health
Consensus Development Conference Statement. 1997; Feb 11-13. AIDS 2000;14
Suppl 2 S85-96.
– Kerr T, Tyndall M, Li K, Montaner J, Wood E. Safer injection facility use
and syringe sharing in injection drug users. Lancet 2005;366(9482):316-8.
– Kerr T, Stoltz JA, Tyndall M, Li K, Zhang R, Montaner J, et al. Impact of
a medically supervised safer injection facility on community drug use
patterns: a before and after study. BMJ 2006;332(7535):220-2.
– Lomas J. Connecting research and policy. Isuma: Can J Policy Res
2000;1(1):140-4.
– National Commission on AIDS, The Twin Epidemics of Substance Abuse and HIV
(Washington DC: National Commission on AIDS, 1991); General Accounting
Office, Needle Exchange Programs: Research Suggests Promise as an AIDS
Prevention Strategy (Washington DC: US Government Printing Office, 1993);
Lurie, P. & Reingold, A.L., et al., The Public Health Impact of Needle
Exchange Programs in the United States and Abroad (San Francisco, CA:
University of California, 1993); Satcher, David, MD, (Note to Jo Ivey
Bouffard), The Clinton Administration's Internal Reviews of Research on
Needle Exchange Programs (Atlanta, GA: Centers for Disease Control, December
10, 1993); National Research Council and Institute of Medicine, Normand, J.,
Vlahov, D. & Moses, L. (eds.), Preventing HIV Transmission: The Role of
Sterile Needles and Bleach (Washington DC: National Academy Press, 1995);
Office of Technology Assessment of the U.S. Congress, The Effectiveness of
AIDS Prevention Efforts (Springfield, VA: National Technology Information
Service, 1995); National Institutes of Health Consensus Panel, Interventions
to Prevent HIV Risk Behaviors (Kensington, MD: National Institutes of Health
Consensus Program Information Center, February 1997).
– “Policy Statement: Reducing the Risk of HIV Infection Associated With
Illicit Drug Use,” Committee on Pediatric AIDS, Pediatrics, Vol. 117, No. 2,
Feb. 2006 (Chicago, IL: American Academy of Pediatrics)
– Sendziuk P., Harm reduction and HIV-prevention among injecting drug users
in Australia: an international comparison. Can Bull Med Hist.
2007;24(1):113-29.
– Toumbourou JW, Stockwell T, Neighbors C, Marlatt GA, Sturge J, Rehm J.,
Interventions to reduce harm associated with adolescent substance use.
Lancet. 2007 Apr 21;369(9570):1391-401.
– Urbina I. Alone in a city's AIDS battle, hoping for backup. New York Times
2007 May 29. Available (accessed 2007 Aug 11).
– Vlahov, David, PhD, and Benjamin Junge, MHSc, “The Role of Needle Exchange
Programs in HIV Prevention,” Public Health Reports, Volume 113, Supplement
1, June 1998, pp. 75-80.
– Wainberg MA. The need to promote public health in the field of illicit
drug use. CMAJ 2006;175(11):1395-6.
– Wood E, Tyndall MW, Montaner JS, Kerr T. Summary of findings from the
evaluation of a pilot medically supervised safer injecting facility. CMAJ
2006;175(11):1399-404.
– Wood E, Kerr T, Small W, Li K, Marsh DC, Montaner JS, et al. Changes in
public order after the opening of a medically supervised safer injecting
facility for illicit injection drug users. CMAJ 2004;171(7):731-4.
– Wood E, Tyndall MW, Zhang R, Stoltz JA, Lai C, Montaner JS, et al.
Attendance at supervised injecting facilities and use of detoxification
services. N Engl J Med. 2006;354(23):2512-4.
– Wood, Evan, Tyndall, Mark W., Zhang, Ruth, Montaner, Julio S.G., and Kerr,
Thomas, “Rate of Detoxification Service Use and its Impact among a Cohort of
Supervised Injecting Facility Users,” Addiction, Vol. 102
– Wright, Nat M.J., Charlotte N.E. Tompkins, “Supervised Injecting Centres,”
British Medical Journal, Vol. 328, Jan. 10, 2004
– Zobel, Frank & Françoise Dubois-Arber, “Short appraisal of the role and
usefulness of Drug consumption facilities (DCF) in the reduction of
drug-related problems in Switzerland: appraisal produced at the request of
the Swiss Federal Office of Public Health (Lausanne: University Institute of
Social and Preventive Medicine, 2004)

on Donatella Poretti

Firenze, 21 settembre 2007

MORIRE IN OSPEDALE. PARTE L'INDAGINE DEL MINISTERO DELLA SALUTE. UTILE
SPUNTO PER IL LEGISLATORE?

Intervento dell'on Donatella Poretti parlamentare radicale della Rosa nel
Pugno, segretaria della Commissione Affari Sociali

E' partita l'indagine del Ministero della Salute sulle “problematiche
riguardanti l'assistenza nelle fasi di accompagnamento alla morte”. Grazie
ai dati che saranno disponibili il prossimo febbraio, potremo sapere come si
muore negli ospedali italiani. E' stato il sottosegretario alla Salute
Serafino Zucchelli a dirlo, rispondendo ad una mia interrogazione in XII
Commissione, elaborata insieme a Giulia Simi dell'Associazione Luca Coscioni
e firmata da altri 14 deputati iscritti alla medesima associazione. (1)

Le ultime dichiarazioni del ministro Livia Turco che esprimevano la
necessita' di fare “un'indagine nelle nostre strutture per consentire a
tutti di morire in modo dignitoso, e garantire ai malati la massima
assistenza”, ci hanno dato lo spunto per riaffrontare questo argomento.

Gia' Piergiorgio Welby, nel settembre del 2006, scrivendo al presidente
della Repubblica, aveva espresso la necessita' di un'indagine del genere e
l'Associazione
Luca Coscioni raccolse quasi trentamila firme su una petizione in merito. Le
ricerche del genere che circolano, sono tutte datate e parziali.

Mi auguro che i risultati dell'indagine siano un utile spunto per il
legislatore, come e' successo in molti Paesi, tra i quali Olanda, Usa, Regno
Unito, Francia, Svezia, Spagna, Australia, Argentina, in cui il dibattito
sulle decisioni di fine vita, sia a livello politico che di opinione
pubblica, si e' sviluppato a partire dai risultati di indagini conoscitive.

il testo dell'interrogazione:

(1) Rapisardo Antinucci, Fulvia Bandoli, Marco Beltrandi, Salvatore Buglio,
Luigi Cancrini, Cinzia Dato, Sergio D'Elia, Giacomo Mancini, Bruno Mellano,
Tommaso Pellegrino, Lalla Trupia, Lanfranco Turci, Maurizio Turco, Katia
Canotti

Firenze, 24 settembre 2007

AGRITURISMI: SEMPLIFICAZIONE E SNELLIMENTO BUROCRATICO. INTERROGAZIONE AI
MINISTRI COMPETENTI

Intervento dell'on. Donatella Poretti parlamentare radicale della Rosa nel
Pugno, segretaria della Commissione Affari Sociali

Con la legge 96 del 2006 e' stata disciplinata l'attivita' di agriturismo
con procedure semplici tali da consentire l'immediato avvio dell'attivita' a
cui far seguire i controlli, e in caso la sospensione. Il decreto
ministeriale 26 marzo 1991 del ministero della Salute che detta i requisiti
igienico-sanitari di cui le strutture destinate ad attivita' agrituristiche
devono essere dotate, tra l'altro prevede per garantire la potabilita'
dell'acqua tempi di almeno un anno dei campioni da far esaminare.

Risulta evidente che queto decreto di fatto inficia gli obiettivi della
legge 96/2006, come rilevato anche dall'Autorita' garante della concorrenza
e del mercato nella segnalazione As408 del 19 luglio 2007.

L'Autorita' scrive che: “tali disposizioni, in ragione dei tempi
particolarmente lunghi previsti per l'espletamento dei campionamenti svolti
dalla ASL territorialmente competente per il rilascio del “giudizio di
qualita'” necessario all'utilizzo dell'acqua da parte delle imprese a scopo
potabile, possono costituire un ostacolo eccessivo e sproporzionato rispetto
all'esercizio dell'attivita' di impresa e in palese contrasto con
l'obiettivo di semplificazione e snellimento burocratico che ha ispirato il
legislatore negli ultimi interventi normativi tesi ad agevolare l'avvio di
attivita' produttive e commerciali e a promuovere la concorrenza”.

L'Antitrust suggerisce la possibilita' del rilascio di un giudizio di
qualita' “provvisorio” da parte della Asl territorialmente competente a
seguito dell'esito positivo di un primo controllo sulla qualita' delle
acque, in modo da consentire l'inizio dello svolgimento dell'attivita' di
impresa, prevedendo verifiche periodiche successive che consentano di
monitorare lo stato di potabilita' delle acque”.
Insieme ai deputati Beltrandi, Buglio, D'Elia, Mellano e Turco della Rosa
nel Pugno ho presentato un'interrogazione ai ministri per lo Sviluppo
Economico, della Salute, delle Politiche agricole, alimentari e forestali
per chiedere se siano gia' stati presi provvedimenti nel senso indicato
dall'Autorita' garante della concorrenza e del mercato, e comunque utili a
rendere effettive le previsioni della legge 96/2006.

Il testo dell'interrogazione:

Firenze, 29 settembre 2007

MYANMAR ESEMPIO DI LOTTA ALLA DROGA? SAN PATRIGNANO HA PERSO BUONA OCCASIONE
PER TACERE

Intervento dell'on Donatella Poretti parlamentare radicale della Rosa nel
Pugno, segretaria della Commissione Affari Sociali

Certo che a San Patrignano hanno perso una buona occasione per tacere. Nei
giorni in cui e' in corso una cruenta repressione del popolo birmano da
parte di un regime totalitario, la comunita' di Muccioli parla del Myanmar
(e del suo dittatore) come modello di repressione del narcotraffico (1).
Mentre monaci, cittadini e giornalisti vengono picchiati ed uccisi solo per
aver chiesto pacificamente di poter scegliere i propri governanti, dalle
tavole imbandite della festa culinaria “Squisito”, San Patrignano elogia
l'impegno della Junta che, in collaborazione e con i soldi delle Nazioni
Unite, avrebbe eradicato l'80% delle coltivazioni di papavero da oppio in
dieci anni.
Ricordiamo che il Myanmar e' uno dei maggiori produttori di metanfetamine,
che, fabbricate facilmente anche in un sottoscala e quindi non visibili,
stanno sostituendo l'oppio. Non solo, nel 2004 e' uscito fuori che i
servizi segreti militari erano collusi con i narcotrafficanti.
Inoltre una settimana fa, il rapporto annuale sulle droghe del Governo
americano (che non puo' essere accusato di essere antiproibizionista) ha
bocciato per il terzo anno consecutivo il Myanmar, definendo i suoi sforzi
contro il narcotraffico “dimostrabilmente falliti” e giudicandolo uno dei
maggiori centri globali del narcotraffico. Solo il Venezuela e' giudicato
altrettanto negativamente. Tutto questo con possibilita' (o probabilita')
che la Junta si finanzi ora con il traffico piu' “discreto” di
metanfetamine, al contempo prendendo denaro dalla comunita' internazionale
per coltivare te' o quant'altro. Lo stesso programma, quello elogiato da
San Patrignano, che ha messo milioni e milioni di dollari dell'Onu nelle
tasche dei talebani dell'Afghanistan.
Chiediamo a San Patrignano di pensare a fondo su quello che dice, ed il
modello di societa' che vorrebbe anche nel nostro Paese. La repressione non
e' la giusta risposta alla malattia, e soprattutto alla dignita' e alla
liberta' degli individui.

(1)

Firenze, 29 settembre 2007

DIFENDERE LA COSTITUZIONE O AGGIORNARLA PER RENDERLA VIVA? “UNA REPUBBLICA
FONDATA SULLA LIBERTÀ. RIPARTIAMO DALL'ARTICOLO 1″

Intervento dell'on Donatella Poretti parlamentare radicale della Rosa nel
Pugno, segretaria della Commissione Affari Sociali

Mentre dalle pagine del quotidiano la Repubblica alcuni costituzionalisti si
appellano ai candidati alle primarie del Partito Democratico affinche' sia
difesa la Costituzione “mettendola in sicurezza”, mi chiedo se sia questo il
metodo per farla sentire piu' vicina, sentita, rispettata e quindi viva!

Il primo articolo della Costituzione e' quello che intere generazioni
dovrebbero imparare a memoria, tramandare o citare ogniqualvolta vi sia una
sua patente o potenziale violazione. Con esso si dovrebbe misurare ogni
giorno l'operato dei governanti, la sua eco riverberare nelle opere
letterarie, nella cinematografia, nelle aule di tribunale. Un po' come
accade negli Usa con il primo emendamento, quello che garantisce la liberta'
di stampa, di espressione e di religione.

La costituzione sara' efficace nell'affermare e proteggere i suoi valori
fintanto che il “popolo” in essa identificato possa a sua volta identificare
se stesso in quella dichiarazione d'apertura.

Il nostro primo articolo della Costituzione “L'Italia e' una Repubblica
democratica fondata sul lavoro”, frutto di mediazione tra Togliatti e
Fanfani e' oggi simbolo piu' di quel compromesso storico che del principio
in cui possono oggi identificarsi i cittadini.

L'argomento e' stato al centro del dibattito di una tavola rotonda tenutasi
oggi a Firenze “Una repubblica fondata sulla libertà. Ripartiamo
dall'articolo 1″ (1). Spunto la proposta di legge di cui sono prima
firmataria per la modifica del primo articolo della Costituzione con il
seguente: “La Repubblica democratica italiana e' uno Stato di diritto
fondato sulla liberta' e sul rispetto della persona” (2).

L'elemento discriminante delle democrazie a cui vogliamo appartenere e' il
grado di liberta' garantito a coloro che nel medesimo sistema democratico
risultano “perdenti”, le minoranze; democrazie in cui il comun denominatore
e' la persona, l'individuo. La liberta' di stampa, la liberta' di
espressione, la liberta' di religione, la liberta' di voto, la liberta'
terapeutica, la liberta' di circolazione, il pluralismo politico, la
liberta' di non essere discriminati in base a sesso, razza o preferenze
sessuali, la liberta' di riunirsi pacificamente, l'inviolabilita' del
domicilio, il diritto alla riservatezza, la liberta' economica, la liberta'
di perseguire la propria felicita' e realizzazione. La liberta' e' una e non
declinabile, pena lo stravolgimento del senso stesso della parola.

La liberta' trova la sua principale e massima protezione nello Stato di
diritto: supremazia e rispetto della legge, in primis rispetto della
Costituzione, Legge fondamentale di tutti i cittadini. Senza legalita',
senza certezza del diritto, perdono valore anche i piu' alti e nobili
principi enunciati nella Costituzione, in quanto difficilmente se ne
potrebbe esigere ed ottenere il rispetto e l'applicazione. Il cittadino,
posto dinnanzi all'incertezza del diritto, alla rassegnata accettazione di
una diffusa illegalita', si allontana dalle istituzioni e perde fiducia
nella legge, percependola come astratta, relativa e soprattutto non
vincolante.

(1)

(2)

Firenze, 29 settembre 2007

COMITATO DI BIOETICA O COMITATO PER UNA BIO-ETICA DI STATO?

Intervento dell'on Donatella Poretti parlamentare radicale della Rosa nel
Pugno, segretaria della Commissione Affari Sociali

La riunione del Comitato Nazionale di Bioetica (Cnb) investito dalle
critiche di tre suoi componenti: Carlo Flamigni, Demetrio Neri e Gilberto
Corbellini che in una lettera contestavano le modalita' di gestione del
Presidente, Francesco Paolo Casavola, e' emblematica. I tre presenti alla
abituale riunione plenaria del venerdi' di ogni fine mese se ne sono andati
attorno alle 14 e solo dopo si sarebbe discusso della loro lettera con una
introduzione di Casavola. La discussione e' terminata con la riconferma
della 'fiducia' piena al Presidente, che aveva precedentemente minacciato le
dimissioni.

Il luogo che doveva essere il punto di incontro di diverse visioni del mondo
e della vita, il luogo in cui scienza, filosofia e religioni avrebbero
dovuto impegnarsi per trovare punti di contatto, rischia di divenire il
luogo in cui imporre “un” pensiero e “una” visione del mondo.

Assicurarsi dell'assenza di alcuni componenti per trovare una maggioranza,
un unanimismo, e' sintomo non di volonta' di confronto, ma di scontro e di
imposizione di una etica.

E' il Comitato nazionale di Bioetica o il Comitato per una Bio-Etica di
Stato?

Chi ha a cuore i temi importanti di cui viene investito il Cnb, i temi della
vita e della morte, della malattia e della medicina, deve chiedersi se ha
ancora senso mantenere in vita il Comitato nazionale della Bioetica, cosi'
com'e' oggi.

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