Il saggio sul Sommo Poeta ha vinto il primo premio del concorso “Dante tra i giovani”
Una interessante e puntuale ricerca esamina i rapporti tra Grecia e Turchia dal 1821 ad oggi
«Una prima osservazione che si potrebbe fare è che, nelle relazioni greco-turche, le percezioni crearono realtà, e le realtà, percezioni. Se si considera bene, infatti, non risulta evidente chi fu a creare l’altro, e l’intera questione ha un po’ le caratteristiche del caso della gallina e dell’uovo. È sicuramente vero che le percezioni furono funzionali e consentirono la realizzazione di interessi particolari, i quali produssero a loro volta realtà negative e nuove percezioni che si impressero nell’immaginario collettivo dei greci e dei turchi. La battaglia di Manzikert (In Armenia, combattuta il 26 agosto 1071. Lo scontro si risolse in una disastrosa sconfitta per il bizantini, n.d.r.), ad esempio, tra i bizantini (che non erano in realtà greci) e i turchi selgiuchidi (che poco avevano in comune con i turchi ottomani e tanto meno con i turchi di oggi) e il suo ricordo come il primo scontro tra le due entità nella storia, sarebbe potuto risultare più che funzionale per un’influente élite ellenico-ottomana desiderosa di sfidare la supremazia politica turco-ottomana nell’ambito di un impero multinazionale. Lo stesso potrebbe essere detto per la percezione (anch’essa non del tutto vera) dello sfruttamento e dell’oppressione del popolo greco da parte dei turchi-ottomani, funzionale a sua volta per la formazione di una coscienza nazionale distinta ed utile ai fini di una rivoluzione. A tali percezioni, comunque, si aggiunsero – grazie all’influenza di un’altra élite ellenica, quella commerciale-borghese con contatti con l’Occidente – anche gli ideali della rivoluzione francese, come quelli della repubblica, delle libertà individuali e soprattutto del concetto di Stato Nazione. Sotto l’influenza di questi ideali e percezioni si realizzò l’insurrezione greca, che generò situazioni concrete, lasciando vittime reali sul campo e spingendo i greci verso la costruzione di un proprio Stato-nazione. Elemento scatenante fu quindi l’impressione che non era più possibile la convivenza greco-turca nell’ambito della stessa entità statale».
Questa lunga citazione, tratta dalla Conclusione dell’ampia e documentata ricerca di Vincenzo Greco, ricercatore di rapporti internazionali presso l’Università di Rodi, (Greci e Turchi tra convivenza e scontro, Franco Angeli, 2007), sintetizza perfettamente i rapporti storici, e in parte anche “ideologici” tra Atene ed Ankara perché il confine che oggi passa sulle acque del fiume Evros, non è soltanto la demarcazione tra due Paesi, quanto il confine tra il mondo cristiano e il mondo mussulmano. Spesso le cancellerie occidentali non hanno mai sufficientemente considerato questo aspetto, per cui spesso le “isterie” di Atene nei confronti delle “pretese territoriali” di Ankara venivano, vengono?, sottovalutate. Ε non sarà sicuramente il difficile cammino della Turchia verso l’Europa a riequilibrare rapporti secolari di diffidenza. Resta ancora legato il nodo di Cipro: isola prima divisa dalle truppe turche ed oggi divisa.
Ma oltre queste considerazioni citate all’inizio, la ricerca di Vincenzo Greco ha il grande pregio di aver ricostruito con attenzione, dovizia di documenti e capacità analitica, le relazioni ellino-turche dagli anni dell’irredentismo ellenico, al “risorgimento” di Ataturk, all’invasione delle truppe di Atene nel 1920, fino all’invasione di Cipro. Scorrendo le pagine del libro veniamo a sapere con meraviglia che «mentre nel mondo si manifestava l’ascesa del nazi-fascismo e cresceva l’insicurezza in Europa, gli stati maggiori di Grecia e Turchia intrapresero contatti per cercare di consolidare la loro cooperazione anche in campo militare » (pag. 53), per cui «la comunanza d’interessi emersa durante il primo dopoguerra sembrava aver funzionato in maniera catalitica per il superamento della tradizione di antagonismo e di ostilità del passato tra le due sponde del Mar Egeo; l’evolversi degli eventi avrebbe poi, smentito questa speranza». Questa speranza venne smentita, sia da Atene che da Ankara, da motivi di politica di identità nazionale.
Il futuro delle relazione bilaterali? Vincenzo Greco suggerisce che sia «l’Unione Europea a cercare di «strabilire regole di convivenza pacifica e a garantirne il rispetto, allo stesso modo come i paesi membri dell’Unione condividono», anche il relazione al desiderio della stessa Turchia di far parte dell’Europa. Ma l’attuale Turchia, in conflitto tra kemalisti e mussulmani, vuole ancora avvicinarsi all’Europa? E la stessa Turchia ha abbandonato la logica della politica di potenza? In conclusione, la ricerca di Vincenzo Greco viene a colmare un grosso spazio vuoto nella saggistica italiana sull’argomento. E sicuramente rappresenta una lettura obbligata a chi si avvicina alla storia balcanica.
â— Breve Storia della Grecia Moderna (Edizioni “Il Quadrifoglio”) di Mauro Faroldi è invece un agile libro per chi volesse fare un volo panoramico sulla storia di questo Paese, dal dominio bizantino fino ai giorni nostri. Interessante e scorrevole nella lettura, in poche pagine ci fornisce una immagine puntuale della Grecia. Preziosa è anche la parte dedicata ai profili biografici dei grandi personaggi politici e degli intellettuali che hanno contribuito a costruzione la nazione ellenica. All’autore va il merito di aver condensato una lunga storia di un popolo e di una nazione senza incorrere in errori ed omissioni.
Maurizio De Rosa