Che strana sensazione leggere del successo del Vaffa-day, proprio nei giorni in cui, qui in Grecia, siamo in piena campagna elettorale. Una strana sensazione, dicevo, perché qui ci si azzuffa su pensioni e tasse, incendi e scandali. Una zuffa tutta politica. La Grecia ha ancora questo vantaggio: si nutre di scontri e di contradditori. Impensabile un vaffa-day in versione attica, per protestare contro gli eventuali “condannati” eletti in Parlamento. Qui non ci sono, non sono accettati dal costume politico, tantomeno sarebbero accettati e dai partiti e dall’opinione pubblica. I greci sono ancora convinti che sia la politica lo strumento principe per la gestione della cosa pubblica. Un amico giornalista mi ha chiesto delle “spiegazioni” su quanto è avvenuto nelle piazze italiane. Confesso il mio imbarazzo nello spiegare il fenomeno con categorie socio-politiche a lui sconosciute. L’anti-politica, ad esempio. Oppure i condannati in Parlamento. O ancora la proliferazione dei partiti, nonostante una legge elettorale di tipo maggioritario? E infine: come è possibile che un parlamentare possa trasmigrare nell’altro schieramento. Tutte queste domande hanno una risposta che va oltre i confini nazionali? Dai miei imbarazzi, credo di no. Delle manifestazione da avanspettacolo di Beppe Grillo, il mio amico, persona raffinata con un lungo curriculum di studi, ha capito solo il “vaffa…”, espressione che tutti i greci conoscono.