Un Comitato Ombra per il Partito Democratico

Il Comitato dei 45 per la fase costituente del Partito Democratico, è stata una delusione. Non certo per la qualità dei componenti, ma per aver disatteso uno dei principi fondanti delle nuova idea: il rinnovamento.

Rinnovamento, è vero, significa ventata nuova di personalità che pur assortiscono l’elenco, ma rinnovamento significa anche e soprattutto ringiovanimento. A partire dal linguaggio, dalla volontà di eliminare la contrapposizione sorda e cieca degli schieramenti. Rinnovamento significa non commettere più vecchi errori. Rinnovamento vuol dire cambio generazionale disposto a comprendere le ragioni di tutti e a farsi interprete delle istanze dei giovani.

Purtroppo siamo un paese di vecchi. Dove vecchio è il cinquantenne che cerca lavoro ma non il politico che ha una carriera probabile e possibile sino ad oltre gli ottanta.

L’età media dei componenti del Comitato è ben al di sopra dei cinquanta. Nessuno al di sotto dei quaranta. Eppure ce ne sono di nomi e di persone in gamba da poter reclutare. Siamo alle solite, non si riesce in questo paese, checché se ne dica, ad affidarsi ai giovani. Forse per sfiducia, o forse perché questi giovani quarantenni, che in realtà dovrebbero già essere considerati anziani, non danno l’impressione di poter essere in grado. Come? Dei ragazzi ai vertici di un partito, di un nuovo partito nel quale il centrosinistra di domani, affiderà il destino del paese?

In questo Paese, non riusciamo proprio a concepire un giovane di vent’otto anni brillante, amministratore delegato di una grande azienda. Saranno anche plurilaureati, ma a vent’otto anni uno è un ragazzo che mangia ancora la minestra di mammà.

L’errore, quindi, commesso dai DS e Margherita, sino ad un certo punto, può essere comprensibile. Ma fino ad un certo punto.

Si continua ad ammettere che si è sbagliato a non attingere tra i giovani e che questi si facciano avanti, si propongano, saranno accettati.

Come? Urlando in pieno convegno, per esempio, «è permesso? Mi faccio avanti lasciatemi entrare»? Innescando una polemica a questo punto con i vertici, con i quadri che hanno voluto questo parto abnorme?

Non si offendano, eppure ce ne sarebbe da offendersi, non se ne abbiano, eppure ne avrebbero da aversene, i “giovani”, le risorse di questo ancora fantomatico PD: si facciano avanti!

Al momento, così come sono andate le cose, non resta che organizzarsi. Organizzarsi nella creazione di un Comitato ombra composto da quarantenni. Un Comitato che sappia dimostrare, se non anticipare addirittura, iniziative, linee, programmi politici al Comitato dei grandi.

Un Comitato, beninteso, che potrebbe decidere anche di affidarsi ai vecchi o a qualcuno di questi. Ma l’avrebbe deciso una compagnia di giovani. Non è la stessa cosa!

In questo modo, si sarebbe trovata una strada per farsi avanti, come si dice. Farsi avanti senza remore con decisione, con la determinazione di chi dice: «Noi faremmo questo»!

Una iniziativa di questo tipo potrebbe essere un buon viatico, un mezzo utile e propositivo, non di scontro: «avete voluto che ci facessimo avanti? Eccoci qua».

Il Comitato dei “piccoli” che, autolegittimandosi, si affiancasse a quello dei grandi e, senza fare polemiche, o meglio, evitando quelle distruttive, proponesse e dissentisse dalle decisioni di quello dei “grandi”.

La «grande avventura democratica», come l’ha definita Romano Prodi, rischia di essere una grande avventura e basta. Un flop.

Parte con il piede sbagliato perché elude uno dei fattori fondanti del Partito Democratico: le giovani risorse.

Romano Prodi, ha lasciato intendere, forse chi scrive non ha saputo intendere non è escluso, che i giovani non sono abbastanza vecchi per poter essere parte integrante del Comitato dei 45 quando afferma: «Sono soddisfatto» poiché il Comitato è composto da «personalità importanti ed autorevoli». In altre parole, non abbiamo reputato all’altezza del compito il materiale umano al di sotto dei quaranta anni. Certo che anche un transfugo come il senatore Follini è stato denominato autorevole. Non è questo un errore? Bindi, Bersani e D’Alema sono autorevoli perché ministri, più volte ministri? Bassolino, Amato, Del Turco e Parisi, sono autorevoli come autorevolissimo, a questo punto, è Dini?

Questa è una squadra di autorevoli che non ha saputo neanche consolidare le proprie posizioni all’interno dei propri partiti di appartenenza. Figuriamoci in una nuova struttura politica.

Non è vero che l’esigenza del Partito Democratico, si sia sentita proprio per la deficienza della tenuta dei DS e della Margherita? Qualcuno pensa che, viceversa, in strutture di partito forti, conoscendo la storia e le tradizioni di questo paese, sarebbe stato necessario avventurarsi in questo percorso del PD che imbarca acqua da tutte le parti e siamo ancora nella fase del Comitato?

Il Comitato ombra allora, è una necessità. Lo si costituisca senza aspettare altro tempo, lo si proponga a decine e decine giovani dirigenti. Che insegnino un modo nuovo di fare la politica.

Un Comitato la cui generazione è quella del computer, della sintesi ideologica vera che prescinde dalle retoriche e dai populismi. Un Comitato che insegni a transigere, proporre, comprendere anche le ragioni degli avversari politici.

Il giovani possono essere rappresentati solo dai giovani. Ormai lo abbiamo capito.

Nel 2009, chi andrà alle urne, non avrà visto in piedi il muro di Berlino.

Il problema è la scuola, il costo dei libri, le tasse Universitarie, la ricerca, il lavoro precario, il miraggio della casa, il mutuo, il matrimonio, addirittura il sogno di un figlio.

Non è certo con la sclerosi degli anziani, dei perpetratori di organigrammi triti e ritriti costellati di fallimenti che si potrà fondare il Partito Democratico che si va predicando.

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