La Storia è una Signora con la voce bassa che teme solo di essere smentita.
Una della caratteristiche peculiari degli uomini è quella di poter sbagliare. E tutta una vita può non bastare a trasmettere, con pacatezza, né le intenzioni, né l’onestà degli intenti a chi si contrappone, senza metodo, a volerne imbrattare il diario giornaliero di anni ed anni.
Uomini di sinistra del rango di Violante, Fassino e, per ultimo, Betinotti, seppur “dirimpettai”, hanno speso parole di grande stima per quest’uomo in epoche ed in tempi null’affatto sospetti tanto da fargli profferire, nella seduta dell’11 febbraio 2004 n. 422 a seguito del discorso del presidente Violante, con voce spezzata dall’emozione quando l’enfasi viene cacciata a malo modo ed ogni forma di ipocrisia bandita con veemenza: «Il suo intervento, signor Presidente, mi ha profondamente colpito, mi ha commosso, perché la storia è stata rispettata».
Tremaglia ha reso pan per focaccia esaltando e riconoscendo, ad uomini di sinistra, i loro meriti senza condizionamenti concludendo, in quella occasione, con una citazione testuale di Cesare Pavese, comunista, per parte sua.
In quella occasione, come in poche altre, la Signora, la Storia, ebbe la certezza, almeno allora, di non essere smentita. (s.v.)
Onorevole Tremaglia, martedì (per chi legge martedì 13 marzo) si comincerà a mettere mano alla legge elettorale. Sarà cambiata anche quella sugli italiani all’estero, sembra ormai certo.
Stiamo rischiando di porre fine ad una grande conquista ottenuta con caparbietà, costanza ed ostinazione.
Teme che sarà del tutto abolito il diritto, per gli italiani all’estero, di votare? E lo scoglio della Costituzione?
Non c’entra nulla la Costituzione. La legge di attuazione può essere modificata in tutto o in parte senza passaggi costituzionali. Basta emendare l’art. 8, per esempio, eliminando l’obbligo della residenza estera per i candidati e nessuno dei testimoni all’estero sarà mai più in Parlamento. Finirà tutto, scopo, intenzioni ed obiettivi della legge per gli italiani fuori confine.
Da tempo mi sgolo con i 18 eletti, di organizzare una Bicamerale. E’ rimasto l’unico sistema che può fare di 18 debolezze, una vera e propria forza. Non solo, da un punto di vista politico, la bicamerale sarà efficace nell’azione propositiva, ma farà anche da “roccaforte” a difesa e contro tentativi di aggressione nei loro riguardi. Attacchi che si stanno sistematicamente perpetrando.
Posso dire di conoscerli bene. Questa è gente che non è venuta qui ad appendere il cappello. Sono persone in gamba ed armati di buoni propositi ma non hanno l’esperienza che occorre per non disorientarsi. Chiunque comprende che, al cospetto di personalità politiche di lungo corso, le difficoltà di relazionarsi a certi livelli, sono tante.
Lei passerà alla storia per aver modificato per ben due volte la Costituzione cosa che, in questa Repubblica, non era mai successa prima. Eppure ha non pochi detrattori anche in AN. Non è che neanche il suo partito credeva che fosse riuscito nell’impresa?
Perché dice questo? (interrompe l’intervista, cerca tra le carte poi legge): «Se non fosse stato per Mirko Tremaglia, la legge di riforma costituzionale sul voto degli italiani all’estero non sarebbe arrivata in porto – aspetti (cerco di interromperlo)- per la destra è stata una iniziativa storica – aspetti, abbia pazienza (ci riprovo)- è stato un esempio di quello che si può fare quando una causa è giusta…» ecc. ecc.
Sono pezzi estrapolati dalla prefazione al libro “Il voto degli italiani all’estero, una battaglia durata 50 anni”. Fu una iniziativa del gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale della Camera dei Deputati e che raccoglie testimonianze e documenti del cammino faticoso che è cominciato nel lontano 1955.
Perché dice che ho detrattori in An? Sa di chi sono quegli elogi riportati in prefazione? Sono del Senatore Gustavo Selva. Ed il senatore Gustavo Selva fa parte di Alleanza Nazionale.
Però, se lei vuole fare riferimento alla intervista ultima che egli ha rilasciato proprio a lei, sperando che io mi abbandoni in chi sa quali dichiarazioni, improperi, offese ecc., si sbaglia di grosso. Sono ancora capace di esporre le mie ragioni in privato facendo riferimenti precisi a circostanze, luoghi, fatti e storia.
Quanto dichiarato in quella intervista, non mi offende né mi meraviglia. Sono piuttosto contrariato, questo sì.
A pagina 1559 dell’Universale -Le Garzatine- Enciclopedia Generale della lingua italiana volume III edizione del 1982, d’altronde, in alto a destra, non è certo riportato il cognome di Gustavo.
Lei, pur uomo e personalità di destra, ha avuto non pochi riconoscimenti da personalità della politica esponenti della sinistra e lei è stato portato a fare lo stesso. Come mai?
Se lei si riferisce al Presidente Violante, a Fassino e, per ultimo Bertinotti, sì, è vero, devo ammettere che sia così.
Penso ancora ciò che dissi (interrompe ancora una volta l’intervista, trova un documento e legge) l’11 febbraio 2004 quando citai Cesare Pavese: «…se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato per questo ogni guerra è una guerra civile. Ogni caduto somiglia a chi resta e gliene chiede ragione» conclusi, dopo un lungo applauso, ecco legga qua, dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia e di deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-l’Ulivo e della Margherita, DL e dell’Ulivo, c’è scritto qui, nel meccanografico della seduta, guardi. Conclusi dicendo: «Questa è la strada, lo dico a me e a tutti voi, il grande momento, veramente storico, della riconciliazione, della pacificazione nazionale».
Sì, è vero, dalla sinistra mi sono pervenuti grandi apprezzamenti e, se si pensa che in Italia la contrapposizione politica ed ideologica sia così forte…
D’altro canto, però, quando ero ministro per gli italiani nel mondo, nel mio staff pretesi la collaborazione di una persona in gamba, preparata e competente, un certo deputato Pezzoni che era presidente del gruppo DS alla Commissione Esteri, oltre che il Presidente Nazionale Acli il DC Di Matteo altrettanto preparato. Quindi…
Se questa non si chiama pacificazione nazionale nei fatti.
Ha parlato spesso di linciaggi perpetrati ai suoi danni…(mi interrompe)
Non ne voglio parlare. Il rammarico sta tutto nella irriconoscenza che è un sentimento riprovevole per antonomasia. Poi sarà la storia a parlare per me e per quanti con me hanno abbracciato le storie spesso drammatiche di una Italia letteralmente dimenticata, di italiani morti e sepolti in loculi stranieri.
(interrompe ancora l’intervista. Chiede alla collaboratrice un documento. Lo legge): «Visto, tal dei tali…considerata la rilevanza sociale della riscoperta dei valori storici e culturali che hanno accompagnato il processo di emigrazione di massa dall’Italia, sia per il riconoscimento e la valorizzazione del lavoro e del sacrificio dei connazionali emigrati, sia nell’intento di contribuire alla creazione nel nostro Paese di una società ispirata ai valori della solidarietà, dell’accoglienza e delle condizioni civili di convivenza nel rispetto della legalità…tal dei tali…Emana la seguente direttiva della Presidenza del Consiglio:
art. 1 «Le amministrazioni pubbliche, nella giornata dell’8 agosto di ogni anno, designata “Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo”, assumono e sostengono, nell’ambito delle rispettive competenze, iniziative volte a celebrare il ricordo del sacrificio dei lavoratori italiani nel mondo, al fine di favorire l’informazione e la valorizzazione del contributo sociale, culturale ed economico recato con il proprio impegno dai lavoratori operanti all’estero». Firmato Mirko Tremaglia.
Mi sarò ricordato proprio di tutto?
Già, devo partire alle 19.00. Ciao