Il Senatore Gustavo Selva è membro della 4° Commissione permanente difesa, membro della 14° Commissione permanente Politiche dell’Ue, membro della delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea parlamentare della NATO.
L’intervista di seguito riportata, segue ad un articolo del Senatore dal titolo: “Quanti errori sugli italiani all’estero. Se l’Unione sopravvive, è colpa del Polo.
Di questo articolo riportiamo ampi stralci in corsivo che introducono le nostre domande ed assortiscono il colloquio.
Lei si è occupato di italiani all’estero qualche tempo fa?
Sì, tra mille lavori che ho fatto, anche di questo mi sono occupato.
Sono stato corrispondente dall’estero e, per una breve parentesi tra il 1957 al ’59, coordinatore dell’ufficio italiano di corrispondenza di quotidiani e di settimanali che si occupavano di italiani all’estero.
In Canada, nella lontana Australia, nel Regno Unito, naturalmente in Francia, Germania ma soprattutto nei paesi dove era presente la nostra più folta rappresentanza, vale a dire America Latina, Canada ed Australia.
«Per riconoscere il voto agli italiani all’estero, secondo me, fu un errore la “costituzionalizzazione” della circoscrizione estero, sconosciuta a qualsiasi altra legge fondamentale ed elettorale di paesi europei. Ma di questo, Tremaglia, fu irremovibile vedendo, negli italiani all’estero, un popolo a sé. Da tempo non era più così».
Lei denuncia molti errori sugli italiani all’estero. Prevede di abolire il voto degli italiani all’estero?
Visti i risultati che sono stati ottenuti, io non credo che si debba attribuire il potere agli italiani che vivono all’estero. Concedere il potere addirittura ad un solo italiano che vive all’estero dal quale dipende un intero governo è un assurdo. «Mi creda l’amico Tremaglia (e per una volta tanto posso dire pure il “camerata” perché ho l’età per essere stato obbligato anch’io a fare il “sabato fascista” come balilla e fino ad avanguardista) che mi costa un notevole disagio, umano e politico, lo scrivere delle conseguenze che ha avuto, nella prima applicazione la legge per il voto degli italiani all’estero». Nobile è stata sicuramente la volontà di Tremaglia di voler dare una voce agli italiani nel mondo ma ne ha fatto, però, una specie di patrioti italiani in terra d’altri.
Quale è stata la conseguenza di tale atteggiamento?
Ha creato innanzitutto una forte differenza tra la vecchia e la nuova immigrazione. La prima, consisteva in una rappresentanza nostalgica per cui l’esperienza del fascismo era quasi una redenzione.
La nuova immigrazione, però, in modo particolare in Germania, in Francia, in Belgio, ma anche in America Latina, ha assorbito, prima di partire, idee e programmi politici dei partiti italiani ed in modo particolare dei partiti di sinistra.
Di tutto questo si sono accorti i DS che, quali eredi dei comunisti, avevano sempre fortemente avversato la legge elettorale per il voto degli italiani all’estero. Accortisi, dicevo, di questa prerogativa a loro favorevole, sono diventati, di punto in bianco, i migliori sostenitori della legge di Tremaglia. «Tremaglia organizzava i comitati tricolore, che guardavano alla storia del passato mentre comunisti, socialisti, la Acli, i sindacati, con l’aiuto di personale subalterno e locale dei nostri consolati, si organizzavano nei consigli degli italiani all’estero diventati di fatto i gestori delle istituzioni assistenziali e sociali per tutta la nuova e vecchia emigrazione».
La modifica della Costituzione, purtroppo, ha reso, questa legge, un assoluto. La sua applicazione, cioè la legge di attuazione elettorale, ha creato dei grandissimi collegi di cui gli stessi eletti conoscono ben poco creando invece delle condizioni personali limite come nel caso del Senatore Pallaro, diventare addirittura arbitri della vita o della continuazione della vita di un governo.
Verso quale sistema propende allora?
Sono stato sempre favorevole ad una legge elettorale come quella francese simile a quella usata anche in altri paesi. Votare il presidente della Repubblica come nel caso della Francia che è anche il candidato dei francesi che votano all’estero. Ma l’Italia non ha una elezione diretta del presidente della Repubblica, lo stesso primo ministro è già designato stando alle nuove leggi elettorali. Bisognava puntare su questo dato di fatto.
Si sarebbe dovuto votare, secondo me, per i collegi dei senatori e dei deputati da cui provengono, in cui sono nati o in cui hanno interessi reali, coloro che, eventualmente, vogliono rientrare in Italia. Ma, affidare a delle persone che spesso non parlano nemmeno l’italiano, decisioni di portata nazionale, mi sembra una forzatura, un eccesso.
Tra gli altri fatti gravi, c’è stato quello di aver concesso la cittadinanza italiana alla prima generazione, cioè a quanti abitavano all’estero. Poi, successivamente anche alla seconda generazione.
Devo dire la verità, mi pare francamente un ulteriore errore che si è andato ad aggiungere ai brogli.
Mi hanno segnalato, a proposito di brogli, schede elettorali nelle quali c’era la cartolina col nome di Prodi presidente. E questo sempre per la migliore efficienza dell’Unione dal punto di vista organizzativo.
Ora, avendo 12 deputati e 6 senatori eletti all’estero di cui, uno soltanto, è stato determinante per le sorti e la tenuta del governo, vuol dire che abbiamo affidato troppo potere a questi signori.
Essi ne hanno approfittato per ottenere qualche elargizione, ben inteso, legale, a favore di concittadini all’estero di cui, però, il bisogno potrebbe non essere così urgente.
«Ma la somma dei brogli politici si è raggiunta il famoso martedì della fiducia al Senato con il voto del senatore Luigi Pallaro che ha contribuito, col suo voto, a dimostrare che il governo Prodi ha la maggioranza di un voto anche senza il contributo dei senatori a vita: condizione che Napolitano aveva messo per legittimare politicamente la fiducia. La stampella Pallaro, è un accanimento terapeutico…uomo più di destra non si può».
Se Pallaro è di destra, come dice lei, come spiega il suo orientamento in aula?
Questa è un’altra anomalia. C’è chi dice che Pallaro potrebbe aver ricevuto delle pressioni da parte del governo argentino in quanto, come imprenditore, avrebbe concessioni governative. Lui ha smentito ed io credo alla sua parola.
Se si dicesse che lei ce l’ha con gli eletti all’estero?
E’ impossibile poter pensare che una persona che non ha a che fare minimamente con l’Italia, che non legge un giornale italiano, che guarda appena le partite di calcio alla televisione, possa riuscire a capire che cosa rappresenti questo voto nel meccanismo di ripartizione del consenso.
Essi hanno scarsa conoscenza del nostro sistema politico.
E’ gente, la maggior parte di loro, interessata solo al sindacalismo ed all’assistenza. Premetto che ho visitato 83 paesi nei 5 anni in cui sono stato presidente della Commissione Esteri, ho avuto modo di toccare con mano.
Degli italiani di cui Mirko Tremaglia parlava che avrebbero portato la nuova imprenditoria, devo dire la verità, ne ho visti pochissimi. Qualche unità. Ne ho trovati di interessati, per esempio, a Caracas, alle elezioni che Chavez non voleva concedere perché pensava che questi avrebbero votato contro di lui.
«Tremaglia è l’unico parlamentare italiano che possa dire di avere dato il nome a due riforme costituzionali per eleggere nel nostro parlamento dodici deputati e sei senatori. Tremaglia li voleva apartitici rappresentanti degli italiani che hanno speso la loro vita nelle attività professionali, onorando il nome dell’Italia. Ricorso che nel progetto di legge elettorale che Mirko Tremaglia avrebbe privilegiato era quello, mai presentato, di una lista unica di italiani senza partito».
Lei è convinto che ci sarà una correzione per il voto degli italiani all’estero?
In occasione della riforma della legge elettorale, bisognerà mettere mano anche a questa. Confermo che l’unica riforma costituzionale forte della nostra Costituzione, sia stata quella per il voto degli italiani all’estero. Ha ragione Tremaglia a dichiararsi onorato di aver fatto una cosa così. Ma credo che i risultati che questa riforma ha realizzato siano scadenti e che lo stesso Tremaglia sia pronto a riconoscerlo.
Tremaglia pensava ad una sorta di gran listone unico in cui fossero rappresentati tutti. Ma si sono ben guardati, quelli della sinistra, per le ragioni che ho enumerato in precedenza, a concedere questo vantaggio agli avversari rinunciando alla loro migliore organizzazione per poter incidere meglio sull’esito elettorale.
Poi, ha commesso un altro errore, quello di essersi ostinato a non volere l’accordo con la Cdl sperando e puntando, con un certo orgoglio anche giustificato, sul suo nome. Invece tutti sappiamo cosa è accaduto.
La modifica della legge sul voto, può arrivare anche senza un nuovo passaggio costituzionale?
Può essere cambiata tutta la legge. Si può togliere ed aggiungere il voto di preferenza, per esempio.
Ritengo che si dovrebbero formare liste di partito chiuse ed anche le denominazioni dei partiti dovrebbero avere gli stessi nomi che hanno in Italia in modo da non confondere la gente. Molti mi chiedevano dove fosse finita la lista di Alleanza Nazionale.
Inoltre, bisogna fare in modo da impedire che l’attivismo di sinistra, possa incidere ed orientare il voto.
Creda a me che sono Emiliano-Romagnolo e conosco bene questi meccanismi di ricerca del consenso della sinistra. Come quanti si sono offerti di “aiutare” gli anziani e le casalinghe, a votare. Ciò al dice lunga sulle modalità e sulla regolarità dello svolgimento delle votazioni.
ll voto degli italiani all’estero, è stata l’unica novità di questa Repubblica dalla 1948 ad oggi, è stata più inutile o più dannosa?
Più che novità, la definirei eccezionalità perché siamo i soli in Europa. Chi può essere interessato agli affari politici italiani? O colui il quale ha molti parenti in Italia e quindi vuole aiutarli seguendo una linea direttrice che i parenti stessi gli consigliano, o chi pensa di ritornare in Italia un bel giorno. Viene di pensare ad un problema risolvibile con la conoscenza del sindaco che magari può concedere oppure negare una certa autorizzazione ecc.
Ma per il resto che dire? In Australia, in Africa del Sud, al Polo Nord, che interesse può avere un italiano che vive lì?
L’interesse glielo si procura e glielo procura l’attivismo pressante all’estero ancor più che in Italia. Attivismo che è fatto da professionisti della politica, da gente fa solo politica, dal sindacato o dall’associazionismo.
Il voto degli italiani all’estero è stato inutile e dannoso insieme. Nel senso che, anche se non fossero stati così determinanti, come è stato il caso Pallaro, altrettanto poco determinanti sarebbero stati per modificare le condizioni delle comunità italiane fuori dal territorio nazionale.