Eletta in Venezuela, l’on. Bafile dell’Unione, prosegue, nel lavoro a favore degli italiani all’estero, l’impegno che fu di suo padre.
«Soprattutto rendere i Consolati dei luoghi in cui le leggi si applicano. In questo momento noi abbiamo la beffa di leggi che nella realtà non vengono applicate»
Lei è la prima firmataria di una proposta di legge per l’erogazione di un assegno di solidarietà ai cittadini anziani residenti all’estero
Questa è una proposta di legge che non è nuova. Già nella passata legislatura era stata introdotta da altri deputati dell’Ulivo ed è un progetto sul quale lavora da tempo anche il CGIE ed i Comites e per il quale i patronati, in testa, l’Inca, hanno raccolto più di 50.000 firme. E’, insomma, una delle grandi battaglie che portiamo avanti soprattutto noi dell’America latina perché è soprattutto lì che si concentra la fascia di italiani che sono in condizioni di estrema indigenza. Chiaramente, i problemi degli italiani all’estero sono tanti e vanno affrontati con una certa serenità. Abbiamo cinque anni davanti e non è che tutto si possa risolvere in un giorno. Ma questo lo considero un problema assolutamente prioritario perché qui parliamo della vita delle persone anziane che da tempo stanno aspettando un segnale dall’Italia e che quindi meritano di essere presi in considerazione da un governo di centrosinistra che, tra l’ altro, si è impegnato in questo senso.
Di quanto sarebbe l’importo?
Diciamo che l’importo è una cifra che si aggira tra i 120 ed i 125 euro, molto limitata. Una cifra certamente inferiore a quella cui dovrebbe fare fronte l’Italia qualora questi italiani decidessero di tornare in Italia a trascorrere qui gli ultimi anni della loro vita perché, automaticamente, avrebbero diritto a percepire la pensione sociale. Pensione sociale che agli italiani all’estero non viene corrisposta. Questa è sicuramente un’altra battaglia da fare ma, realisticamente parlando, in questo particolare momento, non è proprio pensabile una proposta in questo senso. Come stanno le cose e, molti lo stanno facendo, quelli che sono afflitti da gravi, gravi difficoltà, cercano di rientrare in Italia in qualsiasi modo e poi, una volta in Italia, hanno diritto, come cittadini italiani, alla pensione sociale alla stregua di tutti i cittadini italiani in patria.
A questo progetto mancano le firme degli onorevoli Razzi e Cassola, come mai?
Si deve considerare che la proposta è stata presentata prima delle vacanze estive, per cui, devo ammettere, non ho proprio neanche chiesto, agli onorevoli Razzi e Cassola. Non è che abbiano negato di sottoscrivere la proposta.
L’ha sottoposta al vaglio di candidati del centrodestra, crede che l’avrebbero avallata?
No, la verità è che non l’ho proprio sottoposta all’attenzione del centrodestra. Ho raccolto rapidamente le firme dei deputati che sapevo essere più interessati a portare avanti questa proposta e poi ho voluto presentarla senza ulteriori ritardi essendo un progetto che prevede una riflessione sulla spesa. Ma credo che anche i deputati del centrodestra avrebbero avuto interesse a sottoscriverla perché perora una giusta causa, è un problema che trova tutti d’accordo.
Anche se la copertura finanziaria è presa da un quota parte del gettito derivante dal ripristino dell’imposta sulle successioni e donazioni sui grandi patrimoni?
Quella della reintroduzione della tassa sulle successioni, è un punto del programma di Prodi, non è che l’ho inventata io. Se poi, per qualche motivo non verrà reintrodotta, si potranno cercare altre strade. Comunque c’è da dire anche una cosa, che l’Inps, attraverso appunto la campagna per la verifica dei redditi, praticamente ha risparmiato moltissimi soldi sulle pensioni che vengono erogate all’estero. Nella proposta ho dato una indicazione, non è che necessariamente deve essere quella.
Politicamente, tra i deputati eletti all’estero, gode fama di essere una di punta, questo è dovuto al suo carattere o alla sua formazione politica?
Credo che questo sia dovuto al mio passato di giornalista che, da tanti anni, fa le battaglie per l’immigrazione e poi anche alla mia formazione politica che è stata sempre molto chiara e sempre molto trasparente. E’ da tanto che porto avanti queste istanze che sono state sostenute, prima di me, da mio padre. E’ quasi una storia di famiglia. Noi abbiamo un grande giornale, La Voce d’Italia che viene pubblicato, ormai, ininterrottamente da 56 anni. Le istanze degli italiani all’estero sono il pane quotidiano. Ho partecipato a conferenze, convegni ecc. sempre su questo tema tra l’altro anche sul versante donna con particolare attenzione alle problematiche femminili. Non è certo che sia arrivata in Parlamento per opera di qualche strano meccanismo politico, sono arrivata qui perché ho alle spalle anni ed anni di esperienza nel mondo dell’immigrazione.
I rapporti con gli altri deputati eletti in Italia, voi dell’estero non sembrate aver riscosso l’attenzione necessaria
Non sono d’accordo su questo. Per quanto riguarda il nostro gruppo, siamo stati valorizzati tutti e c’è stato anche riconosciuto la possibilità di scegliere le commissioni cui appartenere. No, non è vero che non abbiamo riscosso l’attenzione necessaria, per lo meno quanti appartengono al mio gruppo. Per quanto mi riguarda, non desidero neanche diventare il “caso”, preferisco entrare nel parlamento italiano come un qualsiasi parlamentare italiano senza essere guardata come una “diversa”. Essere considerata come una deputata qualsiasi senza denominazioni, significherà che tutto quanto riguarda gli italiani all’estero sarà diventata prassi e consuetudine e non la storia di un “pianeta” sconosciuto. Questo per noi è fondamentale. Allora si comincerà a ragionare sulle nostre istanze in maniera diversa allargando i confini nazionali anche a quanti vivono all’estero. Gli italiani all’estero rappresentano una ricchezza enorme per l’Italia, e lo dico senza enfasi. Certo, devo ammettere che non è stato facile. All’inizio con il dito accusatore della destra contro di noi, destra che ha mal digerito il rospo delle elezioni all’estero che dava invece per scontate a causa della incapacità di capire questo atteggiamento bizzarro di chi arriva e pensa di sapere tutto ma non riesce ad ascoltare e capire. All’inizio siamo stati schiacciati da questa campagna elettorale che continuava anche dopo l’esito delle elezioni. Siamo stati oggetto di un lessico pesante fatto di accuse che non hanno reso semplice, soprattutto il primo mese di lavoro, l’approccio. Per quanto riguarda i colleghi di tutta l’area di centrosinistra, non mi sono sentita né trascurata né messa da parte.
Cosa bolle in pentola, quale sarà il suo prossimo progetto?
Insieme ai colleghi dell’Ulivo, con i quali stiamo portando avanti un lavoro congiunto, i punti fondamentali sono : la ristrutturazione dei Consolati. Soprattutto rendere i Consolati dei luoghi in cui le leggi si applicano. In questo momento noi abbiamo la beffa di leggi che nella realtà non vengono applicate. Fare in modo che i Consolati si trasformino in luoghi dove gli italiani all’estero ricevano un servizio serio ed adeguato; poi il problema della cittadinanza che sia o rivista o ristudiata in termini di proposta di legge globale oppure attraverso gli istituti dell’emendamento su proposte di legge già presentate. Attualmente esistono tante sbavature che vano riviste; un grandissimo tema, quello degli Istituti di Cultura, delle scuole, dei corsi di lingua italiana. Questo va affrontato in maniera seria ma è un lavoro veramente grande perché non è un problema degli italiani all’estero ma un discorso di politica estera. Si tratta di capire, nell’ambito della politica estera, quale ruolo il governo Prodi vuole dare agli italiani all’estero. Da quello poi deriva il resto, i Consolati, la cittadinanza ecc. dove la collegialità e la serietà dei corsi di italiano, per esempio, aiutino a far proliferare gli scambi culturali. Personalmente mi faccio portavoce delle problematiche locali dei territori nei quali sono stata eletta, per alcune di queste, anche con risvolti positivi. In Venezuela abbiamo il problema delle confische di terre e di case, invasioni di terre e di case, per quanto riguarda il Perù e Bolivia, le comunità che io uso denominare di italiani dimenticati, ho preso un forte impegno. Si tratta di riuscire ad ottenere convenzioni bilaterali in tema di previdenza sociale. A questo proposito, il governo del Perù, nella mia ultima visita, mi ha consegnato il progetto di convenzione che, immagino, sia arrivato anche qui al Ministero degli Esteri. Io mi impegnerò affinché si arrivi ad una firma di questa convenzione ma vorrei che fosse estesa anche alle altre comunità piccole che, non per questo, devono godere di diritti “piccoli”.
Il suo sogno quale potrebbe essere?
Il grande sogno di creare, insieme alla fondazione della Presidenza della Camera, un appuntamento culturale molto importante per far capire all’Italia quanto grande, quanto ricca sia la cultura che hanno costruito gli italiani all’estero nell’arco delle generazioni grazie alla mescolanza tra la cultura d’origine e quella del luogo. Noi in Sud America, viviamo in Paesi che, proprio perché versano in situazioni di continua precarietà, abituano l’essere umano a reiventarsi, a ricostruirsi e quindi a mantenerne molto viva la creatività. Secondo me, è un qualcosa che può soltanto arricchire moltissimo l’Italia. Come tutti i Paesi europei, l’Italia spesso vive di momenti di “ingessamento” creativo.
Se le venisse sottoposto una proposta di legge dall’opposizione, per esempio, da Forza Italia che lei ritenesse giusta, avrebbe preclusioni di carattere politico oppure paletti da parte del gruppo?
No, assolutamente. In nessun momento dal gruppo è mai arrivato un segnale di non firmare o controfirmare delle proposte di legge che arrivano dai banchi del centrodestra. Qualora si presentasse una proposta di legge che considero positiva per gli italiani all’estero, io la controfirmerò.