“Rai international” e l’informazione per gli italiani nel mondo.
Una “denuncia” sensata. Il Comitato di Redazione di Rai International, mostra tutta la sua compostezza e serietà alla luce delle condizioni nelle quali è costretto a lavorare. Non una sterile discolpa quindi.
Si è tenuta il 24 luglio, la conferenza “Rai international” e informazione per gli italiani nel mondo voluta ed organizzata dal vice ministro Franco Danieli. Il tavolo dei lavori era presieduto dal ministro per la comunicazioni Onorevole Paolo Gentiloni, dall’Onorevole Ricardo Franco Levi sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio oltre che dal vice ministro. A seguire la breve quanto puntuale apertura del vice ministro agli Affari Esteri con delega per gli italiani nel mondo, c’è stata la relazione del ministro Gentiloni e quella dell’on. Levi. Ma, verso la conclusione dei lavori, diremmo, solo verso la fine, l’uditorio, composto da un assortimento variegato di deputati e senatori nonché di giornalisti, si è potuto avere la possibilità di ascoltare una voce rilevante perché parte in causa: quella del comitato di redazione di Rai International. Per bocca di Paolo Bernardi, il comitato di redazione di R. I., ha avuto modo di esporre, con compassata cadenza e lucida esposizione, le condizioni nelle quali essi sono costretti a lavorare. Gli intervanti del vice ministro Danieli, del ministro Gentiloni e del sottosegretario Levi avrebbero avuto ben altro tenore se, avessero avuto la possibilità di seguire, anziché precedere, questa relazione. Vi è stato, senza dubbio, un errore di metatesi locativa nella esposizione degli oratori. Non era certo l’ordine gerarchico delle personalità presenti a dover dettare la precedenza degli interventi, bensì la consecutio di una esposizione logica delle problematiche da affrontare. «Il 21 giugno 2006 l’Assemblea che rappresentiamo, con un colpo di spugna, ha voluto mettere la parola fine ad un passato complessivo non più tollerabile, sfiduciando per la terza volta in cinque lunghi anni, il Direttore della Testata». Le deficienze del servizio di Rai International, vengono patite da tutta la redazione. Redazione che non ha mancato di esporre, senza esitazioni, le proprie difficoltà umane e professionali. «Fino ad oggi siamo stati trattati per quello che non siamo: giornalisti, lavoratori di serie B, uomini e donne da turlupinare» – ha recitato un passo della relazione. I censori, si astengano dal giudicare il lavoro di questi giornalisti se non conoscono le condizioni nelle quali sono costretti a lavorare: «Abbiamo realizzato le Tribune Elettorali nel mondo, tra sforzi incredibili, senza mezzi, in studi improvvisati, interpretando tutti i ruoli possibili, non solo quelli giornalistici. Lo abbiamo fatto, noi della Redazione, per vero spirito di servizio, pensando di poter capitalizzare tanti sforzi. E invece nulla!». La Testata è composta da circa 35 giornalisti a tempo indeterminato ed altrettanti a termine. Uno “staff” assolutamente insufficiente dove l’informazione diventa impossibile per quantità e qualità del servizio e contro la stessa natura del principio stesso di informazione: «Siamo talmente pochi che non riusciamo a produrre praticamente niente di nostro…ci sono giorni in cui le redazioni sono composte al massimo da due persone!». Senza contare che, all’assoluta mancanza di prodotto “fresco”, bisogna sopperire con quanto la Televisione nazionale offre di già confezionato. Per essere presenti, quando non addirittura assenti: «episodi sconcertanti sullo stampo della mancata messa in onda, solo pochi giorni fa, di un giornale radio della nostra Testata per carenza di personale», è necessario «fare il copia incolla informativo».
Da una redazione ridotta in questi termini, davvero non si può pretendere un servizio efficiente. Dove manca sempre un centesimo per fare viaggi, dove non è possibile presenziare tra le Italie sparse nel mondo, dove soprattutto «il settore informativo televisivo di Rai International non ha neppure la diretta! Si può immaginare niente di più assurdo? Informazione senza diretta!», come si può pensare di muovere qualche critica che, troppo spesso, risulta ingiusta ed ingenerosa?
Il ministro, con la sua compassata relazione, ha praticamente ammesso che il settore va riorganizzato e che le velleità, pur rimanendo nell’alea del fattibile, non sono prive di difficoltà. Stesso tenore il discorso del sottosegretario on. Levi. Morale della favola: avrà un bel daffare il vice ministro Danieli per risolvere la questione. In questa fase delicatissima che sta affrontando il Governo tra voti di fiducia e disaccordi tra la maggioranza, non per ultima la votazione sull’indulto alla Camera, non sarà certo la questione di R.I. ad essere risolta a breve scadenza. Ma il problema è stato sollevato. La redazione ha fatto da parafulmine accollandosi le ire di tutti a causa del servizio scadente. Causa di una informazione tardiva, trasmessa in ore notturne quando gli italiani all’estero, per via dei fusi orari, sono a letto a dormire. Ad essa ed al suo cattivo servizio sono stati attribuiti i disagi e gli errori degli elettori avutesi nei seggi esteri. R.I. come appendice non inutile alla bisogna, ma addirittura deleteria. Sarebbe invece opportuno, per completezza di informazione, che l’intervento del comitato di redazione di R.I., fosse riportato integralmente, se non altro, per giustizia, per la possibilità obiettiva di difendersi non con scuse, non con chiacchiere vane, inutili e senza costrutto. Ma con l’ammissione dei loro limiti e delle evidenti difficoltà di cui si fanno carico ogni giorno che passa e che non garantiscono buona qualità al servizio: «Per questo ci paga la Presidenza del Consiglio dei Ministri? Per fare praticamente il copia incolla informativo? Stiamo parlando di ore di produzione o di ri-produzione?».
L’intero comunicato, però, non ha potuto godere della presenza e dell’ascolto del vice ministro Danieli che è dovuto recarsi al Senato per le imminenti e delicate votazioni. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio on. Levi, si è spesso distratto ed infatti il relatore, Bernardi ha dovuto, con molto garbo, richiedere la sua attenzione soprattutto nei passaggi cruciali di quella che era divenuta, intanto, una vera e propria denuncia.
Per una volta, una volta tanto, è giusto dare voce, offrire almeno una possibilità di difesa a quanti, a questo punto, sono messi all’indice tacciati quasi di negligenza ed inefficienza, quando, invece, ragioni obiettive ed oggettive, ne sgravano, e di molto, le responsabilità. «Vorremmo tanto essere presenti anche in Europa e in Italia, con apposite finestre nei palinsesti nazionali sullo stile di RaiNews24. E’ un sogno di tutti noi, non lo nascondo. Significherebbe attivare quel meccanismo di informazione di ritorno di cui giustamente si parla».
Il Comitato di redazione, ha messo a nudo tutte le proprie difficoltà, facendosi carico anche della mortificazione che tutto questo ha comportato. Bisogna dare atto a tutta la redazione della propria serietà intellettuale, degli sforzi enormi profusi nell’offrire, ad ogni costo e comunque sia, un servizio nonché della volontà espressa, non solo di continuare, ma di impegnarsi di più e a ben altri livelli per intensificare e migliorare i lori servigi.
Purtroppo, come spesso in questi casi accade, la disinformazione in atto e il “j’accuse”, nei riguardi di R. I., è stato a senso unico. Noi stessi che scriviamo, non eravamo a conoscenza delle condizioni nelle quali, questi giornalisti sono stati costretti a lavorare sino ad arrivare quasi alla negazione stessa della loro professione. A questo punto, è d’obbligo attendere le determinazioni del vice ministro Danieli in proposito, e nel fare questo, non vorremmo essergli neppure camicia, conoscendo la fase di estrema difficoltà della maggioranza di governo in questa primissima fase di legislatura e dell’assoluta mancanza di risorse. «Ma cosa si può sperare se, oltre che a dover fare i conti con la carenza di organico, in un incontro di qualche mese fa tra Rai e Comitati di Redazione sulla innovazione tecnologica televisiva, ci è stato detto che non sono previsti investimenti di alcun tipo su Rai International per i prossimi due o tre anni. Ne prendiamo sconsolatamente atto. Ma non riusciamo davvero a capire come realizzare i nostri sogni di gloria o come dovremmo affrontare un mercato internazionale, sul quale abbiamo almeno cinque anni di ritardo, con le tecnologie e i mezzi che abbiamo attualmente».
Un’opera di informazione, nel senso di farsi latori delle difficoltà finora espresse, potrebbe essere svolta dagli stessi parlamentari eletti all’estero. Essi, oggi, possono avere la consapevolezza che R. I., non è la Rai. E’ una organizzazione obsoleta nelle strutture ed appena moribonda nel servizio e che, se questo servizio ancora non è morto e seppellito, lo si deve alla caparbietà, alla professionalità, alla passione dei giornalisti che vi lavorano e spesso, troppo spesso, mossi solo da spirito di servizio al quale non sanno derogare.