Eureka, il genio degli antichi

Eureka! Il genio degli antichi.“ Così la Sovraintendenza di Napoli e Caserta ha titolato la mostra di reperti e macchine funzionanti dell’età ellenistica al Museo Archeologico partenopeo. “Eureka!”, il grido famoso, la notizia meravigliosa, l’annuncio per eccellenza della scoperta, l’Ave a Maria della scienza. Archimede regalò un “finalmente” orgoglioso, pacato ed esuberante al tempo stesso a tutto il mondo. La mostra, voluta e curata da Eugenio Lo Sardo, espone circa 200 pezzi provenienti da musei di tutto il mondo formando sezioni su: Macchine del Mito; Foro d’Alessandria; Alessandro Magno; Archimede; prodigi dell’acqua, della musica e dell’acustica. Tra i pezzi più significativi le riproduzioni dell’ottagonale della Torre dei Venti di Andronico, l’orologio ad acqua di Ctesibio e quello che Lo Sardo ha definito: «un vero calcolatore astronomico che prevedeva il sorgere ed il tramontare dei pianeti frutto dell’ingegno sinergico di sapienti meccanici, tornitori, matematici ed astronomi»: il meccanismo di Anticitera. Certo che, mi rivolgo a voi della colonna accanto (In Grecia), tra Aristarco di Samo, Ctesibio, Andronico ed Archimede, avete partorito geni di valore assoluto in grado di misurare la circonferenza della luna e del sole, di operare di cataratta, di spedire la luce del faro d’Alessandria alla distanza di 50 km quando i romani, tra lance, corazze e scudi, allenavano solo i muscoli. Complimenti! Siamo stati noi, invece, quelli di questa colonna (In Italia) nel 212 a.c. con il sacco di Siracusa ad assassinare Archimede mentre, ce lo racconta Plutarco, questi si recava a donare un planetario a Marcello vincitore. Signore, avrai mai potuto perdonare quell’incosciente soldato romano? Il sacco di Siracusa segnò la fine della escalation scientifica dell’ellenismo. Trecento anni, dalla morte di Alessandro Magno 323 a.c. alla battaglia di Azio 31 a.c., bastarono ai Greci per cambiare il mondo trattando di medicina, geometria ed astronomia imponendo la loro lingua dalle rive del Mediterraneo sino alla valle dell’Indio senza contare che la Scienza non esisteva ancora, al massimo si parlava di natura (physis). «Nella Roma Repubblicana nessuno fu in grado di creare oggetti simili a quelli costruiti dai Greci, mentre Tolomeo Filadelfo poneva le fondamenta del faro nel 283 a.c., i romani facevano la guerra – tanto per cambiare – ai Galli ed ai Sanniti (sic!)» ha chiosato Lo Sardo.

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