Piazza Fontana, il caso Calipari, gli omicidi di Angelo Izzo
Sono bastati “appena” 36 anni per chiudere il processo sulla strage di Piazza Fontana. L’unica cosa certa è che il 12 dicembre del 1969 una bomba scoppiò alle 16,25 nella Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano: 17 morti ed 84 feriti. Nessun colpevole rubricato. La Cassazione: «annulla senza rinvio la sentenza impugnata nei confronti di Tringali Stefano perché il reato è estinto per prescrizione. Rigetta il ricorso del Procuratore Generale ed i ricorsi delle parti civili: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Interno, Provincia e Comune di Milano, Provincia di Lodi, nonché di tutte le parti civili ricorrenti in solido al pagamento delle spese processuali». Il cronista si astenga da qualunque considerazione del merito della sentenza della Suprema Corte, ma i morti son morti davvero e se i signori Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni sono stati assolti è perché sono risultati innocenti allora diciamo: meno male. Ma turba non poco sapere che i responsabili di quel pomeriggio l’abbiano fatta franca.
Stenderemo un velo pietoso sulle vicende di Ustica, per carità, ma l’uomo della strada rimane allibito al cospetto di fatti per i quali non risulta possibile addivenire alla verità. Nicola Calipari, tutti lo conoscono ormai per aver salvato la vita a Giuliana Sgrena il 4 marzo, è caduto in Iraq sotto i colpi dei militari americani sul posto di blocco BP541 a due passi dalla salvezza. Ebbene, la Commissione mista di italiani ed americani, istituita apposta per fare luce su quanto accaduto, è pervenuta a due conclusioni diverse. Infatti i due rapporti, 62 pagine quello italiano e 42 quello americano, divergono su molti punti essenziali. In quello italiano si insiste sulla mancanza di segnalazioni adeguate, sulla irrilevanza della velocità della Toyota Corolla, sulla non obbligatorietà di informativa agli americani dell’operazione, la non esistenza di immagini satellitari, della inesperienza del militare che fece fuoco, della rimozione dei bossoli sul luogo della sparatoria; il rapporto statunitense ribatte punto su punto: le segnalazioni in inglese non sarebbero servite agli italiani che non capiscono la lingua, l’auto viaggiava a forte velocità 80 Km/h, i militare del posto di blocco ignoravano l’arrivo degli italiani, la Cbs sostiene che le autorità americane siano in possesso di riprese satellitari di quanto accaduto, i militari americani sono dei professionisti ben addestrati non sparano per paura, che i bossoli siano stati rimossi non è fatto rilevante ai fini dell’indagine. Il cronista si astenga da qualunque considerazione del merito delle distonie nei due verbali, ma Nicola Calipari è morto davvero nell’esercizio di una funzione d’altissima specializzazione portata, peraltro, a buon fine. Mario Lozano, il militare che sparò su ordine del capitano Michael Drew, viene assolto con formula piena dagli americani ai quali candidamente ha confessato: «Ho sparato perché mi sentivo minacciato, pensavo alle mie figlie…».
Angelo Izzo ha confessato: «Sono colpevole dell’omicidio di Maria Carmela e Valentina Maiorano. Escludo categoricamente di averle violentate». Meno male che l’opinione pubblica ha avuto l’assicurazione che non ha stuprato le sue vittime prima di ucciderle. Ma, a pensarci bene, sarebbe stato meglio, potendo scegliere, subire uno stupro piuttosto che perdere la vita? Angelo Izzo conosciuto come “il mostro del Circeo” insieme a Gianni Guido ed Andrea Ghira (mai catturato) fu condannato, nel 1975, all’ergastolo per aver seviziato due ragazze romane per 36 ore: Donatella Colasanti, miracolosamente sopravvissuta fingendosi morta e Rosaria Lopez, uccisa. Izzo, il 28 aprile scorso ha approfittato delle semilibertà per commettere il duplice omicidio. Ci si chiede come mai ad un personaggio così pericoloso sia stato concesso il regime di semilibertà mettendolo in condizione di ammazzare nuovamente. Il cronista si astenga da qualunque considerazione del merito del provvedimento preso dal Tribunale di sorveglianza di Palermo ma Maria Carmela e Valentina Maiorano sono morte davvero quel giovedì soffocate per mano di chi doveva essere recluso o, perlomeno, vigilato da molto vicino. Il Ministro Castelli ha avviato una ispezione per valutare se i giudici abbiano commesso un grave errore in buona fede oppure si tratti di negligenza l’aver concesso il regime di semilibertà al sig. Izzo. Piazza Fontana, il caso Calipari, gli omicidi di Angelo Izzo riempiono, in questi giorni, le pagine di tutti i giornali. Raccontano di errori, di morti, di soluzioni difficili da conseguire, di controversie in cui le uniche cose certe sono le vittime. Si ha quasi la sensazione che, per alcuni fatti, non sia oggettivamente possibile fare luce per cui non resta che rassegnarsi. Forse solo il tempo, “galantuomo”, darà risposte certe.