La scienza e,a volte,vicissitudini della vita ci portano a credere solo a tutto ciò che é tangibile e confutabile.La stessa storia di San Tommaso che non credette alla resurrezione del Signore,se non vedendo,é la spiegazione della necessità,talvolta sentita come qualcosa di imprescindibile,di avere palesi dimostrazioni.Ebbene questa é una problematica assai comune per tante persone e io personalmente sono molto stanca di questa necessità che ritengo abbastanza infantile e direi anche scomoda.
Scomoda si,perché certe cose vanno credute e basta,soprattutto qualora si tratta di percezioni soggettive,come emozioni,sentimenti,dolori oppure semplicemente di situazioni che ,quando accadono,vanno solo capite e accettate per quello che sono.
Ogni persona ha i propri gusti,i propri limiti di pazienza,la propria soglia del dolore!Credo che la vera urgenza sia una maggiore tolleranza per l'altro…e se proprio devo dire la mia dovremmo sforzarci anche di una più intensa empatia,cioé di un'immedesimazione nell'altro,provare ad ampliare la mente verso una più serena convivenza di diversi punti di vista,criticare meno ció che per noi,per la nostra esperienza,la nostra conoscenza é ignoto,impossibile.Una più leggera pressione del bisogno di provare per credere.
Di Monica Saia