Medici e operatori sanitari del Friuli V.G. aderiscono all’appello della Società  Italiana di Medicina delle Migrazioni

A cura di Augusta De Piero

Cari amici,
il 31 0ttobre avete pubblciato una mia lettera-appello a proposito della richiesta al Presidente dell'Ordine dei Medici della mia provincia di intervenire in merito alle proposte della Lega Nord, che ormai fanno parte del pacchetto sicurezza in discussione al Senato, con cui si vogliono negare agli stranieri privi di permesso di soggiorno le cure e le forme di prevenzione già previste, imponendo ai medici l'obbligo della delazione.
Un gruppo di un centinaio di medici, operatori sanitari e anche cittadini della regione Friuli Venezia Giulia ha firmato, in forma del tutto spontanea e non organizzata, il comunicato che vi allego.
Oggi su un quotidiano locale é stata pubblicata la risposta a quel comunicato del presidente dell'Ordine.
Ve ne trascrivo la dichiarazione:
“L’Ordine dei medici accoglie e sottoscrive l’appello di medici e cittadini e della Simm (Società italiana di medicina delle migrazioni) per chiedere il ritiro degli emendamenti sul pacchetto sicurezza. “Se dovessero passare i provvedimenti annunciati dal Governo – sostiene l’Ordine- i medici dovranno rifiutarsi di denunciare i pazienti immigrati irregolari, esercitando l’obiezione di coscienza per non venir meno ai principi etici e deontologici della professione”. “Il medico –ha detto il presidente dell’ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Udine, Luigi Conte, criticando il ministro Sacconi- non é un delatore e risponde all’obbligo deontologico di garantire l’assistenza a tutti senza distinzioni di età, sesso, etnia, religione, nazionalità,condizione sociale e ideologia”.
La risposta, nella sua determinazione a rivendicare l’onorabilità e i fondamenti etici della professione sanitaria, é altamente apprezzabile, ma, secondo me, resta aperto un problema che appartiene alle organizzazioni politiche: che senso avrà l’eventuale obiezione di coscienza nella struttura sanitaria pubblica, e comunque per attività di cura che non possano essere esercitate in uno studio professionale, dove la tessera sanitaria va esibita ad un ufficio, le vaccinazioni vanno registrate su un apposito albo ecc. ecc. e quindi la condizione di “non regolare” del diretto interessato/a alle cure sue e dei suoi figli si manifesta ben prima e al di là del rapporto diretto medico-paziente? Ricordo che oggi per i privi di permesso di soggiorno (che possono essere anche richiedenti asilo in attesa di risposta) esiste una tessera particolare con il codice STP (stranieri temporaneamente presenti).
Basterà, nel giro di interventi necessari per una prenotazione, la registrazione di una vaccinazione ecc. ecc. una persona di fede xenofoba a distruggere un'intera famiglia nelle sue speranze di vita?
Io temo di sì e sono certa che per questa devastazione nessuno organizzerà un family day.
Io prego chiunque abbia una risposta di renderla nota perché il problema mi sembra di immediata e urgente attualità
Augusta De Piero

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COMUNICATO STAMPA

L’adesione di medici e operatori sanitari del Friuli V.G. all’appello della
Società Italiana di Medicina delle Migrazioni S.I.M.M.
per ritirare l’emendamento che modifica l’art. 35 del T.U. sull’immigrazione.

Anche per molti medici e operatori sanitari e sociali del FRIULI VG modificare o abrogare alcune disposizioni contenute nell’art 35 del testo unico sull’immigrazione è un atto inutile e dannoso.

Nell’ambito della discussione in Senato del cosiddetto “Pacchetto Sicurezza” è stato depositato da alcuni esponenti della Lega Nord un emendamento che cerca di cancellare uno dei principi fondamentali della politica di tutela della salute collettiva e cioè la possibilità per tutti gli immigrati, anche se irregolari, di accedere ai servizi sanitari in caso di bisogno.

I medici e gli operatori sanitari e sociali sono in particolare preoccupati dalla proposta di abrogare il comma 5 dell’articolo 35 del Testo Unico sull’immigrazione, che prevede che l’accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”.
Questa norma presente nell’ordinamento italiano già dal 1995, pemette non solo di “aiutare/curare l’immigrato irregolare” (dovere imprescindibile del medico!) ma anche di tutelare la collettività come prevede la Costituzione; il rischio di segnalazione creerebbe una paura insormontabile per l’accesso e spingerebbe ad una “clandestinità sanitaria” pericolosa per l’individuo ma anche per tutta la popolazione in generale (si pensi al rischio di diffusione delle malattie infettive se non tempestivamente diagnosticate !)
E’ assolutamente evidente –sottolineano i medici – come le malattie non facciano distinzione di status giuridico né di etnia o colore della pelle. Togliere a qualcuno la possibilità di curarsi, vanificherebbe il lavoro fatto negli ultimi 13 anni che ha prodotto importanti successi nell’ambito sanitario come ad esempio la riduzione dei tassi di Aids e di Tubercolosi, il miglioramento degli indicatori di salute materno infantili. Inoltre si deve sottolineare che l’utilizzo tempestivo e appropriato dei servizi e delle cure produce un evidente contenimento dei costi e contribuisce ad evitare più complessi e costosi provvedimenti di prevenzione e sanità pubblica.
Gli operatori che hanno sottoscritto l’appello della SIMM ritengono quindi inutile e dannoso modificare l’articolo 35, evidenziando una serie di pericoli per la salute di tutta la comunità regionale, quali:
# il rischiodi rendere invisibile una popolazione che sfuggirà ad ogni forma di tutela sanitaria e di controllo sociale
# la nascita di percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie parallele e clandestine fuori dal controllo della sanità pubblica
# il ricorso ai servizi solo in condizioni di grave urgenza
# il rischio di diffusione di malattie infettive
In nome del primato dei doveri etici e deontologici, saremo comunque costretti a scegliere di “disobbedire” ad una legge ingiusta : ci appelliamo perchè piuttosto che logiche di partito prevalga, alla luce delle evidenze tecnico scientifiche e di consolidate politiche sanitarie, un approccio intelligente e concreto di sanità pubblica come è già avvenuto nel 1995. (Ildialogo.org)

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