Governare con i Cittadini: la partecipazione in un’ottica strategica

di Letizia Pica

La democrazia partecipativa e la sussidiarietà orizzontale sono aspetti centrali per definire e gestire politiche in grado di coinvolgere il cittadino tanto nella fase di costruzione delle decisioni quanto in quella della gestione effettiva dei servizi stessi.

Questi temi – che peraltro sono gli argomenti della quinta conferenza sulla qualità dei servizi pubblici dell’Unione Europea – sono stati il cuore dell’iniziativa “Governare con i cittadini” organizzata dal Comune di Reggio Emilia insieme al Dipartimento della Funzione Pubblica e al Formez ed in collaborazione con Cittadinanzattiva, ALDA (Association of Local Democracy Agencies), Regione Emilia Romagna e Labsus (Laboratorio per la sussidiarietà).

In tre giorni, scelti in occasione della settimana europea della democrazia locale promossa dal Consiglio d’Europa, si sono affrontati i temi della sussidiarietà orizzontale, della rappresentanza e della sistematizzazione delle strategie e delle modalità di rapporto con i cittadini.

Su Saperi PA trovi altri interventi ed interviste a Mauro Bonaretti“È un fatto di grande valore che ci siano state oltre cento persone che si sono fermate tre giorni a discutere in modo approfondito di questi argomenti, a testimoniare l’esigenza e la volontà di affrontare temi più complessi rispetto a problemi puntuali come i tornelli o fannulloni – spiega Mauro Bonaretti Direttore Generale del Comune di Reggio Emilia. È stato bello vedere che tanta gente si è appassionata a questi temi dimostrando quanta voglia c'è di confrontarsi e capire”.

“Abbiamo attivato – aggiunge Elena Tropeano, responsabile della linea partecipazione e sussidiarietà del programma Rete di Reti del Formez – un call for parper diretto alle amministrazioni, in cui si chiedeva di presentare esperienze di politiche pubbliche sviluppate in modo integrato con associazioni o singoli cittadini. Ci hanno risposto oltre 70 amministrazioni. Tra queste il comitato tecnico-scientifico ha selezionato circa 40 esperienze e da esse si è partiti per discutere e confrontarsi. I casi selezionati non erano solo best practice, ma anche situazioni problematiche, con un livello di conflittualità elevato, il che è comunque un elemento dinamico che stimola la necessità di attivare processi decisionali condivisi”.

Per saperne di più su sussidiarietà e partecipazione naviga su Saperi PALe amministrazioni troppo spesso vivono il cittadino, non come una risorsa con la quale costruire delle politiche, delle alleanze, ma al contrario, come un problema, mentre il punto su cui lavorare è proprio come rovesciare la logica e saper valorizzare il contributo dei cittadini come un’opportunità per ri-strutturare l’amministrazione.

“Un altro tema complesso da analizzare su cui abbiamo concentrato una delle giornate di lavoro è legato alla questione della rappresentanza che è poi l’interrogativo base rispetto alla definizione dei processi e cioè: chi coinvolgo? Ascolto “chi grida di più”? Come faccio a valutare se i comitati convocati per prendere insieme delle decisioni, sono o no effettivamente rappresentativi? Dalle nostre analisi abbiamo rilevato che, spesso, c’è un’asimmetria tra quello che le amministrazioni immaginano che i cittadini possano desiderare e le attività che portano avanti le associazioni di cittadini”.

Un altro dei nodi centrali del confronto è stato cercare di organizzare le dimensioni della partecipazione e passare da singole situazioni, in qualche modo rapsodiche e casuali, alla costruzione di una metodologia di rapporto con i cittadini, partendo da un concetto estremamente importante che vede i processi di democrazia partecipativa come un’integrazione di quelli di democrazia rappresentativa.

“È per noi di estrema importanza – continua Bonaretti – che questi processi vengano, in qualche modo codificati e inseriti nei percorsi di mainstreaming. Come Comune di Reggio Emilia, ad esempio, abbiamo cercato di fare un’operazione interessante per costruire una strategia di coinvolgimento dei cittadini: abbiamo emesso una direttiva, approvata dalla Giunta che stabilisce i tempi e i modi della partecipazione e definisce le responsabilità del coinvolgimento, sia da un punto di vista politico che da un punto di vista tecnico, attivando un flusso del processo, in modo tale da impostare una logica sistematica di intervento”.

“Nel fare questo abbiamo fatto riferimento al modello della città di Minneapolis – continua Bonaretti – che ha un approccio strategico rispetto a questo tema. Il senso di tutto ciò è far comprendere e dichiarare ufficialmente (a questo serve la direttiva) che a Reggio Emilia, la partecipazione non è lasciata al caso, ma ci sono dei percorsi sui quali occorre inserirsi. Solo in questo modo favorire la partecipazione vuol dire porsi in un’ottica strategica rispetto ai cittadini. Altrimenti si rischia di restare sempre legati ad una visione di reazione ad un problema!”

Governare con i cittadini diventa, quindi, un’esigenza e apre nel contempo una serie di problemi, a partire da come le organizzazioni si ri-strutturano per costruire relazioni produttive e non limitarsi all’erogazione di servizi.
“Quello che è emerso – conclude infine Bonaretti – è che bisogna disporre degli strumenti adatti e costruire dei presidi in grano di seguire questi percorsi in modo che non siano slegati né condotti in maniera empirica. Inoltre abbiamo bisogno di competenze da sviluppare all’interno delle amministrazioni, evitando – contemporaneamente – il rischio del corporativismo, che si crei cioè un nuovo albo degli esperti della partecipazione. Nelle amministrazioni troppo spesso accade che le nuove professionalità che non si sentono abbastanza riconosciute all’interno dell’amministrazione si corporativizzano e costruiscono il loro albo. Noi vorremmo, invece, che questo flusso fosse inserito nel processo normale di vita di un’amministrazione e percepito come un’esigenza forte a cui fare riferimento perché altrimenti non si riescono a prendere decisioni”.

Insomma i temi da analizzare e gli aspetti di cui tenere conto sono molti e di notevole complessità, ma le energie che già si sono attivate su tutto il territorio nazionale sono tante. Andando ad analizzare le tendenze emerse dai casi analizzati nei tre giorni, ad esempio, come ci ha spiegato Elena Tropeano – “si vede che sebbene moltissimi siano i casi provenienti dal Nord, spesso le esperienze più innovative sono quelle del Mezzogiorno, poichè laddove si parte da condizioni di difficoltà più profonda c’è più innovazione incrementale, maggiore creatività”.

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