Manca ormai meno di una settimana al fatidico giorno in cui si chiuderanno le urne e arrivera' finalmente il verdetto del popolo americano su chi avra' ottenuto la fiducia per governare la prima superpotenza mondiale. I pronostici danno nettamente in testa Obama, ma i democratici incrociano le dita, non e' la prima volta che un candidato anche abbondantemente in testa nella settimana che precede le elezioni, poi viene sorprendentemente e amaramente sconfitto e deluso. Basti ricordare la bruciante, anche se di misura, sconfitta subita da Al Gore nel 2000 (magari avesse vinto lui! Sono certo che con lui alla Casa Bianca adesso non saremmo tutti qui a preoccuparci per la peggiore recessione dopo quella degli anni trenta).
Comunque, grazie al cielo la Costituzione americana, che da' immensi poteri al suo Presidente, stabilisce pero' anche che puo' stare nella carica al massimo per due mandati (di 4 anni) consecutivi, poi deve lasciare la poltrona a qualcun'altro. Va detto pero' che, dopo i disastri combinati dal presidente uscente, il nuovo inquilino della Casa Bianca non avra' vita facile, e avra' ben poco tempo per godersi gli allori della prestigiosa carica.
Basti per tutti il ticchettio infernale dell' U.S. National Debt Clock, l'orologio che conta, aggiornandolo quasi in tempo reale, l'ammontare del debito nazionale, il quale ad oggi era posizionato su questa mostruosa cifra $10,531,048,518,662.38 che tutti noi facciamo persino fatica a leggere perche' sono la bellezza (si fa per dire) di diecimilacinquecentotrentunomiliardi quarantottomilioni cinquecentodiciottomilaseicentosessantadue dollari e 38 centesimi, che suddiviso pro capite significa che su ogni cittadino americano pesa gia' oggi un debito di circa 34,528 (trentaquattromilacinquecentoventotto) dollari. Che pero' continuano ad aumentare, dato che il debito pubblico americano continua a crescere alla velocita' di 3,840 milioni di dollari al giorno. Quindi da qui a meta' gennaio 2009, quando Bush lascera' definitivamente la Casa Bianca per tornare al suo ranch nel Texas, il debito sara' intanto cresciuto all'incirca di altri 260 miliardi di dollari.
Un ammontare da far venire il mal di testa a chiunque dei due candidati arrivera' ad occupare la Casa Bianca, e che condizionera' comunque moltissimo l'operato del futuro nuovo presidente.
Sul piano dell'economia peraltro i due contendenti, pur dovendo dare indicazioni su come fronteggerebbero l'attuale gravissima crisi, mantengono sostanzialmente fede alle tradizionali linee di politica economica perseguite dai loro partiti di appartenenza.
Mc Cain punta a consolidare i benefici fiscali concessi da Bush e a ridurre le tasse sull'utile delle imprese (ritenendo che cio' aumentera' l'occupazione). Obama punta invece ad aumentare le tasse sui redditi medio-alti (quelli sopra ai 182,000 dollari all'anno) e a toglierle del tutto agli anziani con reddito al di sotto dei 50,000 dollari l'anno.
La vera piaga del sistema sociale americano e' pero' quello dell'assistenza medica, che e' garantita solo a chi e' in possesso di assicurazione medica, ma che, esssendo estremamente costosa (soprattutto per chi non ha un datore di lavoro a procurare il contratto) lascia percio' circa 50 milioni di americani senza cure adeguate.
Come i due candidati intendono affrontare questo gravissimo problema? McCain pensa che sia sufficiente accordare un credito fiscale di 2500 dollari l'anno ($5000 per famiglia). Obama vorrebbe invece lasciare il sistema invariato per chi ha gia' l'assicurazione e mettere invece chi ne e' sprovvisto sotto un piano pubblico di garanzia. Nessuno dei due a parer mio offre un piano veramente adeguato alla bisogna e comunque entrambi i piani procurerebbero un incremento di spesa a carico dello Stato (entro il 2019) di 2050 milioni per McCain e di 1170 milioni per Obama.
Ci sono poi tutti gli altri temi che interessano la campagna elettorale e che non vado a descrivere dato che si spendono su questi temi gia' fiumi d'inchiostro e si trovano piu' o meno su tutti i giornali.
Tra l'altro, anche se si parla quasi esclusivamente dei due candidati alla presidenza, non bisogna dimenticare che in questa tornata elettorale ci sono in palio anche 35 seggi al Senato, e che la battaglia e' apertissima, perche' se in questa occasione i democratici, gia' ora in maggioranza, riusciranno a raggiungere la soglia di 60 senatori, essi si metterano al riparo dal cosiddetto “filibustering”, che i repubblicani potrebbero attuare per disturbare l'approvazione di una legge a loro non gradita.
Comunque, credo che in questa sede sia piu' interessante vedere piu' da vicino alcuni dettagli delle elezioni americane che magari sono meno noti.
Per esempio: il giorno delle elezioni e' fissato in martedi' 4 novembre, ma martedi' e' un giorno lavorativo, perche' non alla domenica?
Prima di tutto perche' il popolo americano (soprattutto quello che vota repubblicano) e' molto religioso e la domenica, per i cristiani, e' il giorno dedicato al Signore. Poi sembra che la giornata di martedi' arrivi direttamente dalla tradizione di consentire ai coltivatori, nella giornata di lunedi', di coprire col calesse il lungo viaggio per raggiungere i centri abitati sedi dei seggi elettorali.
Fortunatamente qualcuno pensa che, essendo cambiato qualcosa nel frattempo (dato che quella tradizione risale a prima che i fratelli Wright inventassero l'aereo) forse si potrebbe spostare la data delle elezioni almeno al sabato (trovando pero' la forte opposizione degli Ebrei).
Tuttavia in molti Stati e' gia possibile, fin da due settimane prima della data delle elezioni, recarsi in anticipo a votare (early election) e infatti io ho gia' votato venerdi' scorso.
Come si vota negli USA? Non c'e' ancora un sistema unificato, ogni Stato ha il suo metodo, anche se quello prevalente e' l'urna elettronica.
Posso pero' dire con certezza come ho votato io.
Arrivi al seggio elettorale e ti metti ordinatamente in fila in una corsia delimitata da paletti e nastri che si snoda su e giu nel grande salone (sul tipo di quelle al check-in degli aereoporti). Votare puo' pero' diventare una prova di grande coraggio nella giornata del 4 novembre, poiche' in quel giorno la fila puo' essere lunga anche piu' di cento metri e arriva abbondantemente fin fuori l'edificio del seggio. Quando raggiungi il tavolo degli addetti ai controlli, essi verificano sia l'identita' (basta la patente) che la regolare iscrizione, che verificano su un tabulato stampato. Poi ti danno un tesserino simile ad una carta di credito e ti indicano uno dei 10 o 12 terminali elettronici (sul tipo di quelli dei videogiochi). Infilando il tesserino nella fessura del terminale (come al bancomat) si avvia la procedura computerizzata e appare una videata con le prime scelte possibili. Tra queste si puo' scegliere di votare in blocco tutti i candidati appartenenti al partito preferito, oppure fare scelte differenziate sui singoli candidati. Per esprimere la scelta basta appoggiare il dito sullo schermo in corrispondenza del quadratino correlato al partito o candidato preferito. Toccando di nuovo il quadratino si annulla la scelta e si puo', fino all'ultimo, modificare la scelta o tutte le scelte. Al termine si da' la conferma definitiva sulle scelte eseguite e si riprende la tesserina, che bisogna restituire agli addetti prima di uscire (altrimenti non ti restituiscono la patente).
L'operazione di voto si e' cosi' conclusa, ma una mia amica ne e' rimasta invece esclusa a causa del fatto che non aveva perfezionato per tempo l' iscrizione al registro elettorale.
Sembra assurdo ma e' cosi': nella patria dell'elettronica e degli astronauti, dei ricercatori e degli onnipotenti finanzieri che possono con una transazione di borsa spostare miliardi di dollari da un posto all'altro in un batter d'occhio, se non ti sei ricordato di registrarti, sei escluso senza appello. E per iscriversi (in Texas) c'e' tempo solo fino ad un mese prima della data delle elezioni, dopo e' troppo tardi e non puoi piu' votare. Ma la data di scadenza non e' uguale per tutti gli Stati, cosi' si aumenta la gia' inutile complicazione.
Questa norma oltre che assurda appare anche un tantino antidemocratica, dato che punisce il cittadino e lo priva di un suo diritto fondamentale senza che ve ne sia una reale necessita' o motivazione.
Un' altro fenomeno che a mio parere andra' messo sotto controllo e' l'insensata quantita' di denaro che viene bruciata soprattutto in spot televisivi durante la campagna elettorale.
Senza contare gli altri candidati eliminati nelle primarie, questo e' quanto hanno raccolto e speso rispettivamente Obama e Mc Cain (al 31-8-2008).
Obama: Raccolti $468,841,844; Spesi $391,437,724
McCain: Raccolti $224,341,010; Spesi $197,354,887
Anche se non sono le cose piu' gravi e piu' urgenti da fare, spero che il presidente eletto, di concerto col Congresso, si ricordi di porre rimedio anche a queste evidenti disfunzioni della democrazia piu' antica e solida del mondo.