Il futuro? E’ il riciclaggio continuo. Se n’è parlato con gli esperti al Rotary Club Taranto Magna Grecia

Nino Bellinvia

Contro l’enorme uso e spreco di risorse naturali c’è un solo futuro: quello del continuo riciclaggio e quindi riuso delle materie prime. Se n’è parlato al Rotary Club Taranto Magna Greci dove il presidente Antonio Rubino ha presentato e introdotto gli ospiti: l’ing. Vincenzo Dimastromatteo (nuovo socio e dirigente dello stabilimento siderurgico) , il prof. Vito Albino, del Politecnico di Bari, e la dott.ssa Lea Romaniello. Tutti hanno affrontato da diverse angolazioni il problema del riuso dei materiali, ma il cuore dell’incontro è stata la dotta relazione del prof. Albino che ha parlato sul tema “Simbiosi industriale ed economia circolare”. Si tratta, in sintesi, dell’ambizioso progetto di un continuo scambio di materie prime, energie e servizi fra un’industria e l’altra di uno stesso distretto (il classico esempio è la loppa, materiale di scarto dell’altoforno, ma indispensabile per produrre il cemento). Per capire come consumiamo freneticamente, il prof. Albino ha fornito alcuni dati storici. Ad esempio, se nel 1900 erano stati utilizzati nel mondo 13 milioni di tonnellate di cemento, nel 2010 di tonnellate ne erano state utilizzate 3.260 milioni. E ancora: se negli Usa, in cento anni sono stati impiegati 4.5 gigatons di cemento, in Cina, solo negli ultimi tre anni, ne sono stati impiegati 6,6 gigatons. Impressionante. E’ evidente che il mondo non può continuare a crescere e a consumare con questi ritmi. La soluzione, allora, è un circolo virtuoso: immaginate, quindi, un cerchio sulla cui circonferenza s’inseguono Materie prime, Progettazione, Produzione, Distribuzione, Consumo, Uso, Riparazione, Raccolta rifiuti residui, Riciclaggio delle materie prime, e si torna daccapo al punto di partenza. Questa è l’energia circolare. Nei prossimi anni, inoltre, è prevista una forte urbanizzazione: il recupero sarà più facile e può anche creare nuovi posti di lavoro. Il tutto si inserisce in un più globale progetto di ecologia industriale perché l’industria, nel modo descritto, non crea discariche, ma diminuisce sempre più il consumo di materie prime e di energia con uno scambio e un riuso di rifiuti o scarti di materia. Si attua, così, una produzione sostenibile che riduce la dipendenza da materiali vergini e incoraggia il riciclo di risorse. Il prof. Albino ha fatto anche alcuni esempi pugliesi. Il cocciame, ovvero gli scarti delle cave, viene usato sia per produrre cemento che come inerte nel calcestruzzo; gli pneumatici usati possono diventare combustibile oppoure, ridotto in polverino, per produrre campi d’erba artificiale; per non parlare del più notoi riutilizzo dei rifiuti organici in fertilizzanti. Ma a Taranto (ha concluso amaramente l’ing. Dimastromatteo) nonostante la notevole varietà di industrie, ad oggi non si è ben attivato questo meccanismo che, d’altro canto, costituisce un importante progetto dell’Università di Bari. Gli interventi finali di alcuni soci hanno dimostrato come anche l’attuale contrastante legislazione in materia ostacoli questo illuminato cammino. E se non si è stati capace di ottimizzare le risorse in anni di dura crisi, quando mai avverrà? Forse un giorno, quando l’uomo diventerà saggio, tornerà a scavare nelle antiche discariche a recuperare la plastica, la gomma, il ferro, il vetro e gli inerti che vi aveva gettato in precedenza. Nella foto gli esperti intervenuti al Rotary Club Taranto Magna Grecia.

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