L’oppio in Afghanistan alla fine dell’anno 1393 4 dic 2014

di Piero Innocenti

Colombia-narcotrafico-600x300Difficile riuscire a capire cosa potrà accadere in Afghanistan quando, alla fine di quest’anno, il 1393 secondo il calendario islamico, ci sarà il ritiro di gran parte delle forze militari straniere, americani in testa. I talebani continuano ad essere la perenne spina nel fianco del governo afghano mentre sono sempre più frequenti i loro attentati. L’ultimo, pochi giorni fa, il 28 novembre, con l’attacco alla ex base inglese di Camp Bastion, nella provincia di Helmand, con la morte di oltre 30 soldati afghani. Tra i più gravi problemi dell’anno che volge al termine, c’è sicuramente quello riguardante il traffico di droghe che continua ad essere, in un contesto di forte corruzione a livello centrale e provinciale, la fonte di finanziamento dei gruppi armati. È notorio il coinvolgimento dei talebani (“Sempre più vasto e in espansione” secondo il Dipartimento della Difesa americano nel rapporto di un anno fa) che per finanziare le loro operazioni militari vigilano e proteggono le coltivazioni di papavero, trasportano l’oppio e controllano i laboratori per la produzione dell’eroina. In tema di corruzione è emblematico il caso dell’arresto, per traffico di droga, alla fine del 2013, di Mohammad Kabir Andarabi, capo della polizia di Nimroz, assolto, poi, sorprendentemente, da quelle accuse e condannato soltanto per “ostruzione alla giustizia”.
Il trasferimento, avviato sin dal 2102 dagli americani, delle responsabilità della sicurezza e dell’azione antidroga nel paese alle forze militari afghane, dovrà necessariamente andare avanti ancora per qualche tempo ( si parla dai due ai cinque anni) perché la transizione possa ritenersi sufficientemente conclusa. Tuttavia, sin da ora, gli americani hanno ridotto la loro presenza operativa antidroga a Kabul.
L’Afghanistan continua ad essere la principale fonte mondiale di coltivazione del papavero da oppio e di eroina. Si stima che nel corrente anno l’estensione delle piantagioni abbia raggiunto oltre 250mila ettari (il record di tutti i tempi) con un incremento di circa il 20% rispetto al 2013 e con una produzione potenziale di oppio di circa 7mila tonnellate (le autorità iraniane parlano addirittura di 9mila tonnellate). La maggiore disponibilità di oppio ha fatto diminuire i prezzi. A giugno 2014, un chilogrammo all’ingrosso costava, mediamente, 133 dollari contro i 142 dell’anno prima, mentre il prezzo al chilogrammo di oppio fresco era di circa 108 dollari americani (contro i 120 di un anno prima). Anche il prezzo di un chilogrammo di eroina di alta qualità è sceso dai 3.150 dollari del 2013 ai 2.700 circa del giugno 2014.
Difficile avere informazioni più dettagliate sulla situazione reale e solo di recente è stato possibile avere alcuni dati operativi più circostanziati dai rapporti mensili del TOC (Tactical Operational Center) inquadrato nella CNPA (Counter Narcotics Police Afghanistan) e da bollettini, anch’essi a cadenza mensile, della Corte Suprema Speciale. I dati statistici (gli ultimi disponibili) sui sequestri di droghe (da valutare sempre con cautela per alcune modalità di rilevazione approssimative segnalate nel tempo da funzionari dell’UNODC), relativi all’anno 1392 (marzo 2013-marzo 2014), parlano di 5,33 ton. di eroina (contro le 60,92 ton. dell’anno islamico precedente), 8,36 ton. di morfina (25,25 tonnellate nell’anno anteriore), 77,99 ton. di oppio (14,46 l’anno prima) e 28,2 tonnellate di hashish (30,30 nel periodo precedente). Le persone arrestate sono state 3.078 contro le 2.865 dell’anno prima.
Le informazioni più recenti e affidabili sulle piantagioni di cannabis (denominata “garda” nel dialetto locale), in gran parte concentrate al sud dell’Afghanistan, indicano in circa 10mila ettari la coltivazione della pianta con un produzione stimata di circa 1.400 tonnellate di resina di cannabis. Il prezzo medio della “garda” di prima scelta si aggira intorno ai 68 dollari per chilogrammo.
Difficile, peraltro, sviluppare indagini antidroga dopo l’ordine presidenziale, tuttora in vigore e supportato dal National Security Council, di sospensione di tutte le attività di intercettazioni telefoniche conseguenza della pubblicazione di alcuni stralci di verbali da cui trasparivano i coinvolgimenti di alcuni membri del Governo in brogli elettorali in occasione del ballottaggio (giugno 2014) per le elezioni presidenziali. Si è trattato della terza elezione presidenziale nel periodo post talebano. Il Governo afghano continua a dipendere dai paesi donatori in tema di cooperazione nei programmi antidroga. Gli americani, come si può immaginare, sono, da anni, i primi sostenitori. John F. Sopko, nominato oltre due anni fa dal presidente Obama come Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction (SIGAR), ha stimato che il governo americano abbia speso, con i Dipartimenti di Stato e della Difesa, oltre sette miliardi di dollari in aiuti antidroga negli ultimi dieci anni. Nel 2014, tuttavia, lo stanziamento nell’assistenza all’ Afghanistan del Dipartimento di Stato è stato tagliato del 50% privilegiando soltanto programmi antidroga che presentino un “apprezzabile tasso di successo”. Difficile ritenere che, secondo la strategia delineata nel National Drug Control Afghanistan 2012/2016, possano essere raggiunti gli obiettivi prefissati di aumentare i sequestri di droga, gli arresti dei trafficanti, di migliorare il trattamento dei tossicodipendenti (in genere queste persone finivano in ospedali psichiatrici!), ridurre la superficie coltivata a papavero almeno ai 131mila ettari del 2011. Relativamente a quest’ultimo punto c’è da dire che nei primi quattro mesi del 2014 sono stati distrutti soltanto circa 1.200 ettari coltivati a papavero contro i 4.300 dello stesso periodo del 2013 (7.400 ettari in tutto l’anno). In tale attività si sono registrati diversi conflitti a fuoco con i trafficanti con il bilancio di 8 poliziotti, 3 militari e due agricoltori uccisi. Il calo nella eradicazione (avviene manualmente) nell’anno in corso sarebbe imputabile al minor impiego di agenti nello specifico compito perché impegnati nel controllo del territorio durante le elezioni presidenziali.
La transizione in Afghanistan sarà ancora molto lunga e travagliata e non è affatto scontato che il paese riesca a mantenere da solo, dopo il ritiro a breve di buona parte delle forze militari straniere (ci sono, come noto, anche alcune migliaia di militari italiani che dovrebbero ridursi ad alcune centinaia) quella stabilità politica che è necessaria per superare i grandi problemi da affrontare.
Tags: Afghanistan, Camp Bastion, droga, rapporto Toc – See more at:

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: