L'On. Mario Borgese del MAIE ha presentato Ministro dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università un'interpellanza circostanziata per spronare il governo alla difesa della lingua italiana.
Ecco il testo:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università –
Per sapere – premesso che:
– Il processo chiamato internazionalizzazione è, di fatto, una nazionalizzazione anglofona degli altri popoli;
– malgrado gli inglesizzatori sostengano che l’inglese di oggi è una “lingua franca” di proprietà di nessuno, nella realtà dei fatti, questa opinione non ha alcun fondamento:
primo, perché se anche esistesse qualcosa come “l’inglese di comunicazione internazionale”, i lingua madre inglese non dovrebbero comunque spendere un centesimo per impararlo, il che non cambia di una virgola dell’enorme trasferimento di risorse che i paesi non anglofoni fanno ai paesi anglofoni come, anche, delle discriminazioni derivanti;
secondo, che piaccia o no, di fatto sono gli anglofoni di lingua madre a detenere il monopolio legittimo della correzione linguistica, tanto quanto lo Stato detiene il monopolio legittimo della forza.
Sono i madrelingua inglese gli unici ad avere il diritto di stabilire ciò che è corretto o scorretto nella loro lingua. L’inglese non è un bene condiviso. Non avremo mai l’autorità di farne la “nostra” lingua, a meno di non rinunciare fin dalla nascita alla nostra lingua materna inglesizzandoci completamente e facendo morire la nostra identità tradizionale, in altre parole decretando la fine della biodiversità linguistica e della lingua italiana.
– Si possono identificare almeno 6 tipi di risorse che divengono appannaggio, per nascita, dei linguamadre inglese:
1. si concede ai cittadini dei paesi anglofoni un mercato notevole in termini di materiale pedagogico, di corsi di lingua, di traduzione e interpretazione verso l'inglese, di competenza linguistica nella redazione e la revisione di testi, e via dicendo;
2. i madrelingua inglese non devono mai investire tempo o danaro per tradurre i messaggi che trasmettono o desiderano comprendere;
3. i madrelingua inglese non hanno un reale bisogno d’imparare altre lingue e ciò si traduce, per i paesi anglofoni, in un risparmio enorme, a cominciare dalle spese d’istruzione. Si stima che il gettito che ne deriva annualmente al Regno Unito è di circa 18 miliardi di Euro.
4. tutte le risorse finanziarie e temporali che non vengono dedicate all'apprendimento delle lingue straniere, possono essere investite nello sviluppo, nella ricerca e nell'insegnamento/apprendimento di altre discipline.
5. anche se i non-anglofoni compiono un considerevole sforzo per imparare l'inglese, non riescono mai, salvo eccezioni, ad avere un grado tale di padronanza che possa loro garantire l'uguaglianza di fronte ai madrelingua:
a) uguaglianza nella comprensione,
b) uguaglianza nei casi di presa di parola in un dibattito pubblico,
c) l'uguaglianza nelle negoziazioni e nei conflitti.
Sesta ed ultima discriminazione tra cittadini europei anglofoni dalla nascita, e non, è quella nelle assunzioni: sono una enormità gli annunci economici che, a livello europeo, offrono lavoro solo a persone di madrelingua inglese (English mother tongue, English native speakers): con la conseguenza che cittadini europei pur con un’ottima conoscenza dell’inglese e magari superiori capacità professionali vengono discriminati e non possono essere assunti.
– Il Senato Accademico dell’università pubblica milanese “Politecnico di Milano”, con delibera in data 21 maggio 2011, ha deciso di portare avanti l’inglesizzazione dell’Ateneo, vietando l’italiano e adottando il solo inglese per tutti i corsi di laurea magistrale e di dottorato di ricerca;
– avverso detta delibera, un centinaio di professori dell’ ateneo presentarono ricorso al Tar della Lombardia, che, con sentenza del 23 maggio 2013 (n. 1348/2013 – Presidente Adriano Leo, annullava la decisione del Senato Accademico del Politecnico di Milano con la motivazione “Le scelte compiute dal Senato accademico con le delibere impugnate si rivelano sproporzionate, sia perché non favoriscono l’internazionalizzazione dell’Ateneo, ma ne indirizzano la didattica verso una particolare lingua e verso i valori culturali di cui quella lingua è portatrice, sia perché comprimono in modo non necessario le libertà, costituzionalmente riconosciute, di cui sono portatori tanto i docenti, quanto gli studenti”;
– il Rettorato del Politecnico di Milano e il Ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università (MIUR) si sono appellati al Consiglio di Stato, chiedendo l’annullamento della sentenza del TAR, previa sospensione interinale dell’efficacia e il Consiglio di Stato ha fissato nuova udienza pubblica per il 25 novembre 2014 previa acquisizione d’ulteriore documentazione.
– L’attuale ministro per l’istruzione, l’università e la ricerca, Stefania Giannini, in data 2 agosto 2013 ha firmato la lettera aperta al Presidente della Repubblica e ai diversi ministeri interessati, MIUR anzitutti, “Conoscere e usare più lingue è fattore di ricchezza” promosso dall’Accademia della Crusca e cofirmato dall’Associazione per la Storia della Lingua Italiana, dalla Società di Linguistica Italiana, dalla Società Italiana di Didattica delle Lingue e Linguistica Educativa, dalla Società Italiana di Linguistica Applicata, dalla Società Italiana di Didattica delle Lingue e Linguistica Educativa, nella quale in cui, in relazione alla vicenda del Politecnico, si rimarcava «con rammarico e viva preoccupazione il persistere della linea di progressiva emarginazione e di abbandono dell’italiano nei gradi alti della formazione universitaria» e, ancora e soprattutto si affermava come «Il testo del ricorso in appello al Consiglio di Stato da parte del Politecnico di Milano solleva, per di più, un grave problema che va al di là della specifica vicenda giudiziaria, poiché mette in gioco il ruolo stesso dell’italiano come lingua ufficiale della Repubblica, evocando la mancanza dell’indicazione esplicita in Costituzione e non considerando che l’ufficialità è affermata chiaramente in leggi e sentenze della Corte costituzionale. I firmatari di questa lettera si impegnano a promuovere ogni iniziativa volta a richiamare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica su tutti i temi emergenti da tali fatti, che ritengono di cruciale importanza proprio nel campo della formazione professionale, oltre che culturale, delle nuove generazioni».
– Il 14 maggio 2014, durante la trasmissione di Radio 2 “Radio Anch’io”, alla domanda del Direttore di “Italia Oggi”, Pier Luigi Magnaschi «il Politecnico di Milano ha deciso d’insegnare le materie specialistiche in inglese. Alcuni professori hanno fatto ricorso. Il Tar ha dato ragione a loro. Che cosa si può fare per impedire che si ripeta uno scandalo di questo tipo» il ministro Giannini ha testualmente risposto «Ma guardi, che sia il TAR a pronunciarsi sulle libere scelte delle università anch’io lo trovo abbastanza sconcertante, in questo come in altri casi».
– La delibera del Senato Accademico del Politecnico di Milano, in data, 15/12/2011 prevede che “la lingua ufficiale dell’Ateneo per le Lauree Magistrali ed i Corsi di Dottorato sia esclusivamente la lingua inglese” con gravi perdite economiche ed occupazionali nell’editoria scientifica italiana e dell’indotto ad essa afferente e, ancor più grave e letale perdita di sovranità linguistica italiana nei confronti di una lingua straniera, proprio in una università statale che, del sapere scientifico e architettonico italiano, dovrebbe garantirne vita e vitalità, insieme ai diritti umani linguistici dei nostri giovani e docenti ad apprendere e insegnare nella lingua madre della Repubblica, della Nazione, della Costituzione;
– Il ministro Giannini ha espressamente giurato il 22 febbraio 2014: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi, e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione».
– L’agenzia AgenParl del 4 luglio 2014, ha pubblicato una nota del Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto, Giorgio Pagano, in cui si riporta che, nonostante la sentenza del TAR Lombardia del 23 maggio 2013 abbia annullato la delibera del Senato accademico del Politecnico di Milano nella parte in cui ha approvato il divieto dell’uso della lingua italiana e l’adozione della sola lingua inglese per i corsi di laurea magistrale e di dottorato, il Rettore e il Senato Accademico abbiano continuato nella politica di sovvertimento linguistico a favore della lingua straniera.
Infatti, si legge nella nota, confrontando i dati dell’anno accademico 2012-13 con quelli, post sentenza, approvati dal Senato Accademico per il 2014-15 e riguardanti la sola Scuola dell’ingegneria industriale e dell’informazione, emerge che, praticamente, non esiste più un solo corso di studi esclusivamente in italiano mentre, quelli interamente in lingua inglese sono stati addirittura quadruplicati e portati da 8 a 31.
Nella stessa nota viene anche spiegato dietro quali pressioni in danaro ciò sia avvenuto e cosa prevede l’accordo tra i Consigli di Corso di Studio e il Senato Accademico per giustificare, di fronte alla Giustizia, i mancati adempimenti previsti dalla sentenza del TAR Lombardia. In sintesi: 36 mila euro per almeno un corso di laurea fornito esclusivamente in inglese e, per quanto riguarda la giustificazione giudiziaria, il Politecnico di Milano sosterrà che, mentre i giudici meneghini avevano bloccato l’inglesizzazione del Politecnico annullando la delibera del Senato Accademico, qui si tratta di delibere dei Consigli di Corso di Studio. Occultando il fatto che, senza l’approvazione da parte del Senato Accademico, tali deliberazioni dei CCS sono nulle.
– La diaspora italiana nel pianeta è di circa 80 milioni di persone, la seconda del mondo dopo quella cinese, e che a Firenze il 21-22 ottobre si terranno gli Stati Generali della Lingua Italiana nel Mondo con sottotitolo provvisorio “L’italiano ci cambia la vita” o “L’italiano cambia il mondo”- :
Se il ministro interpellato non ritenga urgente:
– affrontare, di fatto e di diritto, nelle sedi istituzionali nazionali ed europee, con gli strumenti più idonei e celeri, la questione della nazionalizzazione anglofona del nostro e degli altri Paesi europei interessati dal fenomeno, a fronte della mancanza di un’autentica lingua federale europea o di una lingua comune della razza umana, con conseguente perdita di sovranità linguistica italiana, gravi perdite economiche e di pari opportunità di mercato; se, nel contempo, non ritenga urgente richiedere misure di compensazione per la discriminazione linguistica alla quale vengono sottoposti i popoli non anglofoni e, in subordine, non francofoni e germanofoni, come, ad esempio, considerato il ritardo di sei mesi rispetto all’inglese e tre rispetto a francese e tedesco con il quale è stato pubblicato in italiano il Programma Erasmus +, nella fattispecie esigere un tetto alle domande provenienti da Regno Unito, Irlanda per i prossimi 6 mesi e a Belgio, Francia, Lussemburgo, Germania ed Austria un tetto per i prossimi 3 mesi, così da compensare retroattivamente il vantaggio acquisito dai destinatari di Erasmus+.
Se il ministro interpellato non ritenga doveroso rassicurare con nuovi fatti, il Governo e noi tutti, sulla sua urgente:
– fare chiarezza, sulla doppiezza e contraddittorietà dei suoi comportamenti e prese di posizione – persino avverse alla legittimità giuridica del TAR nell’esercitare i propri poteri istituzionali nei confronti delle università italiane, in merito al processo di nazionalizzazione anglofona dei nostri atenei – stante il giuramento di fedeltà alla Repubblica e di esercizio delle sue funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione.
– in relazione a quanto sottoscritto nella lettera aperta al Capo dello Stato summenzionata – avvertendo come il Politecnico di Milano metta “in gioco il ruolo stesso dell’italiano come lingua ufficiale della Repubblica, evocando la mancanza dell’indicazione esplicita in Costituzione e non considerando che l’ufficialità è affermata chiaramente in leggi e sentenze della Corte costituzionale”- e considerando come il Politecnico di Milano, condannato dal TAR a fermare l’inglesizzazione dell’Ateneo a spese della lingua della Repubblica, non solo non vi abbia adempiuto ma abbia intensificato l’inglesizzazione in modo esponenziale, con metodi e astuzie tese a forzare i CCS ed imbrogliare la magistratura giudicante, dissociarsi immediatamente come co-ricorrente, insieme al Politecnico di Milano, nel Ricorso numero di registro generale 5151 del 2013.
– operare immediatamente per una riconversione del processo d’inglesizzazione scolastica ed universitaria in processo di internazionalizzazione della e nella lingua italiana, in Italia e all’estero. In modo da non dover assistere alla miseria intellettuale della celebrazione degli “Stati generali della lingua italiana” mentre in Italia essa viene negletta;
– esigere, come la Germania ha fatto dal 2000, che l’italiano sia aggiunto come quarta lingua di lavoro dell’Unione. Magari coinvolgendo la Spagna affinché l’assicurare maggior democrazia e giustizia linguistica europea abbia un minimo di equilibrio tra Nord e Sud Europa, anziché oggi assolutamente squilibrato con ben tre lingue del Nord e nessuna del sud Europa nel novero delle lingue di lavoro, di fatto le vere lingue ufficiali, dell’Unione Europea.