La traballante giustizia

Gentile direttore,

le peggiori forme di pericolo in uno Stato sono l'insicurezza e la superficialità della Giustizia. Collegandomi al caso Knox-Sollecito, condannati in un secondo processo, dopo un primo processo che li ha visti condannati in primo grado, assolti in Appello e rispediti a ricominciare daccapo dalla Cassazione. Molti, troppi casi che vedono coinvolte migliaia di persone, migliaia di casi umani, vengono dalla giustizia italiana palleggiati da un tribunale all'altro, da un giudice all'altro, da una città all'altra, come palline da tennis. Superfluo ora parlare degli smisurati costi anche in termini economici. Quando una sentenza viene ribaltata, io mi chiedo come sia possibile subire una condanna pesante senza che questa sia preceduta da prove di assoluta colpevolezza certa e adamantina. Come può un giudice o un collegio di giudici sbattere in galera una persona senza la certezza della prova? E perché, quando questo accade, il giudice e il collegio dei giudici non pagano il gravissimo, imperdonabile errore di valutazione? Questa, signori miei, non è giustizia, questi sono processi sommari, ridotti, generici, superficiali, epidermici, abbreviati, farfalloni ed inaccettabili per un paese occidentale apparentemente avanzato. Siamo peggio del sudamerica. Non si scherza con la vita delle persone. La serietà e l'affidabilità di una nazione la si vede da come questa nazione tratta i propri cittadini, con la giustizia, con le tasse, con la qualità della vita, con la sicurezza, con il rispetto, con l'etica del lavoro e degli enti pubblici. Nulla, nulla di tutto questo esiste oggi in Italia. Dopo una prima fase di fiducia e di splendore nel primo dopoguerra, il nostro paese è stato saccheggiato materialmente e moralmente da 2-3 generazioni di parlamentari incapaci, impreparati, disonesti, al punto da ridurci come siamo oggi. Senza un risveglio morale e spirituale, la nostra società non potrà altro che seguitare il suo processo di misero, infelice declino, lugubre, cupo e malinconico. I fatti emblematici che mi spingono a descrivere la situazione, sono ogni giorno sui rotocalchi e nei telegiornali, basta prendere un quotidiano in un giorno qualsiasi. Sopravviviamo rassegnati in questo malfermo contesto traballante e incerto. Ci sono casi più eclatanti di altri, alcuni clamorosi, ma resta sullo sfondo una grave, pesante ingiustizia capillarmente penetrata in tutti pori di uno Stato che è il nostro Stato e che dovremmo elevare e onorare come un buon padre di famiglia. Non è così. Quello che dovrebbe essere il nostro amato padre di famiglia, amato con un amore che si chiama patriottismo, è invece un padre padrone, violentatore, crudele, ingiusto, molestatore, a tratti spietato; un padre sempre più spesso illegale, che viola le proprie leggi restando impunito. Ma i figli reagiscono quando si arriva all'esasperazione, si oppongono e si ribellano e a volte, quando il limite viene superato, uccidono il padre.

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