Se ancora ci fosse il bisogno di ribadirlo, lo facciamo di buon grado: la situazione economica italiana è allo sfascio e le prospettive per il futuro si sono fatte piccole. Questa è la realtà. Anche chi ci segue dall’estero ne ha percepita la sensazione. Il processo involutivo sembra irrefrenabile e la nostra economia ha subito degli scossoni che hanno fatto cadere anche le più solide speranze di una ripresa in tempi ragionevolmente brevi. Il 2014, sarà l’ennesimo banco di prova per un Esecutivo col “fiato corto”. Certo è che gli eventuale segnali di un futuro migliore dovrebbero avere una dimensione più umana e meno speculativa. Lo scriviamo ben convinti che questo è l’aspetto meno facile della realtà per il futuro. L’emergenza non è finita. Né in Italia, né in Europa. Dato che le scelte restano poche, ora puntiamo sulla speranza; che è uno stato d’animo che potrebbe, se non altro, rinverdire alcune posizioni che il pessimismo motivato ci ha fatto dimenticare. Tra realtà e speranza, i confini non sono così bene definiti. Certo è che se si riuscisse ad offrire una dimensione più umana al crollo economico che ci sovrasta, forse, la realtà potrebbe essere meglio gestita. Del resto, l’Euro è solo una moneta ed i bilanci degli Stati sono tutti un’altra cosa. Comprendiamo che non è facile accettare quest’ottica che, però, ci sembra l’unica percorribile nell’attesa delle decisioni dei politici che, sino ad ora, hanno preferito defilarsi, lasciando a Letta i compiti più sgradevoli dei provvedimenti che sono stati assunti. Meglio metterci il cuore in pace: ce ne saranno altri. L’Italia ha raggiunto l’acme della crisi. O se n’esce entro l’anno prossimo, con i primi segnali di ripresa, o dovremmo sopportare tempi assai peggiori. Dopo la salita, potrebbe esserci la discesa ed una maggiore fiducia verso quelle Istituzioni che, però, non hanno ancora visto la luce. E’ inutile negarlo: le ingiustizie di questo sistema economico dipendono sempre da molte variabili e vengono da lontano. Secondo noi, alla base della speculazione esistono motivi culturali, politici ed ideologici che hanno le loro origini nel secolo scorso. In questi anni, chi ci ha governato, in modo poco saggio, ha consentito il radicarsi di una situazione che avrebbe portato dove siamo. L’Italia e l’Europa non sono isole ed il mondo vive un’economia in differente evoluzione. Ce ne siamo resi conto tutti, ma si è preferito continuare per la strada degli interessi di cordata; lasciando agli italiani sempre meno “briciole” come mero contentino. Il capolinea è vicino. Per recuperare quel poco di valido che ancora il presente ci può offrire, è indispensabile puntare al futuro. Certe “scelte” faranno bene alla Politica, non al Popolo Italiano.
Giorgio Brignola