La situazione italiana, in tutte le sue poliedriche espressioni, è preoccupante. Non irrecuperabile ma, pur sempre, da seguire con interventi molto particolari. L’Esecutivo Letta continuerà a non avere vita facile e, forse, neppure troppo lunga. Se ancora “regge” è per l’impegno assunto di varare una nuova legge elettorale. Di fatto, il nostro Esecutivo si trova alla presenza di una progressiva flessione del quadro economico e la stabilità politica è sempre più formale. Non è, quindi, possibile, almeno non ci appare sensato, fare delle previsioni a breve scadenza sul futuro della XVII Legislatura. Ci sono, del resto, ancora parecchi punti “nodali” che la Squadra Letta dovrà affrontare entro la prossima primavera. Aspetti che vanno oltre la crisi economica e sembrano la premessa per rendere irrefrenabile una crisi politica. In altri termini, le argomentazioni atte al rilancio della nostra economia dovranno essere correlate a provvedimenti capaci di “tamponare “ il caro vita. Accanto a questi problemi generali ma vitali, s’inseriscono, di prepotenza, gli aspetti della Rappresentatività che tutti sembrano voler privilegiare. Almeno per ora, il Governo, con un Opposizione assai inconcludente, s’è limitato a dare corpo ad un patto di stabilità che dovrebbe essere triennale. Intanto, s’annuncia un 2014 ancora in negativo sia a livello Prodotto Interno Lordo (PIL), sia sul fronte dell’occupazione. Fiscalmente, restiamo tra i più tartassati d’Europa. Più del 40% delle entrate, quando integralmente dichiarate, è costituito da tasse ed imposte. Nella più favorevole delle ipotesi, il costo della vita dovrebbe lievitare del +3% rispetto al 2013. Con prospettive impossibili per promuovere una sorta di risparmio sui consumi. Dato che quelli rimasti sono tutti di “necessità”. Dato che non si può neppure ipotizzare una politica del “deprezzamento”, l’inflazione, a livello UE, resterà irrilevante; ma, all’interno, tornerà a farsi sentire proprio per il blocco economico e il rincaro dei prezzi di tutti i generi di quotidiana necessità. Sul credito bancario, se ancora esiste, preferiamo stendere un velo d’oblio per non “sollecitare” le nostre tasche perennemente vuote. In altri termini, c’attendiamo altri sacrifici, altre rinunce per tentare di non scivolare ancora più in basso. Per salvare quello che ancora si può, si andrà a condizionare la domanda interna. Pure con proposte d’investimento di capitale oltre l’Unione Europea. Altre scelte proprio non ne vediamo. Solo con una politica economica più oculata, che tuteli i redditi sino ad un certo imponibile, sarà, forse, possibile evitare un nuovo collasso dell’economia nazionale. Nei prossimi mesi, vedremo se il Governo dalle Larghe Intese ( sempre più chiacchierate), riuscirà nell’intento idi non peggiorare i destini dell’Azienda Italia.
Giorgio Brignola