Il Ministero degli Esteri italiano risponde all’interrogazione del parlamentare eletto nella Ripartizione America meridionale ma segnala una presunta indisponibilità del Brasile
Un accordo che palesemente contravviene ai valori cardinali delle convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali, migliaia di pensionati italiani ingiustamente penalizzati, una controversia interpretativa che dura da oltre dieci anni e l’inspiegabile inerzia e insensibilità dei Governi e delle istituzioni che non riescono – o non vogliono per ignoti motivi – a trovare una soluzione equa e soddisfacente per tutti i soggetti coinvolti.
Questo è lo stato attuale delle cose, certamente poco incoraggiante, che riguarda la convenzione fiscale tra Italia e Brasile. Un quadro ancor più paradossale perché, a parole, le autorità competenti dei due Paesi continuano ad affermare di voler trovare una soluzione ma in realtà continuano a scaricare le responsabilità dello stallo sulla controparte contribuendo così a lasciare le cose inalterate.
Procediamo con ordine premettendo che il Governo Letta ha recentemente risposto alla mia interrogazione parlamentare e che nei giorni scorsi si è riunito a Roma il Consiglio Italia-Brasile per discutere, tra le altre cose, e anche in base ad una mia sollecitazione, di questo tormentato accordo. Nelle mie iniziative legislative e politiche mi sono sempre adoperato per la soluzione dei problemi fiscali che si sono innescati negli anni a causa di una discordante e confusa interpretazione dell’accordo contro le doppie imposizioni fiscali, che tanti disagi, soprattutto economici, sta provocando ai pensionati italiani, sia residenti in Brasile che rientrati in Italia, chiedendo il rinnovo della convenzione e suggerendo anche le soluzioni tecniche. Ho chiesto ai governi italiano e brasiliano di impegnarsi a garantire la riapertura dei negoziati al fine di eliminare la doppia imposizione. Nella sua risposta il sottosegretario agli Affari Esteri, Mario Giro, segnala quello che il Governo italiano considera un errore interpretativo da parte del governo brasiliano che se da una parte tassa in maniera esclusiva tutte le pensioni di fonte italiana percepite dai residenti in Brasile compresa la parte eccedente i 5.000 dollari americani, dall’altra non offre la possibilità ai pensionati italiani residenti in Brasile di usufruire del credito di imposta sulle tasse pagate all���Italia (il sottosegretario tuttavia non spiega perché l’Italia fino al 2000 non ha mai applicato la doppia tassazione e improvvisamente da quella data ha cominciato ad applicarla). Secondo il Sottosegretario Giro da parte italiana è stato ripetutamente prospettato alla controparte brasiliana il carattere prioritario delle problematiche relative alla doppia imposizione subita dai pensionati italiani residenti in Brasile nonché la necessità di trovare urgentemente una soluzione alla questione. Il Ministero delle Finanze, sottolinea il Sottosegretario agli Esteri nella sua articolata risposta, si è convinto che l’unica soluzione possibile risieda in una modifica normativa alla convenzione vigente, tanto è vero che già alla fine del 2012 è stata presentata ufficialmente alla controparte brasiliana una bozza di disposizioni che potrebbero essere inserite in un protocollo modificativo della convenzione in vigore. Le proposte italiane riguarderebbero sia il trattamento delle pensioni sia lo scambio di natura fiscale. In particolare da parte italiana si propone – nell’ottica di un compromesso – che per il passato trovi applicazione il principio della tassazione concorrente (per i pensionati italiani residenti in Brasile che hanno finora ricevuto pensioni di fonte italiana la doppia imposizione potrebbe essere eliminata attraverso il riconoscimento di un credito di imposta da parte del Brasile per le imposte versate in Italia) mentre invece per il futuro si introdurrebbe il principio della tassazione esclusiva nello Stato di residenza, applicando pertanto la sola tassazione brasiliana.
Proposta che a me sembra equa e legittima e che stabilirebbe una volta per tutte che la potestà impositiva spetta solo al Paese di residenza, anche se sarà difficile costringere il Brasile a riconoscere crediti di imposta con arretrati che risalirebbero all’anno 2000. Ma allora se la proposta italiana consoliderebbe una pratica già attuata unilateralmente dal Brasile e andrebbe quindi incontro agli interessi del Brasile, quale è la causa dello stallo delle trattative? Secondo il Ministero degli Esteri italiano da parte brasiliana, nonostante diversi solleciti, non è stato fino ad oggi fornito alcun riscontro ufficiale alle proposte italiane. Tale impasse sarebbe stata ribadita nel corso del V Consiglio di Cooperazione tra Italia e Brasile tenutosi il 25 ottobre a Roma, dove, secondo fonti italiane, le autorità brasiliane non avrebbero mostrato alcuna disponibilità verso la ripresa delle trattative. A questo punto da parte mia verificherò con la parte brasiliana gli eventuali motivi di questa inerzia e mi impegnerò affinché le due parti contraenti facciano ora un ulteriore sforzo impegnandosi nei fatti a riaprire i negoziati per chiudere questo lungo, assurdo e penalizzante contenzioso che non giova a nessuno e danneggia gli interessi concreti dei nostri connazionali.
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