Per il personale della Guardia Costiera il soccorso e la salvaguardia della vita umana in mare, indipendentemente dalla sua, provenienza o nazionalità, è la più alta espressione della nostra cultura più che bi-millenaria di cui tutti gli italiani dovrebbero andare orgogliosi. Le dichiarazioni di chi critica l’operato di quegli uomini e donne, proponendosi e dicendo di saper fare di meglio, sanno di sciacallaggio.
Probabilmente non tutti sono a conoscenza che il personale della Guardia Costiera, è un Corpo di quasi 11.000 uomini che svolge attività di polizia marittima a 360°, con tutele solo derivanti dalla sensibilità dei propri vertici. Non ci sono leggi che ne tutelano il loro lavoro. L’attività operativa si svolge per la maggior parte senza possibilità di difendersi se non “diplomaticamente” e a mani nude, perché non è riconosciuto uno status di pubblica sicurezza che garantisca al personale una tutela fisica e giuridica. Il personale che svolge il soccorso in mare, specialmente in quelle acque, lo fa percependo miseri 3 euro per ogni ora fuori dall’orario di lavoro, senza straordinari e senza gli alcun riconoscimento morale se non il sincero affetto del Comandante Generale e dei colleghi. Quindi lo si fa unicamente per il grande senso di responsabilità verso il prossimo.
Nello specifico della tragica vicenda alla ribalta dei mass media circa l’annegamento di centinaia di immigrati nelle acque antistanti Lampedusa, degli scorsi giorni, vi sono delle assurdità. Infatti, mai un collega avrebbe potuto dire a dei civili marittimi di non salvare delle vite umane perché clandestini. Anche dopo la legge “Bossi-Fini” non si è mai verificato che un essere umano sia stato abbandonato in mare, in quanto non è nel nostro DNA. Viceversa, sulla salvaguardia dalla vita in mare vi è sempre di collaborazione con i marittimi locali e la popolazione.
Secondo le fonti del Ministero degli Interni, in quest’anno sono stati tratti in salvo fra i 35.000 e i 40.000 naufraghi. Sono certo che almeno il 90% sono passati “per le mani” del personale delle Motevedette della Guardia Costiera.
Se vi dovesse essere qualcosa da migliorare nell’organizzazione, ricordo che l’Ammiraglio Pollastrini, uno dei più grandi Comandanti della Guardia Costiera, propose di istituire il Dipartimento del Mare (alla stessa stregua della DIA) per coordinarne le operazioni. Inoltre vi è ancora in sospeso un “Riordino del Corpo”, tanto atteso dal personale, che potrebbe dare soddisfazione morale e valorizzare le professionalità, nonché lo stesso Corpo che ha oggi un ruolo fondamentale per tutta l’Europa.
Non chi vive “alla grande” la vita è un eroe, ma chi vive la quotidianità in “maniera grande”. Il senso di umanità che i colleghi sanno esprimere, dovrebbe diventare lo stereotipo e l’orgoglio di noi italiani e per il mondo intero.
Antonello Ciavarelli – delegato Co.Ce.R.