IL DIBATTITO

Da tempo, s’è evidenziato che nel Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) qualcosa non funziona. Molta facciata e poca sostanza. Lo stesso “slittamento” del rinnovo al prossimo anno dell’importante organo consultivo degli italiani d’oltre frontiera n’è un’altra prova. Noi, nel rispetto delle altrui competenze, non abbiamo mai voluto interporci in merito. Ora, riteniamo opportuno esprimere un nostro punto di vista che, forse, potrebbe essere di stimolo per un più articolato confronto. Limiteremo, in ogni caso, il nostro intervento agli aspetti “tecnici” della questione. Non siamo, infatti, nelle condizioni d’affrontare i suoi seguiti “politici.” Del resto, la fiducia nei partiti e nei loro programmi ci ha abbandonato da tempo. Noi c’eravamo, quando di CGIE neppure s’ipotizzava. Siamo presenti nella stampa d’emigrazione dal 1960. Questa è, almeno, una garanzia d’imparzialità per tutti. Quelli che sono “pro” e quelli che sono “contro”. Con una premessa che è sotto gli occhi di tutti gli addetti ai lavori: il CGIE ha, progressivamente, perduto i suoi obiettivi istituzionali. I coinvolgimenti di “cordata” si sono fatti evidenti e, ora, neppure questi hanno più valenza. A conti fatti, pur se il CGIE è un Organismo elettivo, oggi rappresenta, numericamente, la”minoranza” degli aventi diritto a nominarlo. Anche i candidati sono sempre gli stessi. Passare il “testimone”, non a caso, resta una necessità che s’evidenzia tale solo quando non se ne può fare a meno. Almeno così c’è sembrato di capire. Con parecchia umiltà, pur se con scarsa fortuna, qualche proposta operativa, utile per voltare pagina, l’abbiamo fatta anche noi. Ci riferiamo all’Ufficio per le Politiche Sociali degli Italiani nel Mondo (UPSIM) che abbiamo presentato con tanto d’organigramma. Quando il diritto di voto, politico e referendario, era ancora da venire. Insomma, il CGIE ci appariva, già in allora, superato nei tempi e nelle finalità. Quindi, non più in sintonia con l’evoluzione della nostra numerosa Comunità all’estero. Coerenti, come in allora, abbiamo mantenuto il nostro progetto. Senza manifestazioni “possibilistiche”, ma convinti delle nostre idee. Invano, almeno sino ad ora, abbiamo atteso una replica da parte di chi rappresenta i vertici del CGIE. Riscontri non ce ne sono mai stati. Pur se, più volte, sollecitati. Forse sottovalutati, siamo stati, evidentemente, ignorati. Certo è che prima del rinnovo elettivo del 2014, qualche novità potrebbe anche maturare; anche fuori dell’area governativa. Convinti, come siamo, che essere propositivi non può che mostrarsi utile anche sotto il profilo socio/politico della rappresentatività degli italiani nel mondo.

Giorgio Brignola

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