Richard Feynam – Premio Nobel per la Fisica – 1965:
“La nostra immaginazione è tesa al massimo; non, come nelle storie fantastiche, per immaginare cose che in realtà non esistono, ma proprio per comprendere ciò che davvero esiste. (citato all'inizio di Wheeler, Taylor, “Fisica dello spazio-tempo”)”.
Le famiglie e la piccola impresa sono i soggetti più in difficoltà durante lo svolgersi delle crisi economiche anche per il fatto che, allo scoppio di una crisi, il sistema bancario tende a chiudere i rubenetti del credito.
Il fattore cardine che non aiuta famiglie, lavoratori e piccola impresa (i soggetti cioè più vulnerabili in quanto privi di assets importanti la cui vendita potrebbe comportare riduzione di debito accumulato oppure “downscaling” tipico delle grandi aziende e multinazionali) ad uscire da situazioni economiche e sociali difficili è nell’inutilità sociale del nostro sistema bancario.
Oggi la produttività in tanti settori dell’economia è crollata, e con essa è aumentata la disoccupazione. Si spende troppo poco.
La spesa per l’edilizia residenziale e per i beni di consumo è in calo. Sono in calo gli investimenti delle imprese. La spesa complessiva è in netto calo. Il problema è in una domanda troppo bassa.
Quando si è immersi nella fase espansiva dell’economia due fenomeni tendono a coesistere. Un forte sviluppo dell’edilizia residenziale ed una elevata spesa per consumi.
Prima della crisi del 2008 entrambi i fenomeni erano indotti dai prezzi sempre più alti delle case i quali avevano causato sia un boom dell’edilizia sia un eccesso di spesa da parte dei consumatori (che si sono sentiti più ricchi per una più alta offerta di moneta).
Un aumento di spesa dei consumatori porta ad una diminuzione delle scorte dei beni prodotti, quindi, ad un aumento della produzione e, quindi, dell’occupazione.
Durante queste fasi espansive, un aumento delle capacità produttive dovute ad un aumento sostenuto della domanda porta le imprese ad espandersi, in dimensione e geograficamente, anche chiedendo soldi al sistema bancario.
Il dramma per le famiglie, i lavoratori e le piccole imprese sorge quando l’innalzamento generale dei prezzi è sorretto, in una delle sue voci, da una bolla la quale esplodendo porta giù tutto il resto.
Una bolla non significa altro che il prezzo di un bene è salito nel tempo in modo del tutto irragionevole, senza alcuna motivazione reale, coinvolgendo così in questa salita i prezzi di altri beni. Nel momento in cui una di questi fattori cade, l’intero castello tende a crollare e ci si avvia rapidamente verso il baratro.
Ognuno, nel suo campo di influenza, corre a difendere il difendibile. Le banche che stavano, sino a quel momento, facendo soldi prestando denaro ad altre banche, imprese e famiglie, chiudono i rubinetti del credito. Le famiglie indebitate durante la fase espansiva in cui l’offerta di moneta era alta ed in grado di ripagare i propri debiti, non riescono più a pagare soprattutto se i debiti sono elevati ed il prezzo del bene contratto cala rapidamente.
Una azienda che si è obbligata contrattualmente a dedicare la maggior parte del flusso di cassa al rimborso del debito sostenuto per finanziare una acquisizione oppure una espansione aziendale, potrebbe andare in insolvenza se le vendite calano.
Il rallentamento repentino dell’economia dovuto allo scoppio di una crisi che coinvolge l’intera società, crea una situazione in cui quasi tutti i debitori si trovano costretti ad agire rapidamente per ridurre i propri debiti. Sta di fatto che solo chi possiede risorse monetarie aggiuntive e/o extra assets vendibili sul mercato, è in grado di far fronte al dramma di una crisi di sistema.
Ora, quando le crisi sono gravi e vi è un congelamento forte della liquidità complessiva, il pensiero economico si rivolge alla politica monetaria mettendo in moto due strumenti essenziali:l’incremento dell’offerta di moneta e l’abbassamento dei tassi d’interesse. Si procede, quindi, con misure di politica monetaria senza toccare la leva fiscale oppure la spesa per investimenti.
Ci si accorge allora, come durante l’ultima crisi, che un contesto di trappola di liquidità è seriamente possibile. Questo significa che la domanda è ancora troppo debole e le grandi banche (coloro beneficiare tra l’altro dei vari quantitative easing) non prestano per l’inconvenienza (o mancaza di profitto) di farlo a tassi troppo bassi ed in un contesto sociale (alta probabilità di insolvenza) troppo incerto.
E’ evidente allora come sia necessario, soprattutto per la sua utilità durante le fasi di crisi economiche e sociali, riconvertire o parallelizzare un sistema bancario a tenuta privata con uno che sia un servizio socialmente utile. Un sistema bancario che aggredisca e risolva il problema del credito soprattutto per le famiglie e le piccole imprese e che, quindi, abbia l’effetto di agire direttamente sulla ripresa economica agendo sui consumi ed investimenti.
Manuel Santoro