MOLTO DA CAMBIARE

Presto avremo l’opportunità di “saggiare” la consistenza del Governo Letta; anche con una verifica parlamentare sulla reale volontà di cambiare le regole politiche del gioco. Intanto, la ripresa economica d’Italia è ben lungi dall’essere dietro l’angolo. La situazione della Penisola resta complicata da una serie di realtà pregresse che non possono essere annullate per semplice credo politico. I “buchi” del nostro bilancio sono reali e non bastano le promesse per cassarne gli effetti. La disoccupazione è in costante aumento e le nuove generazioni dovranno trovare altrove possibili sbocchi occupazionali. Nella Grand’Europa, L’Italia ha segnato il passo e l’emigrazione, pur se qualificata, ha ripreso forza. E’ difficile, se non impossibile, fare delle previsioni sugli interventi di questo Governo e sulla sua reale durata nel firmamento politico nazionale. A tutt’oggi, non esiste una via italiana per uscire dalla crisi. Nello stesso tempo, i modelli in essere in altri Stati UE male s’adattano alla nostra natura di popolo mediterraneo. Dopo il caos che ha imperversato per tanti mesi, non è credibile pretendere una rapida soluzione dei fatti di casa nostra. L’incoerenza è ancora all’ordine del giorno e cambiare è un’incognita anche per chi è stato chiamato alla guida del Paese. Manca la grinta di quello che dovrebbe essere un Esecutivo “forte”. Non c’è ancora un parametro di confronto dal quale riprendere la nostra strada di Nazione industrializzata. Chi ci preoccupa realmente sono gli indecisi che, spesso, dicono quello che non pensano; ma si comportano non come dicono. Con questo giro di parole, il pressappochismo ha ancora buon gioco ed è la leva di chi spera di contare di più per andare avanti. Anche al di fuori dell’area governativa. Perché, è meglio non dimenticarlo, non è affidabile fare dei paralleli tra l’attuale Esecutivo e il Parlamento che gli ha accordata la fiducia. Dato che i Partiti Grandi non esistono più, non è semplice trovare un loro surrogato sulla piazza politica. Viene, così, a mancare un sistema intorno al quale possono gravitare i complessi problemi che dovranno essere affrontati. Già con l’angustia di non poterli risolvere. Chi avrebbe potuto essere l’ago della bilancia nazionale, ha preferito mantenere una posizione filosofica con una politica sicuramente ancora minorenne. Mancando specifiche identità, almeno secondo i dettami ai quali siamo avvezzi, anche il concetto di ruolo politico si fa precario; con tutto quello che ne segue. Se, veramente, s’intende “salvare” il Bel Paese, non ci dovrebbero essere antitesi. Perché non sempre le strade lastricate di “parole” hanno una meta raggiungibile. Dato che il nostro è un Parlamento “democratico”, non dovrebbero aver pregio le posizioni ”fisiche” nelle aule parlamentari. Se la “medicina” è buona, può essere assunta anche da chi la ritiene amara. Insomma, la disponibilità si deve dimostrare con i fatti e non solo da una parte. Dato che le riforme richiedono, oggettivamente, del tempo, si potrebbero mettere a punto degli accordi di principio. Anche gli elettori non si sentirebbero traditi e, per il bene comune, apprezzerebbero. A questo punto, non sono le preferenze che contano, ma le mete che, solo se coesi, si possono raggiungere. Per scriverla in breve, la politica italiana sarebbe proprio tutta da rifare. Sempre che non si bari sui “tempi”. A buon intenditore bastano poche parole. Siamo più che convinti d’essere stati compresi.

Giorgio Brignola

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy