“Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promovendo e coordinando l'attività dei ministri. I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri.”
Giuro sulla Costituzione che quanto appena scritto non fa parte del mio sacco, ma e’ e sara’ l’ operato del governo. Detto cio’, in Italia da decenni il legislatore ha preso il vizio di formare i governi, per poi defirli, governicchi, pentapartiti, di coalizioni e come quest’ ultimo: governissimo appunto. Ecco perche’ io, ho voluto pubblicare l’ artdella nostra Costituzione, onde evitare che anchev questo ennesimo, alla fine dara’ colpa a terzi dei propri fallimenti. Quindi (precisando) il Presidente del Consiglio e’ solo un dirigente politico/amministativo e non un legislatore diretto. Ogni proposta di legge ( a parte i decreti d’ urgenza e necessita’ nazionale) come avviene in ogni democrazia moderma, dev’ e’ essere concretizzata liberamente dal Parlamento. Ecco perche’ il voto contrario di una o di entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.
Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Adesso se l’ attuale Esecutivo sapra’ dirigere la politica generale e diligentemente mantenerne l’ unita’ politica e amministrativa, con proposte efficace il governo avra’ vita lunga, altrimenti …
Io pero’, da comune mortale vorrei dare un consiglio disinteressato, questo “governissimo” se vuole essere duraturo e pragmatico, l’ Esecutivo non dovrebbe mai porre’ la fiducia, e proporre solo decreti leggi condivisi e non ad Hoc, come e’ sempre avvenuto, contrario a quanto detta la nostra Costituzione In altre parole, lasciare al Parlamento con la mozione di sfiducia staccare la spina. In politica i ricatti e i veti hanno spesso generato ingovernabilita’ e degrado socio/politico, questo e’ il momento dei consensi e non dei dictatum da seconda Repubblica.
Carlo Zaga