L’Avvocatura italiana e la “sua” responsabilità 

Cari amici e lettori, come ai“tecnici” del settore è noto e aimè da tutti noi ampiamente percepito, la Riforma forense si è affacciata a ridosso del Natale 2012, ha indossato un bel vestito rosso e una soffice barba bianca e, con la forma e la sostanza del caro e dolce babbo Natale, il 25 dicembre scorso si è presentata sotto il nostro gioioso e incantevole albero.
Solo che questo particolare Babbo aveva con sé, al posto del tradizionale sacco, una bella ventiquattrore rossa fiammante, nuova e grande, da cui ha tirato fuori un regalo annunciato e atteso ma non sperato: la modifica del sistema forense italiano!
Da questa “borsa” ha cominciato a tirare fuori tanti pacchi dono che hanno cominciato a essere “scartati” il 2 febbraio 2013, data di entrata in vigore ufficiale della Riforma
La cosa particolare è che questi regali vengono scartati in momenti diversi sicchè dopo il dono di Natale e le uova di Pasqua, nell’autunno 2013 si scarterà un altro pacco dono.
Infatti, in questo periodo dell’anno, è previsto l’ingresso ufficiale dell’obbligo per noi avvocati di stipulare l’assicurazione per la responsabilità professionale, come è già in vigore per i medici.
Parlarne in modo ironico e leggero certo non elimina la serietà, se non, drammaticità delle conseguenze: una grande flotta di clienti incentivati a farci causa di risarcimento danni!
Quante volte, almeno dall’inizio del praticantato, ci è stato insegnato che il peggior nemico dell’avvocato è il cliente? Forse, in vista di queste previsioni potrebbe fare invidia al migliore dei serial-killer.
E’ legge e diritto vivente che l’obbligazione dell’avvocato è di risultato e non di mezzo e, quindi, si è obbligati a far tutto quanto è nella professionalità, competenza e preparazione di ciascuno per tutelare al meglio il cliente. Purtroppo, però, quando, nonostante si sia adempiuto al massimo il proprio compito, le cause, oltre ad essere vinte, possono anche essere perse. A chi non è capitato di avere un assistito “agitato” contro di noi per non essersi vista riconosciuto quanto richiesto al quale si è cercato di spiegare, nei termini più semplici possibile, la citata natura dell’obbligazione professionale dell’avvocato! La risposta del cliente? “Avvocato, lei non ha fatto nulla, lei mi ha fatto perdere! Ma che avvocato è! Non la pago!”.
Forse si potrebbe dire che l’obbligo di un’assicurazione per responsabilità professionale è una maggiore tutela per la categoria o che è uno strumento che ridona autorevolezza al nostro operato. Certo, al di là di belle parole, il risultato effettivo è davanti agli occhi di tutti: il cliente famoso che non solo non ha capito quanto si è cercato di spiegare ma che si presenta con una pistola giocattolo che, anziché sparare acqua o altro, tira fuori il noto slogan “Le faccio causa!”.
L’Avvocatura, già ampiamente criticata e bersagliata, si troverà, così, nei prossimi mesi a girare con la ventiquattrore, non rossa fiammante, ma pesante del fardello della “sua” nuova responsabilità!

Paola Tullio
Avvocato del foro di Roma
Addetto stampa di A.T.R.

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