di Tommaso Merlo
A sessant'anni D'Alema lancia l'ennesima cosa che questa volta ha almeno un nome, ReD, rosso in inglese, Riformisti e Democratici in politichese. Dice il vecchio leader che si tratterà di un'organizzazione capillare, radicata sul territorio, con coordinamenti a livello regionale e provinciale e con perfino una tv satellitare. Un partito? Ma quando mai! ReD sarà «una forma politica di tipo nuovo» (?) «un luogo di confronto tra politica e società» (?) sulla falsariga del modello americano (?). E cioè? un club, un circolo, una lobby, un think tank, boh, di sicuro, visto il costo della tessara (100 euro) non si tratta di qualcosa di popolare ma di un nuovo contenitore per qualche pezzo di casta, o di elite per dirla all'americana. E non ci sarebbe nulla di male se D'Alema e la sua corrente, o la chiamino come diavolo vogliono, mettono su l'ennesima cosa per spendere il loro tramonto in maniera interessante. In quel caso “partito pensione” o “pension party” sarebbe il nome ideale . E invece no, sembra che sta cosa red ha ben altre ambizioni. I reds vorrebbero incidere sul rapporto tra persone e politica – “perché le persone chiedono di essere rispettate e riconosciute” – e sul clima culturale che si è creato in Italia oltre che sulla costruzione di un'idea di società – “perché il centrodestra, seppur sbagliata, c'è l'ha: noi oggi no”. Lasciamo stare il rispetto delle persone e il clima culturale che politicamente potrebbero avere qualche seguito giusto in una casa di riposo. E' invece sul terzo punto programmatico dei reds che si rimane allibiti. D'Alema che fa politica da oltre quarant'anni, ricopre da decenni cariche di vertice nelle istituzioni nazionali oltre che nel suo partito. E che ha vissuto da protagonista il lungo travaglio della sinistra passando da tutte le sue trasformazioni, dal Partito Comunista al Pd. Ebbene, oggi, con cotanta carriera alle spalle, dice che la sua parte politica non ha un'idea di società e promette che i reds la troveranno. Certo, la speranza è l'ultima a morire ma se non c'è riuscito fino ad adesso, appare alquanto improbabile che D'Alema ci riesca alla veneranda età di sessant'anni. E in questo senso appare quasi una minaccia il proposito dei reds di voler fungere da riferimento per le nuove classi dirigenti. Dice D'Alema che i reds discuteranno di “ambizioni morali”, bene, ma anche qui tra parole e fatti sembra vi sia il solito abisso se è vero che sono stati i giornalisti a denunciare il fenomeno degli sprechi delle caste e non certo i politici come D'Alema che ne hanno goduto silenziosamente i benefici per anni. E se è vero che purtroppo le cronache giudiziarie hanno smesso di essere monocolore per tingersi anche di red. Insomma, più che dare “sfogo al malessere” i reds rischiano di alimentarlo. Del resto se bastassero i contenitori e non nuove facce (con qualche idea) l'Italia non sarebbe caduta cosi in basso. Ma i reds non si devono scoraggiare, qualcosa di utile lo potrebbero ancora fare. Potrebbero ad esempio fondare un “red pension party”, con tv satellitare, e ritirarsi dalla politica. Come punto programmatico potrebbero dibattere su se stessi e sul perchè il mondo è sempre meno red.
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