Di Carlo Di Stanislao
Comunista e cattolico, primo sindaco (nella sua Gela) ha dichiararsi gay, Raffaele (ha solo il nome in comune con Lombardo) Crocetta, pare avere tutte le intenzioni di cambiare le cose in Sicilia.
Interessato alla politica sin da ragazzo, perito tecnico con ottima cultura, quando il PCI cessò di esistere, nel 1991, Crocetta aderì a Rifondazione Comunista e cinque anni dopo, nel 1996 passò ai Verdi, nelle cui liste fu eletto consigliere comunale e assessore alla cultura.
Passato nel 2000 ai Comunisti Italiani, nel 2001 diventò assessore all’Istruzione del suo comune e subito dopo sindaco, con una colazione di centrosinistra (ma senza Rifondazione, che presentava un suo candidato).
Attivo da sempre contro la mafia nella sua città, nel 2003 fu al centro delle cronache a causa di un attentato mafioso ai suoi danni, con killer venuto apposta dalla Lituania e fortunatamente sventato senza alcun incidente.
Nel 2009 lasciò la carica di sindaco di Gela per candidarsi al Parlamento europeo, risultando eletto con 150.368 preferenze e, nel frattempo, la sua scorta veniva raddoppiata per nuove minacce che portarono all’arresto, nel 2010, di ben cinque persone.
Poi, abbandonata l’estrema sinistra, sostenuto da una alleanza fra Pd, Udc, Api e Psi, è stato nominato, ma con meno voti del Movimento 5 Stelle, nuovo governatore della regione più difficile d’Italia, come premio ad un programma su venti punti in cui si impegna a rilanciare il lavoro e il turismo e a eliminare gli sprechi nella politica.
E, appena eletto, mostra la sua tempra dichiarando che revocherà tutti i rapporti di consulenza della regione, con risparmio di svariati milioni ma solo in futuro poiché lui sa, come sanno tutti, che i consulenti degli assessori e quelli disseminati nelle società partecipate, sono comunque in possesso di un contratto firmato con l'amministrazione o l'azienda regionale, sicché, prima di revocarli tutti, c'è il rischio che tanti incarichi si esauriscano in maniera “naturale”.
E poi rende noto che la Ragioneria generale della Regione ha proceduto, tempestivamente, ad adottare il decreto di variazione di bilancio di previsione 2012, dando attuazione alle disposizioni contenute nelle delibere della Giunta di Governo 322 del 6 settembre 2012 e 405 del 22 ottobre 2012, con il quale si e' provveduto a stanziare l'ulteriore quota pari a complessivi 29.602.200,40 euro a fronte delle dotazioni complessive del Par Fas assegnate dal Cipe alla Regione siciliana per interventi nel settore della forestazione”.
E ancora, lancia un appello ai costruttori siciliani che ieri, durante un'affollata assemblea straordinaria a cui hanno partecipato Confindustria e le associazioni di categoria, hanno deciso di chiudere i loro cantieri, che da tempo vantano crediti per 1,5 miliardi di euro con la pubblica amministrazione.
E dice loro che “la crisi si affronta anche superando il pessimismo psicologico” e che occorre attivarsi tutti se si vuole che la Sicilia riparta nel modo migliore.
E mentre cerca di capire come costruire un governo senza ammucchiate, nomina assessore alla cultura Franco Battiato, annunciandolo a Catania, in un incontro con la stampa al quale ha partecipato l'artista, che abita a Milo, paesino alle pendici dell'Etna.
Battiato dichiara che lavorerà senza stipendio e pro tempore ed anche coloro che criticano la scelta, dicendo che un cantante deve cantare ed un artista preoccuparsi di farla l’arte, debbono riconoscere che non è il primo caso italiano il suo e, tutto sommato, è meglio calibrato di quello di Gino Paoli, che dopo essere stato eletto nel 1987 nel Pci (poi Pds), entrò nella commissione Trasporti, o di Iva Zanicchi e Ombretta Colli, entrate in politica con Forza Italia ma non nella cultura e ricorda quello minore di Luciano Ligabue, assessore alla cultura di Sassuolo o più eclatante di Youssou N'Dour, star della musica senegalese, della cultura divenuto addirittura ministro.
Crocetta ha chiesto a Battiato di fare l’assessore alla Cultura e all’Identità siciliana e l’autore di “Povera patria” a detto sì ma dandosi dei limiti: curatore di grandi eventi e non un incarico a tempo pieno e sopratutto senza doversi della parte amministrativa, con relative pastoie burocratiche, che verrebbe affidata una figura esperta in materia.
E non è solo questa la discontinuità che vuole segnare Crocetta che, dopo aver pensato come assessore alla sanità a Lucia Borsellino figlia del magistrato ammazzato dalla mafia, ora corteggia il procuratore di Torino Giancarlo Caselli, l’avvocato Alfredo Galasso e Mariella Fedele, moglie del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso.
Ma anche lui, che vuole redimere la sua terra, deve soggiacere alle logiche di partito, sicché la situazione è quanto mai liquida, perché scalpitano Franco Rinaldi e Antonello Cracolici, in corso vi è il non rieletto Pino Apprendi e non si possono dimenticare Mariella Maggio e Luigi Cocilovo di area CGIL, né e Beppe Lumia della CISL.
E se i grappa capi sono tanti per Crocetta, non mancano i primi siluri anche del mondo culturale e non siciliano verso il neo-eletto Battiato, preso garbatamente in giro dal Sole 24 Ore che scrive che se organizzerà concerti non saranno né di Beethoven né di Sinistra e, come recita un suo verso, neanche di Vivaldi e se metterà le mani sul Taormina, trasformerà quel festival in una rassegna sul cinema muto degli anni venti.
Tornando a cose serie, sono in molti a chiedersi, al di là di tutto, se un uomo o un pugno di uomini, anche animati dalle migliori intenzioni, possono davvero redimere la Sicilia. E Tino Vittorio della facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Catania, commenta amaro che la Sicilia non ha futuro perché non ha cambiamento: “per il semplice motivo che uno spazio senza tempo non può averlo, il futuro. Il problema non è epico, ma storico, e nessuno sano di mente potrebbe mai pensare che un unico cavaliere possa cambiare corsa al cavallo. Un solo uomo non potrà mai sollevare la Sicilia dalla sua secolare marginalità”.
Ed anche a voler fare il tifo per Crocetta e credere che possa fare un miracolo, non possiamo non vedere che in Trinacria, la protesta ha trovato due s modi per esprimersi. Una parte di cittadini ha espresso positivamente il suo malessere e si è orientata verso quella forza nuova, alla quale, per ora, non è possibile attribuire colpe nella gestione della cosa pubblica.
Ma la parte più numerosa, ha protestato negativamente, non se l'è sentita di votare partiti, di cui non pochi rappresentanti, in parlamento e nelle assemblee decentrate, sono stati condannati, e trentadue, inseriti nelle liste come candidati, sono tuttora inquisiti.
E tutto questo fa di Crocetta un vincitore dimezzato, che si accinge, con armi spuntate, ad una impari lotta.