Compensi professionali: Tante ombre e poche luci nella disciplina nelle nuova disciplina del decreto Cresci-Italia. Le relazioni del seminario de La Sapienza
Profili di illegittimità costituzionale e profili di incongruenza interna. Ma anche l’inesattezza di alcune argomentazioni secondo le quali la nuova disciplina della determinazione dei compensi professionali sia imposta dall’Unione europea. Il seminario di studio “La determinazione dell’oggetto del contratto e i criteri di calcolo del compenso professionale forense”, organizzato dal Dipartimento di scienza giuridiche dell’Università La Sapienza di Roma lo scorso 18 ottobre, ha fatto emergere diversi profili problematici dal punto di vista civilisticodel nuovo assetto del contratto d’opera professionale tra avvocato e cliente e della determinazione del compenso alla luce dell’articolo 9 del decreto Cresci-Italia (1/2012) che ha abolito le tariffe professionali, introdotto l’obbligo di preventivo e il necessario accordo sugli onorari. Un seminario, ha introdotto i lavori il presidente del Cnf Guido Alpa, utile ad approfondire anche dal punto di vista scientifico e comparatistico una materia, quella dei compensi professionali, spesso vittima di contrapposte ideologie. Per il Cnf sono intervenuti anche i consiglieri Antonio Damascelli e Andrea Pasqualin e Giuseppe Colavitti (Ufficio studi). Tra gli interventi anche quello di Vincenzo Vigoriti e di Andrea Fusaro e dell’economista Cesare Imbriani che ha messo in luce un aspetto finora trascurato nel dibattito in corso: la circostanza che il sistema dei parametri non ottempera alle esigenze di trasparenza per la individuazione della giusta parcella sul mercato a causa della eccessiva vaghezza dei parametri, individuati in valori medi ma con ampia possibilità per il giudice di rivedere i valori medi in su o in giù. “Il valore medio si associa a un campo indeterminabile che snatura il valore di riferimento. Questa assurda variabilità provocherà ingiustizie sul territorio e sarà foriera di litigiosità”, ha sottolineato Imbriani. Per l’economista sarebbe stato opportuno mantenere un sistema di tariffe per territorio, condivise a livello nazionale, semplice, trasparente e pubblicizzato. Il seminario è stato organizzato nell’ambito di una collaborazione tra l’Università e il Consiglio nazionale forense per l’organizzazione di Master giuridici, eventi formativi, seminari di studio. In questa stessa ottica, segnaliamo che è stata istituita dalla Sapienza Università di Roma e dalla Fondazione Roma Sapienza la NoiSapienza Associazione Alumni, per sviluppare uno scambio di idee e di buone pratiche tra generazioni nella secolare tradizione culturale della Sapienza. (www.fondazionesapienza.uniroma1.it). Negli articoli che seguono una sintesi delle relazioni presentate al seminario, che hanno analizzato la nuova disciplina sotto molteplici aspetti.
L’opinione del costituzionalista Cesare Pinelli: “La nuova disciplina dei parametri è incostituzionale”.
La nuova disciplina dei compensi professionali, come disegnata dall’articolo 9 del decreto legge 1/2012, è viziata da manifesta irragionevolezza con violazione degli articoli 3 e 24 della Costituzione. Il dubbio di incostituzionalità peraltro non riguarderebbe l’abolizione delle tariffe, quanto le altre disposizioni che introducono i parametri per la liquidazione giudiziale delle spese e il sistema di determinazione del compenso professionale.
Ne è convinto Cesare Pinelli, professore di diritto pubblico a La Sapienza di Roma, che al tema “Dubbi di costituzionalità della disciplina sul’abolizione delle tariffe professionali” ha dedicato la sua relazione. Pinelli ha chiarito in premessa due passaggi importanti nel dibattito intorno alle tariffe/parametri: da una parte che il legislatore italiano non è tenuto a mantenere per Costituzione il sistema tariffario; dall’altra che la Unione europea non impone l’abolizione dello stesso, come dimostrano le numerose sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee. Continua a leggere l’articolo.
Intervista a Federico Pernazza: l’Unione europea non chiede la liberalizzazione selvaggia; in Germania valgono le tariffe
“Non è affatto vero che l’Unione europea chiede la liberalizzazione dei compensi professionali. Prova né è che in Germania vige ben radicato un sistema tariffario, rigido e con i minimi vincolanti”. Federico Pernazza, professore di diritto privato comparato all’Università del Molise, è intervenuto al seminario di studio “La determinazione dell’oggetto del contratto e i criteri di calcolo del compenso professionale forense”, organizzato dal Dipartimento di scienza giuridiche dell’Università La Sapienza di Roma. Con la sua relazione “Le tariffe forensi in Germania” ha contribuito a sfatare qualche “mito liberista” sull’effetto anticoncorrenziale di un sistema tariffario fissato per legge. Leggi tutta l’intervista.
Giampaolo Parodi: “Priva di fondamento legale la disposizione del decreto ministeriale che ha previsto l’applicazione dei parametri alle liquidazioni successive alla sua entrata in vigore”
Il decreto ministeriale 140 ha disposto una retroattività della disciplina dei parametri in presenza di un vuoto normativo, venutosi a creare per mancanza di una disciplina transitoria tra l’abrogazione delle tariffe da parte del decreto Cresci-Italia e l’entrata in vigore dello stesso decreto 140. Per questo è in dubbio che abbia alcun fondamento legale. Giampaolo Parodi, ordinario di diritto pubblico comparato a Pavia, ha dedicato la sua relazione ai profili costituzionali dell’applicazione retroattiva dell’articolo 9 del dl 1/2012 e del dm 140/2012. Continua a leggere l’articolo.
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