VIVERE IN ITALIA

In economia, soprattutto per quell’italiana, non è facile fare delleprevisioni. Noi, per il passato, ci abbiamo solo tentato. Ora, però, ifatti si sono tanto complicati da obbligarci a trattare l’argomento insenso più concreto. Durante l’estate, il costo della vita è aumentatodel 2,5% rispetto alla stessa stagione del 2011. Se confrontiamoquesto periodo con quello dell’estate 2002, l’incremento è stato del17% ( già in area Euro). Tutti i prodotti sono, quindi, sensibilmenterincarati; generi alimentari compresi. Ma le privazioni si faranno piùsensibili col prossimo anno. Per il riscaldamento, spenderemo almenoil 30% in più rispetto all’inverso scorso. Le tariffe elettrichelieviteranno del 15%. Aumenti in vista anche per i trasporti (+10% perle ferrovie e +6% per il trasporto urbano). Non mancheranno gli“arrotondamenti” per il canone televisivo ed i valori bollati ingenere. Stabili, almeno secondo le previsioni, solo i prezzi delleassicurazioni RC e delle tariffe telefoniche fisse o mobili. Il quadroche ne deriva è desolante. Eppure c’è ancora qualcosa che non c’èchiaro. Oltre agli aumenti “evidenti”, lieviteranno anche le imposteindirette che contribuiranno a falcidiare i nostri redditi da lavoro oda pensione. Ci si sacrifica per sanare il deficit nazionale. Come peril passato. Senza riuscirci. Come per il passato. I sacrifici, invece,non contribuiranno per nulla al rilancio produttivo. L’Esecutivo Montiha tirato la “corda” al massimo. Adesso non è più pensabile ridarefiducia all’economia perseverando nei tagli e nei sacrifici nonoggettivamente diversi. Non è neppure prevedibile un’azione difformeda parte del prossimo Governo politico. Quando si è imboccato unastrada come quella che stiamo percorrendo, ogni “sterzata” potrebbeessere anche peggiore che la progressiva “discesa”. Manca sempre unapolitica di militanza verso le classi meno abbienti che sono lamaggioranza del Popolo italiano. La ripresa del Bel Paese dipende datroppe variabili; anche a livello internazionale. Essere in UE è unaresponsabilità che sarebbe saggio non sottovalutare. Anche perchél’economia degli Stati membri non riuscirà mai ad essere compensata dainterventi della Banca Centrale che chiederebbe, poi, un contodifficilmente sostenibile in tempi non biblici. Il caso Grecia èl’esempio più lampante di una “pezza”che non ha risolto la “falla”ellenica. L’Italia ha fame e non solo di giustizia. Purtroppo, anchela dieta alimentare è una realtà alla quale abbiamo dovuto adeguarci.L’anno si chiuderà con un’inflazione intorno al 5% rispetto al 2011;ma con un potere d’acquisto interno inferiore al 10%. Non a caso,anche il costo del denaro è salito. I prestiti sono sempre più onerosie si cerca d’evitarli. Se possibile. I fatti sono questi. Essereottimisti significherebbe essere degli irresponsabili. Il 2013, pur seun differente Esecutivo ed un nuovo Capo dello Stato, non sarà più“roseo” dell’anno che stiamo lasciandoci alle spalle. Il superamentodella crisi potrà verificarsi solo a piccoli passi. Forse, ne saremofuori non prima del 2020. Con un altro Esecutivo ed un altroPresidente della Repubblica. Se si escludono, saggiamente, leillusioni, i tempi che ci aspettano saranno lunghi per tutti.

Giorgio Brignola

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