L’esito era scontato. La vera incognita era il raggiungimento della soglia dei 151 parlamentari, e cioè un governo monocolore. Quest’anno, veniva applicata per la prima volta una nuova legge elettorale, votata nel 2000 (e non pochi mesi prima della scadenza della legislatura). Vince Nuova Democrazia (centro-destra) con il 41,86% (45,36% nel 2004) e porta in Parlamento 152 deputati (con la vecchia legge ne avrebbe portati 160). Secondo la perversa logica italiana, il prossimo governo sarà un esecutivo debole che non potrà avviare quelle riforme promesse da Karamanlis durante la campagna elettorale. Niente di più errato. Qui, in Grecia, non esistono “transfughi”, o “trasformismi”. Fin d’ora il primo ministro potrà contare sempre sui suoi 152 parlamentari. Magari a questi potrebbero associarsi i 10 del partito della destra nazionale, che poi è la formazione che ha intercettato i voti degli scontenti di Nuova Democrazia.
I socialisti escono pesantemente sconfitti. Con il 38,12% (40,55% nel 2004) hanno raggiunto la percentuale più bassa degli ultimi quindici anni. Un vero disastro. Il motivo? Negli ultimi tre anni, il Pasok non ha saputo progettare un programma alternativo. Dopo vent’anni di potere, i dirigenti sembrano “sazi” e per nulla motivati. Hanno criticato il governo, ma non hanno saputo proporre una alternativa credibile in grado di intercettare voti nella classe media. Questa percentuale rappresenta lo “zoccolo duro” del partito e di qua dovranno ripartire.
I veri vincitori sono i tre partiti che stanno sulle estreme. I voti in uscita del Pasok sono andati ai due partiti di sinistra: i comunisti, duri e puri, diciamo terzointernazionalisti, e i riformisti. Quelli di centro-destra al LAOS, partito di stampo patriottico e ortodosso. Se non stupisce il successo della sinistra, problematizza il successo di LAOS, che ha pescato i suoi voti nelle due grandi aree urbane, Atene e Salonicco, e che ha cavalcato quel sentimento, fino a ieri apparentemente in disuso, dell’ellenismo. E cioè: la Grecia appartiene ai greci. Dunque, quel lavorio, durato anni, di ammorbidimento della posizioni verso la Turchia, verso la FYROM, dei temi patriottici, strettamente legati alla identità ortodossa, non ha fatta molta presa sull’opinione pubblica, soprattutto quella della Macedonia, che pur facendo affari d’oro con la vicina Skopije, chiede una maggior pressione sui dirigenti della ex repubblica jugoslava.
Nuova Democrazia ha vinto grazie a Kostas Karamanlis. Il primo ministro si è speso in prima persona, ha chiesto il rinnovo del mandato per proseguire sulla via delle riforme, ha ammesso che sono stati commessi sbagli, ed ha avuto il coraggio di chiedere scusa. Ora, ha quattro anni per governare. È possibile che possa riformare la Grecia, glielo impone anche la nuova legge elettorale.