Il deputato dell’Italia dei Valori Francesco Barbato ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della giustizia Paola Severino sull’Abbazia florense di San Giovanni in Fiore (Cosenza), monumento del XIII secolo al centro di una complessa vicenda che coinvolge politica, imprenditoria e la Curia arcivescovile di Cosenza.
Si tratta di un restauro con fondi europei ad oggi fermo. La nomina dei direttori dei lavori è stata giudicata irregolare dall’Autorità di vigilanza sui Lavori pubblici, al momento sotto processo, a Cosenza, per opere che i professionisti avrebbero ordinato senza il parere delle Soprintendenze.
Nel 2006 l’allora parroco, don Franco Spadafora, cedette un ospizio di carità, dedicato a San Vincenzo De’ Paoli, a una società privata, che ha assunto lo stesso nome. L’attività della parrocchia si svolgeva nella totale gratuità e, per questo, alla Chiesa, il Comune di San Giovanni in Fiore concedeva in comodato d’uso gratuito dei locali, all’interno dell’Abbazia florense, di sua proprietà. La cessione avvenne per debiti dell’ospizio, secondo don Spadafora, condannato a un anno per truffa e appropriazione indebita in seguito alla denuncia del successore, don Germano Anastasio, per il quale, terreni, opere sacre e loculi cimiteriali della parrocchia venduti illecitamente da don Spadafora hanno un valore di due milioni di euro. Don Spadafora dichiarò agli inquirenti che i proventi delle vendite furono destinati all’ospizio.
Nell’interrogazione al ministro Severino, l’onorevole Barbato chiede di sapere “qual è l'ammontare del debito per cui don Franco Spadafora ha ceduto l’ospizio a privati con l'avallo della Curia arcivescovile di Cosenza”. Ancora, il deputato chiede “di verificare se la cessione poteva essere effettuata, visto che i locali in questione sono di proprietà del Comune di San Giovanni in Fiore, secondo quanto documenta” un’inchiesta della testata web Infiltrato.it, “che in tal senso riporta le conclusioni dei carabinieri del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale di Cosenza”. Il deputato dell’Italia dei Valori domanda, poi, di sapere “quali iniziative intenda assumere il ministro della Giustizia per accertare eventuali violazioni degli accordi bilaterali da parte della Curia” e “se la Procura di Cosenza abbia potuto subire condizionamenti, dal momento che, nonostante le conclusioni di cui al parere dell'Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici, rappresentate alla pubblica accusa anche dai carabinieri del Ntpc, ha escluso per ben due volte di procedere penalmente nei confronti degli amministratori pubblici che, con delibera di giunta municipale, hanno recepito la nomina dei direttori dei lavori” effettuata da don Spadafora.
Il deputato Barbato continua e chiede al ministro Severino “di verificare eventuali responsabilità della Curia per il bonifico bancario di 7000 euro che il nuovo gestore della casa di riposo, oggi rsa convenzionata con la Regione Calabria, ha inviato al parroco pro tempore don Germano Anastasio, il quale lo ha restituito informando la stampa che la cifra coincide con il compenso professionale del legale che ha ottenuto l'ingresso della parrocchia nel procedimento civile in corso, procedimento per il ritorno degli immobili al Comune di San Giovanni in Fiore”.
Il parlamentare dell’Italia dei Valori prosegue, nella sua interrogazione al ministro della Giustizia, chiedendo una verifica su “eventuali responsabilità dell'amministrazione comunale di San Giovanni in Fiore che, nel citare la Curia e il nuovo gestore della casa di riposo, non ha prodotto alcuna prova del suo diritto di proprietà, alla testata Infiltrato.it dichiarando l'avvocato del Comune che la causa era stata ‘fatta tanto per’.
Il dipietrista infine domanda al ministro Severino “di verificare eventuali incompatibilità tra la funzione di presidente del Consiglio comunale (di San Giovanni in Fiore) del dott. Luigi Astorino e il suo incarico di medico della summenzionata residenza sanitaria assistita, essendo proprietà del Comune di San Giovanni in Fiore i locali in cui si svolge codesta attività” e di “verificare eventuali responsabilità della Regione Calabria, che ha rilasciato l'accreditamento alla struttura pur se i locali in parola hanno la destinazione di uffici”.