La trappola dei rifiuti cap 12, quando si è cominciato?

di Roberto De Giorgi

Le migliori performance nelle raccolte differenziate nascono vent’anni fa, quando s’avvertiva che l’aumento dei rifiuti avrebbe fatto scoppiare le emergenze. Qui si gioca non tanto l’abilità di esperti, quanto la lungimiranza di classi politiche attente. Ma anche la risposta a situazioni drammatiche
La prima crisi si ha non a Napoli, ma a Milano. Tra la fine del 1995 el’inizio del 1996, per la chiusura della discarica di Cerro Maggiore. I disagi che gli abitanti denunciarono erano infatti molteplici, e la stessa USL di zona, il 26 maggio 1995 arriva ad ammettere il rischio di “insorgenza di patologie croniche legate all’inalazione di composti tossici presenti nel biogas”. Con la chiusura della discarica, delle 2500 tonnellate di rifiuti prodotti a Milano, solo 300 venivano bruciate dall’inceniritore, la restante parte si accumulava per le strade. Quindi Napoli oggi, Milano allora. Non c’è una regionalizzazione della crisi. La crisi lombarda fu decisa dalla prefettura milanese che nominò commissari dei rifiuti i responsabili dei condomini per far partire la raccolta differenziata. Un modo di imperio per uscire dalla crisi che dopo vent’anni rappresenta un monito verso chi vuole uscire dalla crisi napoletana con l’usa della forza e non del cervello.

Il primo comune riciclone degno di nota è stato Torre Boldone in provincia di Bergamo.

Per quattro anni ha avuto lo scettro dal 1999 al 2003 con l’80% di raccolta differenziata. Ma parlando in un convegno del 2003 con l’ Avv. Alberto Ronzoni allora Vice Sindaco con delega Ass.Ambiente ed Ecologia, la storia che raccontò mostra alcuni aspetti significativi.

Agli inizi degli anni ’90, quindi prima di ogni segnale di crisi, il Comune adotta la raccolta domiciliare dei rifiuti senza cassonetti.

Il cassonetto merita una riflessione. Se aveva una funzione di porre ordine nella raccolta dei rifiuti negli anni ’70, con l’aumento della produzione, tale funzione s’è detriorata nel tempo in quanto la volumetria dei rifiuti è sbalzata a livelli alti e non basta aumentarne il numero. peraltro creando disfunzioni urbanistiche, per risolvere il problema. E poi c’è il fatto che il cassonetto contruibuisce a nascondere le prove ed a diluire la propria responsabilità mescolandola a quella degli altri. Orbene il Comune inizia togliendo i cassonetti ed avviando la raccolta porta a porta e separata delle frazioni da riciclare a calendario: i giorni dispari l’organico e quelli pari, le frazioni riciclabili ed il sacco nero che va in discarica, una volta alla settimana.

A metà degli anni 90, quando scoppiava l’emergenza a Milano, Torre Boldone viaggiava sul 50% di raccolta differenziata. A questo punto gli amministratori si posero il problema di risolvere il problema del sacco nero. Era ancora troppo pesante.

Il problema non è solo togliere i cassonetti. Se non si separa bene in casa, la domiciliarizzazione non risolve il problema se il sacco nero continua ad essere pesante. E come raccogliere la monnezza porta a porta come si faceva negli anni 60. La degenerazione del Comune di Palagianello (Ta), che pure era volato al 78% sta in questa mancanza di tenacia, di monitaraggio e controllo che ha determinato un appesantimento del sacco nero.

Il Comune bergamasco ebbe una intuizione, cambiare colore al sacco: il rifiuto che va in discarica è pericoloso, anti-economico per la comunità. Per questo diventa rosso, con lo stemma del comune e si compra da un dispenser collocato nel comune. Un sacco piccolo mille lire, duemila quello grande e così via. Con questo stratagemma il municipio incassò soldi, abbassò la tassa a tutti e la raccolta differenziata aumentò fino al 76%. Si era entrati nella hit parade dei comuni virtuosi, la produzione diminuì ( un effetto della raccolta porta a porta e che il cittadino ha meno fretta di buttare le cose vecchie). Ma non siamo ancora al primato del nuovo millennio. Ecco che il Comune si inventa il pannolino in tela per le mamme, le bottiglie che si riusano riempiendole di detersivo nei supermercati e poi la gestione attenta dell’ecocentro: se butti una finestra paghi in peso, ma se fai bricolage e porti separato: vetro, legno, ferro, non paghi nulla. Ecco il successo del primo comune riciclone di Italia.

Un aspetto interessante è la diminuizione della produzione di rifiuti. Fino al 30%. E’ un dato importante dal momento che si dice che il miglior rifiuto sia quello non prodotto. Anche se il gossip che si diffonde in questo ambito afferma che se nel comune che toglie i cassonetti diminuisce la quantità di monnezza, aumenta nel comune accanto.

Questo in parte è vero, ma suggerisce una modalità che conviene condividere nel territorio se non si vuole avere, oltre al danno della propria inoperosità, anche la beffa di pagare di più. (www.agoramagazine.it)

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