Era il 1959, quando, insieme a altri studenti, fondammo il mensile “Futuribile”. Foglio edito per dare voce in Patria ai Connazionali nel mondo e per far conoscere ai residenti i problemi dell’umanità migrante. Da oltre mezzo secolo, anche se ci sembra ieri, c’interessiamo all’informazione diretta ai Connazionali oltre confine. Soprattutto finalizzata alla nostra Comunità in Europa che è, ma il censimento lo riconfermerà, quella più numerosa nel mondo. Tutte le nostre riflessioni, per la verità non poche, hanno sempre tenuto conto, però, di una data di riferimento e dei tempi che a lei si sono succeduti. L’anno “zero” da noi preso in considerazione è stato il 1900. L’Emigrazione della seconda metà del 1800, come quella precedente, non avrebbe consentito paragoni e riscontri con quell’iniziata agli albori del secolo scorso. Ciò premesso, la prima Generazione di nostri Migranti ha terminato il suo ciclo d’inserimento nei Paesi ospiti nel 1930. Erano, quelli, gli anni tra i due conflitti mondiali ed il Vecchio Continente aveva aperto le sue frontiere a quella manovalanza che i locali non intendevano più esercitare. La Seconda Generazione, si è conclusa nel 1960. In tempi assai meno amari dei precedenti. L’intolleranza non era del tutto debellata, ma la nostra Comunità già aveva iniziato quel percorso d’integrazione che si sarebbe completato con la presenza della nostra Quarta Generazione. Inquadrata col 1990. Nata all’estero, sempre meno psicologicamente italiana e molto bene assimilata con la società ospite. Questa fitta umanità andrà a terminare il suo ciclo di monitoraggio nel 2020. Tra meno di nove anni, non si scriverà più d’italiani all’estero. Almeno sotto il profilo socio/economico ed etnico. Oltre l’Europa, il processo d’integrazione è stato anche più rapido e per l‘America meridionale è normale scrivere già di Quinta generazione. In pratica di cittadini, con passaporto nazionale, che non parlano neppure la nostra lingua ed hanno più interessi nel Paese che li ospita che nella lontana Italia. I futuri cicli generazionali andranno a perdere le tradizioni, la cultura e le usanze della Penisola e l’italianità saranno più un senso di rimpianto del passato, che necessità e orgoglio d’origine. Ne prendiamo atto; non potendo agire altrimenti. L’Italia dei Migranti ha terminato la sua impresa memorabile. Ora siamo cittadini europei. Domani, anche uniti sotto un’unica bandiera. Manca ancora un giusto peso politico, vale a dire di rappresentatività per gli eletti nella Circoscrizione Estero. Probabilmente, prima del concludersi del quanto ciclo generazione, il diritto di voto sarà esteso anche per candidati residenti nel Bel Paese. Se ciò si dovesse verificare prima del 2020, il concetto d’equità, a lungo cercato, sarebbe perfetto. In ogni caso, la storia della nostra Emigrazione resterà un segno dei tempi passati che ha lasciato una traccia espressiva ed indelebile nella vita del pianeta Terra.
Giorgio Brignola