Pianeta America: Un replay di “A Few Good Men”? C’è il sospetto che le dissacrazioni del Corano in Afghanistan potrebbero non essere casuali

HOUSTON, Texas – Secondo il Washington Post, alla fine di questa estate, le truppe americane di stanza in Afghanistan passeranno da 100.000 a 68.000 uomini. A queste riduzioni se ne aggiungeranno altre nel 2012 e nel 2013 ed il ritiro dovrebbe essere completo per la fine del 2014.

Intanto, dopo l’episodio sconcertante del rogo del corano da parte dei militari americani, un’ondata d’attacchi dei talebani ha portato al massimo l’escalation della minaccia terroristica a Jalalabad. Nove Afghani sono stati uccisi all’esterno dell’aeroporto militare, ennesimo episodio di una settimana di proteste nel corso delle quali hanno perso la vita quattro soldati statunitensi mentre sette sono rimasti feriti a seguito di un lancio di granate. Da non dimenticare che questo episodio, che viene spiegato come contromisura allo scambio di messaggi fra talebani, tramite l’uso del Corano, ha come precedente non remoto quello del pastore protestante della Florida il quale aveva bruciato intenzionalmente il libro sacro degli islamici e che a questo aveva fatto pure seguito un video inqualificabile nel quale soldati americani erano filmati mentre orinavano sui cadaveri di talebani. Si tratta d'incidenti d’estrema gravita’ per i loro risvolti offensivi del senso religioso degli islamici e destinati, quindi, ad infuocare gli animi in tutto il mondo mussulmano per il chiaro intento di dissacrazione in essi contenuto.

Mentre ci si chiede a che cosa siano approdate le investigazioni per identificare i colpevoli e punirli come meritano, anche per la responsabilità delle reazioni innescate e delle morti subite tra le fila dei loro colleghi, s’apprende che l’assistente del Segretario della Difesa per l’Asia ed il Pacifico, Peter Lavoy, ha dichiarato “ Mi scuso a nome del ministero della Difesa. Il Corano e’ stato bruciato a nostra insaputa”.

Una dichiarazione molto preoccupante perché farebbe sorgere il dubbio che gli ufficiali ed i comandi delle truppe nel paese che non e’ stato piegato dalle potenze coloniali non solo non hanno dato istruzioni chiare ai propri uomini su come comportarsi riguardo alla suscettibilità religiosa del popolo che intenderebbero aiutare ma che non avrebbero il pieno controllo di questi e tutto procederebbe nel caos che consegue alla mancanza di disciplina fra i ranghi.

Che dei soldati avessero agito in una situazione delicata come questa tenendo allo scuro i propri superiori sembra molto difficile ed, anzi, lo escluderei quasi del tutto. Rimanderei quelli che considereranno la mia tesi un’ennesima “Conspiracy Theory” alla domanda risolutiva dell’ottimo film “A Few Good Men”. In questo, il brillante giovane avvocato della Marina USA Daniel Kaffee, interpretato da un altrettanto scintillante Tom Cruise molto in palla in quel ruolo, che teme di non riuscire a dimostrare che il Colonnello dei Marines Nathan R. Jessup, il magistrale Jack Nicholson, e’ colpevole lo fa crollare quando gli chiede come mai se i marines non fanno nulla senza ricevere un ordine hanno fatto fuori il loro commilitone nell’intento d’infliggergli un “Codice Rosso”, punizione rivelatasi poi letale per le condizioni di salute della vittima.

Kaffee conclude cosi' la sua arringa:” Colonnello, il Tenente Kendrick ordino’ il Codice Rosso perché e ciò che lei ordino’ al Tenente Kendrick di fare!” Le parole taglientissime del colonnello caduto in trappola non lasciano ombre di dubbio su come ci si muova nell’ambito militare americano anche al di fuori dallo schermo cinematografico : “ Seguiamo ordini figliolo. Seguiamo ordini, o la gente muore. E’ semplice. Siamo chiari?”

L'incidente del corano sembra aprire una prospettiva di tipo tardo vietnamita e tutti ricordano che proprio l’Afghanistan si rivelo’, in effetti, il Vietnam della formidabile ex Unione Sovietica. Il fatto poi che la maggioranza del paese sia sotto il controllo dei talebani non fa sperare bene in una conclusione chiara e positiva del lungo e costoso impegno a fianco di Karzai. Come s'è visto già nel passato recente, a proposito dell'Iraq, una cosa e’ dichiarare davanti alle telecamere che la guerra e’ stata vinta ed un’altra che la stessa sia stata conclusa effettivamente instaurando una vera democrazia e ponendo fine a tutte le forme di violenze interne.

I guerrieri islamici, invece, hanno talmente il controllo del territorio che sono riusciti ad infiltrarsi anche dentro una base dove hanno assassinato due ufficiali americani. L’attentatore ha freddato i due militari a bruciapelo ed e’ riuscito a mettersi in salvo con destrezza nella confusione che e’ seguita al duplice omicidio. S'è appreso in seguito, che in un’istallazione americana ad oriente del paese e’ stato sventato appena in tempo un tentativo d’avvelenamento di massa che avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche.

A poco anzi a nulla sono servite le scuse di Obama per il rogo del Corano, che sono state criticate prontamente dai Repubblicani. I tre aspiranti conservatori alla nomination per le presidenziali, Romney, Santorum e Gingrich hanno attaccato il presidente sottolineando il numero dei marine caduti per portare libertà al paese e, cosi’ facendo, hanno svuotato notevolmente di significato il tentativo del Capo della Casa Bianca di gettare acqua sul fuoco delle proteste roventi che si sono estese giorno dopo giorno a molte altre città. Gli Afghani, da parte loro, hanno rispedito le scuse al mittente facendo notare che anche in passato, in situazioni analoghe, le scuse erano state fatte da fonti autorevoli ed ufficiali ma che a queste avevano fatto seguito altre offese altrettanto gravi o forse ancora più pesanti di quelle precedenti.

A questo punto e’ difficile ritenere che l’ignoranza dei soldati responsabili dell’ultima offesa sia di tale portata che questi non si rendessero conto delle possibili conseguenze del loro atto di sfida sacrilega. C'è da chiedersi se ci fosse piuttosto un intento preciso d'attizzare maggiormente l’incendio facendo in modo di vanificare l’opera di ritiro voluta dal comandante in capo e cioè di Obama che, ultimamente, ha perso diversi amici in campo militare per l’annuncio dei tagli che dovranno applicarsi alle spese militari. Se questo era il vero intento e se si voleva protrarre questa guerra infinita che e’ pagata dai contribuenti americani e da coloro che hanno perso la vita o sono rimasti feriti e mutilati ci si troverebbe davanti alla filosofia parossistica che trova la sua migliore enunciazione nel titolo del celebre film d’Alberto Sordi “Finché c'è guerra c'è speranza.”

Come insegna il vecchio film italiano, più tragico che comico, la guerra costituisce un ottimo affare per l’industria militare ed e’ più che scontato che agli industriali di questo settore non fa comodo che nel mondo trionfi la pace e diminuisca la guerra. Verrebbero ad assottigliarsi o a mancare del tutto i loro lauti proventi. Dopo la fine della guerra fredda, questa e’ rimasta ugualmente calda in diverse parti del pianeta a dispetto d’ogni opportunità di riduzione dei costi astronomici che hanno portato il paese alla recessione e sull’orlo del default. I Repubblicani vanno predicando che per riportare l’economia americana a quella dei tempi d’oro bisogna ridurre le spese pubbliche. Se sono veramente convinti di quanto affermano, e sono onesti nella loro richiesta, allora, non dovrebbero avere nulla da eccepire ad un inizio dell'austerità a partire proprio dalle spese militari. Si troverebbero in linea con quanto sta iniziando a fare il presidente a patto, naturalmente, che la loro sia solo la solita politica demagogica che nel passato non ha risolto mai i veri problemi e che e’ poco probabile ne risolva qualcuno anche nel futuro.

RO PUCCI

02 / 28 / 2012

I-AM, HOUSTON, TEXAS

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