LE INTERVISTE IN ESCLUSIVA DEL PORTALE LOMBARDI NEL MONDO. La frase
rivelatrice: Dalla Ue più fondi alla ricerca contro la fuga dei `cervelli´
ma anche l´Italia può diventare polo di attrazione per giovani talenti
europei. Lara Comi, nata a Garbagnate Milanese, residente a Saronno, del
PDL, aderente al Gruppo del PPE, concede al nostro corrispondente Christian
Flammia un'intervista in esclusiva.
L'Europarlamentare Lara Comi
Onorevole Comi, la Lombardia, secondo una recente inchiesta, ha il primato
dell´emigrazione intellettuale. Sempre maggiore è, infatti, il numero dei
laureati che emigrano per trovare un'occupazione in Paesi terzi. Secondo lei
c'è la possibilità di arginare questa “fuga di cervelli” o di collegare il
Sistema Italia a questi migranti con nuovi strumenti normativi o
d´incentivazione pubblica e imprenditoriale?
«La fuga dei cervelli, secondo uno studio dell´Istituto per la competitività
presentato al Senato, ci costa un miliardo l´anno. Questo sarebbe il valore
dei 243 brevetti depositati all´estero dai nostri cinquanta migliori
ricercatori nell´ultimo anno. L´Italia, purtroppo, è solo all´ottavo posto
nella classifica europea delle innovazioni. La Lombardia ha quasi dieci
milioni di abitanti, quanto la Svezia, e dunque a livello di numeri è sempre
destinata a primeggiare. Va detto che, anche grazie alle Istituzioni, è
molto attiva e un terzo dei brevetti italiani è depositato nel suo
territorio. Dunque rimane la locomotiva del Paese. Detto questo uno dei modi
per arginare la fuga dei cervelli è comunque investire di più nella ricerca,
leva eccezionale per la crescita. L´obiettivo dell´Ue è che si destini per
ricerca e sviluppo il 3% del Pil (2% per spesa privata e 1% per spesa
pubblica). L´ottavo programma quadro per la ricerca, Orizzonte 2020,
presentato recentemente dalla Commissione europea, ha destinato un budget
importante: ottanta miliardi. Ha
accolto anche un suggerimento da me avanzato nella Commissione per il
mercato interno e la protezione dei consumatori della quale sono membro.
Ovvero la sperimentazione di nuove forme di finanziamento come i voucher per
l´innovazione da spendere in enti accreditati a livello europeo. La regione
Lombardia, in particolare la provincia di Milano, è tra le più attive alla
partecipazione ai bandi. Ma il tasso di successo, nell´assegnazione, è
intorno al 18% nel nostro Paese. Tre punti percentuali sotto la media
dell´Ue, che è del 21%».
Lei ritiene che, a livello europeo, si possano proporre delle iniziative per
monitorare e tutelare lo status di questi nuovi migranti, la cosiddetta
nuova mobilità italiana nel mondo?
«L´Ue ragiona come spazio comune e mira a mantenere i talenti al suo interno
per accrescere la competitività dell´intero sistema. Il mercato unico, cui
deve ancora essere data piena attuazione, è costituito da 500 milioni di
consumatori e ventidue milioni d´imprese. Quello è l´ambito di azione.
L´Europa si è posta tra gli obiettivi il miglioramento della mobilità
professionale e il riconoscimento reciproco delle qualifiche. Dobbiamo
pertanto saper guardare anche l´altro aspetto della medaglia, cioè si può
trasformare la fuga dei
cervelli in mobilità dei cervelli. Bisogna fare in modo che anche l'Italia
possa attirare cervelli, si tratti di connazionali che fanno un'esperienza
all'estero e poi tornano o di stranieri che vengono in Italia. Per favorire
la libertà di circolazione delle persone e lo scambio d´idee, l´Europa ha,
per esempio, adottato programmi come l'Erasmus rivolto sia agli studenti sia
a giovani imprenditori. Attraverso una migrazione temporanea si stabiliscono
legami che aiutino a rafforzare il mercato interno di là da quelle che un
tempo erano le frontiere nazionali. Premesso questo, il fenomeno della nuova
mobilità italiana legata alle professioni intellettuali, e non solo, merita
senza dubbio di essere monitorato e anche tutelato. I dati del rapporto
Eurispes 2012 dicono che il 60% tra i giovani italiani pensa di emigrare.
Siamo di fronte a cambiamenti epocali innescati da una crisi del lavoro che
è europea e internazionale ma che è soprattutto una crisi del debito.
Secondo il Fondo monetario internazionale, che prevede un´Italia in
recessione quest´anno, nel 2012 servono undicimila miliardi di dollari a
prestito, di cui 1440 in Europa. Facile immaginare che aumenterà il numero
d´italiani che tenteranno fortuna altrove».
Onorevole Comi, più di una volta ha cercato di difendere i diritti dei
lavoratori lombardi che ogni mattina si recano in Svizzera per lavoro. Pochi
giorni fa si è rivolta alla Commissione europea, depositando
un'interrogazione, per la decisione di chiudere la “strada dei frontalieri”
a Ligornetto. Quali iniziative pensa di portare avanti per sostenere questi
emigranti lombardi?
«Contro le discriminazioni subite dei frontalieri continuerò a battermi in
tutte le sedi europee dove ho presentato ben tre interrogazioni, rivolte sia
al Consiglio sia alla Commissione. Tra le questioni `calde´ c´è lo sblocco
di ventitré milioni di ristorni. Risorse attese dagli enti locali lombardi e
ferme dal giugno scorso per decisione del
governo ticinese. Con il Canton Ticino i rapporti sono sempre stati buoni. E
non devono essere incrinati da prove di forza o assurde ritorsioni contro
cinquantunomila frontalieri lombardi che portano benessere anche a
Bellinzona e dintorni. Una manodopera cercata dai ticinesi e apprezzata
evidentemente per la professionalità. Circa diecimila lavoratori utilizzano
poi il valico di Ligornetto. Da marzo rischiano di non potere più passare da
quel varco a seguito di un referendum che ha bloccato il transito dei
veicoli nelle ore di punta cioè nelle fasce orarie interessate in primis dai
pendolari italiani. Con il sindaco di Clivio mi sono recata dal primo
cittadino ticinese per chiedere spiegazioni. Insieme abbiamo convenuto di
studiare una soluzione a tutela e nell´interesse dei ticinesi e degli
italiani.
Recentemente ho avuto a Bruxelles un incontro con Miroslav Lajcak,
diplomatico e braccio destro dall´Alto rappresentante per la politica estera
dell´Ue, Catherine Ashton. Abbiamo convenuto che con la Svizzera serva un
patto con l´Unione europea che metta in chiaro, a livello comunitario, una
serie di questioni irrisolte».
Cosa ne pensa dell'iniziativa del Vice Presidente Daniele Marconcini
dell´Unaie (Unione Nazionale Associazioni Immigrati ed Emigrati) di proporre
per l´Expo 2015 la “Casa degli Italiani nel mondo “per valorizzare il lavoro
e il talento italico all´estero, facendo diventare le nostre comunità”
ambasciatrici attive dell'evento?
«Mi sembra un´idea interessante. Expo conta di portare a Milano ventuno
milioni di persone per sei mesi di eventi. Gli italiani residenti all´estero
sono quattro milioni e costituiscono un bacino importante. Anche in fatto di
promozione. L'Università Bocconi ha calcolato in ventinove miliardi il
valore aggiunto generato dall'Expo nei prossimi dieci anni, con un beneficio
sul Pil nazionale di circa lo 0,2% annuo. Io sono poi uno strenuo difensore
del Made in Italy. Credo che l´esposizione universale sia una cartolina
importante per il nostro Paese e un acceleratore della crescita. Secondo lo
studio di FutureBrand, effettuatolo scorso settembre, l´Italia, nonostante
la crisi, ha guadagnato due posizioni come appeal del proprio marchio. E´
passata dalla dodicesima alla decima posizione in classifica. L´Italian
style dei prodotti industriali, il cibo, il turismo sono asset fondamentali.
Dobbiamo continuare a sostenerli».
di Christian Flammia
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