LA POLITICA DELLO STIVALE

La politica italiana, per il momento, ha staccato la spina. Accanto al Governo “Tecnico” si è instaurato un Parlamento delle responsabilità. Dove i partiti, in pectore ben lontani d’avere comuni ideali, hanno dato la fiducia, più per necessità che per convinzione, alla squadra di Monti. Che ha avuto la gran risolutezza d’accettarla. Prima, una situazione governativa del genere non era neppure immaginabile; anche perché mai si era verificata in questa Repubblica. L’instabilità ed i compromessi hanno lasciato il posto ad una sorta d’impegno, forse più ufficioso che ufficiale, di lasciare ad estranei alla politica attiva ogni iniziativa per far tornare in “rotta” l’Italia. Non è detto che dopo Monti sia sicura una governabilità responsabile; intanto, però, la formula del Professore sembra aver bene ingranato con risultati degni d’attenzione. Il 2012 non è iniziato con i migliori auspici, ma la situazione socio/economica non si è maggiormente incrinata. In pochi mesi di Governo, i “tecnici”, non legati a strategie e compromessi politici, hanno saputo fare meglio degli Esecutivi che li hanno preceduti. Del resto, gli uomini che siedono in Parlamento hanno due anime. La prima è sempre quella di non perdere consenso popolare, la seconda quella di trovare possibili alleanze. Magari senza, oggettivamente, cercarle. Per ora, la questione dell’instabilità politica è rimandata. La tendenza, in ogni caso, si ripresenterà dopo le prossime consultazioni generali che auspichiamo ci siano alla naturale scadenza di questa Legislatura anomala. In poco più di dodici mesi, c’è il tempo per perfezionare nuove convergenze politiche che potrebbero, finalmente, portare in porto quelle riforme, finanche istituzionali, che consentirebbero all’Italia di fare progressi anche a livello europeo. Mentre la manovra del professore procede speditamente e si dovrebbe concludere prima dell’estate, i partiti restano in “panchina” pronti, però, a riprendersi i ruoli tipici della loro natura interlocutoria. Come a scrivere che, pur con tutta la buona volontà, in un anno, o poco più, non sarà possibile cambiare in meglio la schiera dei partiti che intendono riprendere le loro “funzioni”. Giova, tuttavia, rilevare che il precedente Esecutivo si è dimesso non per incapacità, ma per consentire una diversa gestione della crisi per la quale il nostro Capo dello Stato ha trovato nel Senatore a vita Prof.Monti la persona giusta al momento più opportuno. Il Presidente incaricato è stato sollecito nello sciogliere le riserve. In pochi giorni, l’Italia ha visto insediarsi un Esecutivo tanto “nuovo” da non consentire nessun riferimento col passato. Non sono, però, mancate le perplessità degli elettori che, dopo aver assistito alla migrazione di loro candidati da un partito ad un altro, non hanno sul momento compreso il significato della necessità di un Esecutivo “tecnico”. Eravamo abituati ai Governi “balneari”, a quelli di “transizione”, ma per quelli “tecnici” ci mancavano i riferimenti. Oggi li abbiamo. Un nuovo tassello si è aggiunto alla variegata situazione della governabilità nazionale. I più spiazzati sono stati gli elettori della Circoscrizione Estero. Perché, alle condizioni attuali, il concetto di rappresentatività per loro si è andato a confondere tra le iniziative che non hanno valutato, almeno per ora, che esiste un’altra Italia oltre i confini politici del Bel Paese.

Giorgio Brignola

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