Il gup di Milano ha condannato 110 affiliati alla ‘ndrangheta a pene fino a 16 anni, nel maxiprocesso per le infiltrazioni della mafia calabrese al Nord scaturito dall’operazione ‘Infinito’ del luglio 2010. Tra gli imputati ci sono numerosi boss delle cosche attive in Lombardia. Nessun pentito ma 1 milione e 494mila contatti intercettati in due anni su 572 utenze, 25mila ore di telefonate, 20mila ore di colloqui registrati in auto-casa-campagne-ristoranti-lavanderie, e 63mila ore di video. Compreso il filmato, «storico» non solo sul versante giudiziario, dei 22 partecipanti ripresi dai carabinieri il 31 ottobre 2009 mentre proprio dentro un centro sociale per anziani intitolato a Falcone e Borsellino nel Comune di Paderno Dugnano – e sotto l’ egida del boss incaricato di “commissariare” i clan lombardi dopo i tentativi “autonomisti” stroncati con l’ assassinio di Carmelo Novella – eleggevano il temporaneo referente della ‘ ndrangheta in Lombardia e il capo della “locale” di ‘ ndrangheta a Milano.
La sentenza del gup di Milano, Roberto Arnaldi, ha in sostanza confermato in pieno l’impianto accusatorio della Dda di Milano, guidata da Ilda Boccassini, sull’esistenza di una ‘cupola’ lombarda dell’ndrangheta, con infiltrazioni nel mondo imprenditoriale ed istituzionale. In particolare la pena più alta è stata di 16 anni di reclusione per Alessandro Manno, presunto capo della ‘locale’ di Pioltello, una delle 15 ‘locali’ individuate dagli inquirenti tra Milano e i comuni limitrofi.
Tolti 6 proscioglimenti per «ne bis in idem» e uno per morte, gli unici assolti sono Francesco Barbaro, Rinaldo La Face, e su richiesta del pm l’ ex assessore provinciale (indagato per corruzione) Antonio Oliverio nella giunta Penati 2007-2009 e poi nell’ Udeur, mentre è stato condannato a 1 anno e 4 mesi per turbativa d’ asta l’ ex sindaco pdl di Borgarello (Pavia), Giovanni Valdes. Molti detenuti, dopo la lettura della sentenza che ha condannato 110 imputati su 119, hanno gridato insulti, come ”buffoni” e applaudito ironicamente per protesta, anche all’indirizzo degli avvocati. Il maxi-processo alla ‘ndrangheta del nord Italia si chiude con una sentenza che commina pene che, sommate, arrivano a mille anni di reclusione.