La nostra Costituzione punto di partenza per il cambiamento

“La nostra Costituzione è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di un lavoro da compiere”. “Una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è, spesso in larghe categorie di giovani, una malattia dei giovani”. Sono parole di Piero Calamandrei, uno dei nostri grandi padri costituenti, dette ai giovani dell’Università di Milano in un famoso discorso del 1955. Parole sempre attuali, straordinarie allora come adesso, che portano dentro il valore immenso della nostra Carta.

Mi sono immancabilmente tornate in mente oggi, incontrando a Napoli i ragazzi di alcune scuole superiori in una mattinata dedicata all’importanza della Costituzione e del rispetto della legalità. Una bellissima iniziativa promossa da Serena Altieri, presidente della casa editrice “L’Isola dei ragazzi”, e dalla fondazione “A voce d’e’ creature” di don Luigi Merola, il prete anti-camorra da anni in prima linea nella lotta alla criminalità, a cui ho partecipato insieme allo stesso don Luigi, al sindaco De Magistris, al giudice del tribunale dei minori di Napoli Piero Avallone e ad altri protagonisti della società civile.

Dal confronto con i ragazzi, dalle loro domande e dalle loro riflessioni, è emersa una voglia forte di cambiamento, ma pure un certo senso di rassegnazione, inevitabile conseguenza di un presente difficile, nebuloso e, a volte, persino inquietante. Perché la crisi, oggi, non è solo una spaventosa crisi economica, è anche una crisi di valori, di ideali, di speranza, di sogni. Non se ne esce senza uno grande sforzo comune, se non si rema tutti uniti nella stessa direzione. Le nuove generazioni hanno diritto ad un futuro vero e la classe dirigente ha il dovere di assicurarglielo. Ma le nuove generazioni devono fare la loro parte, mettendoci passione, voglia di protagonismo, partecipazione.

Non è facile, lo so. Anzi è difficilissimo in un Paese in cui trovare lavoro è un’impresa e se sei giovane un’impresa quasi impossibile; in un Paese in cui la raccomandazione è la scorciatoia preferita per arrivare prima e dovunque; in un Paese in cui la meritocrazia è troppo spesso mortificata; in un Paese che costringe sempre più di frequente i suoi talenti migliori a scappare; in un Paese che ha fatto dell’illegalità quasi un titolo di merito.

Ma cambiare si può. Lo dico al ragazzo di 22 anni che mi ha scritto da Palermo chiedendo di agire subito, di intervenire prima che sia troppo tardi. Dobbiamo farlo tutti insieme, adesso, in questo momento cruciale. Ovviamente il primo segnale deve venire da chi siede in Parlamento: la politica ha il dovere di dare il buon esempio cominciando col rinunciare a certi suoi odiosi e ingiustificati privilegi, ma ricordando che il Parlamento è l’estremo baluardo alle lobbies, agli interessi disonesti, alle logge più o meno deviate.

Ricordando che da un parlamentare si deve pretendere sobrietà e trasparenza, ma guai a farlo bersaglio di chi, consapevolmente, vuole delegittimarlo per trasferire altrove i centri decisionali. Un parlamentare, quindi, non deve avere privilegi ma deve poter svolgere, con indipendenza e dignità, la sua funzione, quella legislativa, che è la più alta in una democrazia.

Solo così la politica potrà ritrovare la credibilità perduta, potrà recuperare la fiducia dei cittadini, potrà ricostruire il rapporto ora sfilacciato con la gente, potrà riappropriarsi legittimamente del ruolo di guida del Paese. Il resto, però, deve essere il frutto di un grande concorso di forze che coinvolga tutti e a tutti i livelli, uomini e donne, giovani e anziani, politica e società civile. Abbiamo un faro, che è la nostra bellssima Carta fondante. Bisogna ripartire da lì, mettendoci però volontà e passione, perché senza non si va da nessuna parte. Perché, come diceva Calamandrei, l’indifferenza alla politica è una imperdonabile offesa alla Costituzione.

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